United we stand. Divided we fall.
Pink Floyd
Donne nemiche tra di loro? Un luogo comune? Esistono buone prassi di alleanza al femminile?
Questo il tema lanciato da Monica, aka Ponti Tibetani con l'iniziativa #DonnexDonne.
Un nuovo circolo di discussione al femminile.
Fiumi di parole, di esperienze, di idee, che vogliono ora confluire in una rassegna di esempi virtuosi.
Una bella sfida.
Perché il pensiero corre subito alle colleghe competitive pronte a farti le scarpe appena sparisci per partorire.
Alle cognate rancorose e livide che tessono tele oscure e seminano zizzania.
Alle rappresentanti dei genitori che si scannano di loro per decidere se fare o meno
un regalo condiviso alle maestre dell'asilo.
Alle frequentatrici di forum mammeschi che si lapidano a suon di giudizi universali: tu non allatti quindi sei cattiva, tu hai applicato il Metodo Estivill quindi sei una madre degenere.
Altro che luogo comune.
Ma d'altra parte, homo homini lupus, perché mai dovrebbe spettare alla donna fare un'eccezione?
Perché dalle donne ci si aspetta solidarietà?
Perché ci si aspetta solidarietà tra le categorie umane svantaggiate.
Ogni anno muoiono 350.000 donne di parto.
Ogni anno muoiono 200.000 donne di violenze (dato fortemente sotto-stimato, perché mancano tutte le bambine e i feti femmina che non vedono la luce).
Una donna su tre ha subito, almeno una volta nella vita, violenza fisica, sessuale o psicologica.
In Italia la disoccupazione femminile è del 49%: una donna su due non lavora, e ogni anno 800.000 donne sono costrette ad abbandonare il loro lavoro in seguito ad una gravidanza.
Può bastare per sostenere che il femminismo ha ancora tantissima strada da fare?
Credo che non sia necessario un elenco di tutte le discriminazioni femminili perpetrate dalla società, dalla politica, dall'economia, dallo spettacolo, dalla pubblicità e....dalle altre donne.
Non c'è bisogno, perché le donne lo sanno.
Se sei giovane, se sei vecchia.
Se sei bella, se sei brutta.
Se hai un compagno o se non ce l'hai.
Se sei madre o se non lo sei.
Se allatti o se dai la formula.
Se sei un ingegnere o una soubrette.
In ogni caso, se sei donna, subisci discriminazioni e ricatti.
Da uomini e da donne.
E la tua vita è un salto ad ostacoli.
Ecco perché un pò di solidarietà gioverebbe. A tutte e a tutti.
Per un mondo più equo, più sensato, meno stupido e violento.
Ma, da che mondo e mondo, divide et impera è la prassi di chi comanda.
Quanti galletti, ognuno nel suo pollaio.
Un gallo è per definizione un figo, e fa i fatti suoi mentre le galline che si scannano tra di loro...
sono solo delle galline.
Bene, e le prassi positive?
penserà a questo punto il lettore attento (che magari ha fretta di leggere altri 45 blog).
(E lo penserà forse anche il marito antimarketing, principale vittima dei miei pippolotti femministi).
Ci sono e io le ho toccate con mano.
Non parlo dell'insostituibile aiuto di mia mamma e di mia suocera.
O del sostegno morale e concreto delle mie fantastiche amiche.
Parlo di donne che si aiutano senza essere legate da un sentimento
o da un immediato utilitarismo.
Le donne del forum Parto Naturale, un forum di donne che credono che "Non cambieremo il modo di stare al mondo senza cambiare il modo di venire al mondo".
Donne che dedicano tantissimo tempo ad accogliere, consigliare, confortare e aiutare altre donne
nella scelta di vivere gravidanza e parto in modo naturale.
Una rarità in tempi in cui il 39% dei parti sono cesarei.
La solidarietà di queste mamme, prodighe di consigli ed esperienza, mi ha aiutato nel mio percorso verso il mio fantastico parto naturale dopo un cesareo violento e pretestuoso.
Alcune di loro mi hanno aiutato persino durante il travaglio con suggerimenti e incoraggiamenti.
(ma una descrizione fantastica di questo luogo virtuoso la da la mia ominima siciliana, TrinityPat).
(ma una descrizione fantastica di questo luogo virtuoso la da la mia ominima siciliana, TrinityPat).
Le donne del GAS (gruppo di acquisto solidale) del Paesello, nato per
permettere a chi ne fa parte di acquistare prodotti sani, biologici, rispettosi
del lavoro dei produttori, senza inutili sprechi di energia; il tutto senza dover spendere
eccessivamente. Ognuno dei membri contribuisce secondo le sue possibilità alla gestione degli
acquisti e a quella del gruppo. L'impegno è grande, ma anche la soddisfazione.
Le allieve dei miei corsi di formazione. Ogni mese incontro impiegate, commesse, segretarie.
Molte di loro mi raccontano di capi stronzi e maschilisti, che le considerano un costo e le sfruttano fino al midollo, senza alcun rispetto. E poi aggiungono "per fortuna ho un bel rapporto con le mie colleghe, senza il loro aiuto me ne sarei già andata".
Piccoli esempi, lo so.
Ma fa più rumore un albero che cade o una foresta che cresce?
Partecipano all'iniziativa:
e altre...(l'elenco completo è qui)
3 commenti:
Non sai quante volte discuto con altre donne convinte che in Italia siamo a posto, che non c'è bisogno di ragionare o lavorare sui diritti delle donne!
Credo che sia buona prassi diffondere anche i dati, per dare una svegliata generale!!
... per questo oggi che le mie colleghe mi hanno fatto le scarpe e non ho più nemmeno quello che mi sparerei. silvia
Noi siamo qui a guardare la foresta che cresce,a farle eco e i tuoi esempi sono veramente efficaci su quello che ci aspetta: partecipazione, comprensione, educazione, rispetto. E' con queste armi che faremo la rivoluzione.
Posta un commento