Ci siamo lasciati alle spalle anche il compleanno della principessa.
"Una cosa semplice e intima" è diventata una festa al parco con mille bambini urlanti e un gonfiabile ma fa niente.
In fondo c'è tanto da festeggiare nel suo uscire dall'età grumosa dei capricci, delle scenatacce, dell'irrazionalità.
Ed è sbocciata, in effetti.
E' solare, vivace, allegra, furba come una faina. Colora compulsivamente, ritaglia miliardi di farfalline, con la costanza di un monaco certosino,
fa
e disfa puzzle, si cimenta con la lettoscrittura (con un paio di anni
di anticipo rispetto al fratello), gioca alla Wii, e smanetta con
scioltezza su PC, tablet, smartphone. Ma ha anche iniziato a pedalare in
bicicletta procurandosi le prime gloriose sbucciature e meritandosi il
rito solenne di medicazioni e cerotti.
La osservo intenerita mentre gioca con i suoi pupazzetti.
Mi compiaccio tra me e me che sembri immune al fascino delle winx, delle violette e del troiame assortito che le sue coetanee adorano.
Ma nemmeno principi e principesse o spose e bambolotti sono in cima ai suoi pensieri.
Finalmente una generazione di bambine indipendenti con orizzonti più vari rispetto al "vissero felici e contenti!"
Gioca con gli animali della fattoria, fa le vocine. Si interrompe vedendomi arrivare.
- Mi racconti il tuo gioco?
Sorriso malizioso.
- Il cavallo si era innamorato della mucca....
..................................................
- Ah. E poi? Cosa accadeva?
- Eh, poi si fposavano.
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martedì 29 aprile 2014
domenica 20 aprile 2014
Stagion lieta è cotesta.
Un'altra primavera.
Un'altra campagna elettorale. (Questa volta la candidata in famiglia sono io).
Un'altra stagione di impegni fittissimi, di stress.
Un anno più vecchia e il tempo che vola.
Ho appena rimesso via l'albero di Natale ed è già Pasqua.
Anche per una miscredente come me Pasqua è un rito di benvenuto alla primavera, alla rinascita della natura e della vita.
E delle vite a cui ho dato vita.
Ora quelle lacrime furtive e agrodolci le capisco, perché sono il mio stesso nodo in gola.
Contemplo il presente, mi godo l'attimo, grata per la loro salute e spensieratezza, il dono in assoluto più prezioso.
Ma, allo stesso tempo, non posso fare a meno di pensare che per lui è la decima primavera, per lei la sesta.
Per quanto tempo ancora si sveglieranno eccitati all'alba impazienti di consumare questo piccolo rito?
Per quanto ancora la sopresa di un uovo di cioccolato, o la corsa matta a frugare ogni angolo della casa per accaparrarsi anche l'ultimo, minuscolo pulcino di zucchero
potrà suscitare un acuto di meraviglia?
Saprò smettere di nascondere coniglietti di cioccolato avvolti nella stagnola prima che un'annoiata commiserazione si dipinga sui loro volti?
O forse avrò la fortuna di crescere quei pochi adolescenti che non si vergognano di restare un pò bambini prima di correre alla conquista del loro mondo?
Chi vivrà vedrà.
(...)
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
(Giacomo Leopardi)
Buona Pasqua!
Un'altra campagna elettorale. (Questa volta la candidata in famiglia sono io).
Un'altra stagione di impegni fittissimi, di stress.
Un anno più vecchia e il tempo che vola.
Ho appena rimesso via l'albero di Natale ed è già Pasqua.
Anche per una miscredente come me Pasqua è un rito di benvenuto alla primavera, alla rinascita della natura e della vita.
E delle vite a cui ho dato vita.
Nella loro eccitazione mattiniera e rumorosa rivivo l'emozione delle mie caccie alle uova da bambina, e mi tornano alla mente i sorrisi dei miei genitori, le lacrime dei miei nonni.
Non riuscivo mai a capire perché i nonni piangessero mentre noi eravamo così felici, ma non avevo mai troppo tempo per soffermarmi su quel dettaglio, troppi giochi e troppe sorprese mi attendevano.
E adesso che
sono nel secondo tempo della mia vita, li guardo correre quà e là a
celebrare questo piccolo rito giocoso, li spio, li inseguo con la
macchina fotografica, cercando di carpire ogni grido, ogni sorriso.
Ora quelle lacrime furtive e agrodolci le capisco, perché sono il mio stesso nodo in gola.
Contemplo il presente, mi godo l'attimo, grata per la loro salute e spensieratezza, il dono in assoluto più prezioso.
Ma, allo stesso tempo, non posso fare a meno di pensare che per lui è la decima primavera, per lei la sesta.
Per quanto tempo ancora si sveglieranno eccitati all'alba impazienti di consumare questo piccolo rito?
Per quanto ancora la sopresa di un uovo di cioccolato, o la corsa matta a frugare ogni angolo della casa per accaparrarsi anche l'ultimo, minuscolo pulcino di zucchero
potrà suscitare un acuto di meraviglia?
Saprò smettere di nascondere coniglietti di cioccolato avvolti nella stagnola prima che un'annoiata commiserazione si dipinga sui loro volti?
O forse avrò la fortuna di crescere quei pochi adolescenti che non si vergognano di restare un pò bambini prima di correre alla conquista del loro mondo?
Chi vivrà vedrà.
(...)
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
(Giacomo Leopardi)
Buona Pasqua!
martedì 31 dicembre 2013
L'anno che verrà
Da stamattina la mia home page di Facebook trabocca dei soliti pensierini di fine anno: bilanci, propositi, oroscopi, lagne…
E, all'improvviso, mi torna voglia di mettere in ordine i pensieri su una pagina di blog, attività terapeutica che ho smesso di fare da tanti, troppi mesi.
Perché non è uno stereotipo, un nuovo anno simboleggia una pagina bianca, una proiezione verso il futuro: cosa potremo, vorremo, saremo capaci di fare?
Ma prima di pensare al nuovo anno, bisogna chiudere i conti con quello che passa, una sorta di rito catartico.
Per me il 2013 è stato l'anno dell'impegno attivo.
Per tutta una vita la parola "politica" è stata per me repulsiva, sinonimo di intrallazzi, lotte di potere, ruberie.
E invece, una volta scoperto che se non ti occupi di politica stai comunque lasciando che la politica si occupi di te (e dei tuoi figli), attivarsi è stata un'urgenza impellente, dolorosa, faticosa, gioiosa.
Impellente perché o cerchiamo di riportare i cittadini (onesti) nelle istituzioni o non ci rimarrà alcuna speranza che questo paese alla deriva possa ospitare la nostra vecchiaia e la vita dei nostri figli.
Dolorosa perché più sai più vorresti non sapere. Nel corso dell'anno i nostri amici nelle istituzioni ci sono entrati, e abbiamo capito meglio il livello di degrado, di corruzione, di marciume in cui versa lo Stato italiano, dalla presidenza della repubblica in giù, fino all'ultimo cittadino.
Ecco, forse quello che mi è mancato di più in questo anno è stato il tempo,
E, all'improvviso, mi torna voglia di mettere in ordine i pensieri su una pagina di blog, attività terapeutica che ho smesso di fare da tanti, troppi mesi.
Perché non è uno stereotipo, un nuovo anno simboleggia una pagina bianca, una proiezione verso il futuro: cosa potremo, vorremo, saremo capaci di fare?
Ma prima di pensare al nuovo anno, bisogna chiudere i conti con quello che passa, una sorta di rito catartico.
Per me il 2013 è stato l'anno dell'impegno attivo.
Per tutta una vita la parola "politica" è stata per me repulsiva, sinonimo di intrallazzi, lotte di potere, ruberie.
E invece, una volta scoperto che se non ti occupi di politica stai comunque lasciando che la politica si occupi di te (e dei tuoi figli), attivarsi è stata un'urgenza impellente, dolorosa, faticosa, gioiosa.
Impellente perché o cerchiamo di riportare i cittadini (onesti) nelle istituzioni o non ci rimarrà alcuna speranza che questo paese alla deriva possa ospitare la nostra vecchiaia e la vita dei nostri figli.
Dolorosa perché più sai più vorresti non sapere. Nel corso dell'anno i nostri amici nelle istituzioni ci sono entrati, e abbiamo capito meglio il livello di degrado, di corruzione, di marciume in cui versa lo Stato italiano, dalla presidenza della repubblica in giù, fino all'ultimo cittadino.
Quello che non esita a buttare la sua immondizia per strada invece che nel cassonetto, quello che sa solo lamentarsi e non esita a truffare il prossimo o la collettività quando può.
Ogni cittadino è un sessantamilionesimo di Stato, e quanti ce ne sono di opportunisti, di ipocriti, di parassiti, di furbi?
Faticosa, perché si è presa tanto, tanto tempo. Risorsa rara e preziosissima per genitori lavoratori autonomi, già compressi tra i mille impegni dei figli, della professione, della famiglia. E così non c'è più stato tempo per fermarsi a raccontare la vita nel blog, al massimo un tweet o un post al volo su FB.
Ma, soprattutto, non c'è (quasi) più tempo senza pensieri, preoccupazioni.
Faticosa, perché si è presa tanto, tanto tempo. Risorsa rara e preziosissima per genitori lavoratori autonomi, già compressi tra i mille impegni dei figli, della professione, della famiglia. E così non c'è più stato tempo per fermarsi a raccontare la vita nel blog, al massimo un tweet o un post al volo su FB.
Ma, soprattutto, non c'è (quasi) più tempo senza pensieri, preoccupazioni.
Le brutte notizie ti rincorrono sullo smartphone, per la strada, nei racconti della gente.
Gioiosa, per partire dal nulla e raggiungere il 25% dei voti senza appoggi e senza soldi, è stato un percorso anche esaltante.
Abbiamo lavorato con tanti nuovi amici, (per la verità ben lontani dallo stereotipo del grillino, intransigente, ottuso e incapace di dialogo). Siamo orgogliosamente onesti, quello sì ("moralisti del cazzo" ci ha urlato un parlamentare di destra in aula) e in questo paese di CettoLaqualunque siamo noi gli strani, quelli da guardare con diffidenza.
Ma non abbiamo perso la gioia nell'incontrarci, nel condividere valori, nel progettare eventi, nel sognare un paese a misura di cittadino, non di banche e multinazionali.
Gioiosa, per partire dal nulla e raggiungere il 25% dei voti senza appoggi e senza soldi, è stato un percorso anche esaltante.
Abbiamo lavorato con tanti nuovi amici, (per la verità ben lontani dallo stereotipo del grillino, intransigente, ottuso e incapace di dialogo). Siamo orgogliosamente onesti, quello sì ("moralisti del cazzo" ci ha urlato un parlamentare di destra in aula) e in questo paese di CettoLaqualunque siamo noi gli strani, quelli da guardare con diffidenza.
Ma non abbiamo perso la gioia nell'incontrarci, nel condividere valori, nel progettare eventi, nel sognare un paese a misura di cittadino, non di banche e multinazionali.
E poi ci sono loro. Il motore del nostro impegno, della nostra proiezione nel futuro.
Noi siamo cresciuti nel benessere ma anche in un torpore menefreghista che ha contribuito allo sfascio.
Abbiamo 40 anni e nessuno ci ha consegnato il paese che dovremo porgere ai nostri figli: se lo tengono stretto per spolparlo meglio.
Se cerchiamo di riprenderci il paese è per i nostri figli, perché non debbano vivere di stenti in un paese senza più cultura, valori, prospettive.
Ecco, se c'è una cosa per cui vorrei tanto un Dio da ringraziare è per i miei figli. Perché sono sani, vitali, felici. Una continua fonte di scoperte, di emozioni, di giochi.
Ognuno dei due tesori ci ha dato grattacapi e ci pone ogni anno di fronte a nuove sfide.
Noi siamo cresciuti nel benessere ma anche in un torpore menefreghista che ha contribuito allo sfascio.
Abbiamo 40 anni e nessuno ci ha consegnato il paese che dovremo porgere ai nostri figli: se lo tengono stretto per spolparlo meglio.
Se cerchiamo di riprenderci il paese è per i nostri figli, perché non debbano vivere di stenti in un paese senza più cultura, valori, prospettive.
Ecco, se c'è una cosa per cui vorrei tanto un Dio da ringraziare è per i miei figli. Perché sono sani, vitali, felici. Una continua fonte di scoperte, di emozioni, di giochi.
Ognuno dei due tesori ci ha dato grattacapi e ci pone ogni anno di fronte a nuove sfide.
Non è facile educarli, non è facile trovare l'equilibrio tra le loro infinite esigenze e le nostre, non è facile convivere con due piccoli vulcani di energia e richieste.
Ma, inutile negarlo, sono il centro della nostra vita, di ogni progetto.
E ricorderò il 2013 per i tanti momenti speciali con loro, con loro e con i nostri cari, momenti che ho cercato di immortalare nel nostro album di famiglia, ricco di vacanze, feste, viaggi, incontri con amici, nuovi sport, nuove esperienze...
Ma, inutile negarlo, sono il centro della nostra vita, di ogni progetto.
E ricorderò il 2013 per i tanti momenti speciali con loro, con loro e con i nostri cari, momenti che ho cercato di immortalare nel nostro album di famiglia, ricco di vacanze, feste, viaggi, incontri con amici, nuovi sport, nuove esperienze...
Ecco, forse quello che mi è mancato di più in questo anno è stato il tempo,
tempo per il mio compagno di vita, tempo per me stessa.
Ho compiuto 40 anni e sono migliorata in tante cose.
Ho smesso di investire a vuoto nelle amicizie unilaterali.
Non credo più che lo scambio di lunghi monologhi scritti possano davvero portare il chiarimento tra le persone.
Sto imparando a farmi scivolare addosso i capricci distruttivi di alcune persone, anche a me molto care.
Sto imparando a dire NO, a selezionare.
Nel 2014 voglio assolutamente portare a termine i miei progetti di cambiamento professionale.
Voglio imparare ad essere meno irascibile, dire meno parolacce.
Vorrei mangiare bene, senza fretta, e muovermi di più.
Ho compiuto 40 anni e sono migliorata in tante cose.
Ho smesso di investire a vuoto nelle amicizie unilaterali.
Non credo più che lo scambio di lunghi monologhi scritti possano davvero portare il chiarimento tra le persone.
Sto imparando a farmi scivolare addosso i capricci distruttivi di alcune persone, anche a me molto care.
Sto imparando a dire NO, a selezionare.
Nel 2014 voglio assolutamente portare a termine i miei progetti di cambiamento professionale.
Voglio imparare ad essere meno irascibile, dire meno parolacce.
Vorrei mangiare bene, senza fretta, e muovermi di più.
E concordo con la mia amica Laura, c'è solo una cosa da augurarsi e in cui sperare: la salute.
Per tutto il resto ci arrangeremo.
giovedì 20 giugno 2013
Volpina dentro
Oggi mi è arrivato il giornalino della Scuola d'Infanzia.
Uno degli articoli è mio.
Mi piace copia-incollarlo qui, un pò per riempire il vuoto di questo blog trascurato,
un pò perché a pochi giorni dalla fine dell'anno scolastico questo articolo è più che mai attuale.
C’era una volta un bambino che aveva un universo caldo e accogliente tutto suo, fatto di ombra e di silenzio. Ma un giorno fu costretto a lasciarlo per abitare un mondo non più soltanto suo, fatto di colori e di suoni, di strani oggetti di non facile utilizzo, di codici per capirsi vari e impegnativi. Sulle strade di questo nuovo mondo il bambino sentì la paura e conobbe la sua fragilità. Ma accadde che, mentre se ne stava rannicchiato su se stesso, vide luccicare qualcosa sotto un sasso. Ne fu attratto e decise di guardare meglio. Si trovò così tra le mani un filo che aveva i colori dell’arcobaleno e si perdeva oltre l’orizzonte. Decise di seguirlo e mentre camminava si stupì di vedere con chiarezza ciò che prima gli sembrava incomprensibile, di saper sciogliere il senso di molti linguaggi e capì la bellezza di ciò che gli stava intorno. Non sappiamo dirvi dove quel bambino arrivò, ma possiamo dirvi di aver fatto un tratto di strada con lui.
Riconoscete questo testo?
Lo trovate nel sito web www.angelavolpi.it. E' una piccola favola che descrive, poeticamente, la missione della nostra scuola: accompagnare i nostri piccoli nel loro primo viaggio fuori dalle mura domestiche, una esperienza formativa magica che lascerà un segno profondo. Sui bambini? Certo, ma anche sui genitori!
"C'era una volta una mamma che viveva con il suo bambino in un mondo caldo e accogliente, tutto loro..."
Quando sono entrata a far parte della piccola comunità della Angela Volpi, ero una mamma alle prime armi. Pur vivendo con serenità l'inserimento del mio primogenito, ricordo bene le ansie dei primi giorni. Avrebbe avuto nostalgia? Si sarebbe abituato facilmente alla routine quotidiana? La neo-mamme, si sa, hanno spesso la presunzione che il loro tesoruccio non possa stare bene senza la loro amorevole supervisione…
Ma sono bastate poche settimane per apprendere la prima lezione "volpina": la fiducia. Fiducia nelle educatrici, nel metodo di lavoro, ma anche fiducia nel mio bambino e nella sua straordinaria capacità di adattarsi e di succhiare come linfa vitale il bello di ogni nuova esperienza.
In poco tempo ho iniziato a sentirmi partecipe e coinvolta nelle attività della scuola. Colloqui, incontri, feste, recite, corsi di formazione e le fantastiche giornate di "Scuola aperta" mi hanno trasmesso l'importanza della partecipazione.
Le educatrici della Angela Volpi si impegnano sempre a coinvolgere i genitori. E, così, ho imparato a partecipare al percorso di mio figlio pur dal mio posto: accogliendo i racconti spontanei, raccogliendo ogni prezioso dettaglio che mi è consentito portarmi a casa dell'esperienza di mio figlio. E accettando serenamente il fatto che il percorso è suo, mentre il mio posto è dietro alle quinte.
Nei tre anni in cui sono stata rappresentante dei genitori, ho imparato la terza lezione: la gioia dell'impegno attivo. Perché è molto più gratificante dare il proprio piccolo contributo alla comunità scolastica che trincerarsi nell'atteggiamento di passiva fruizione di un servizio. E, in questo caso, non sono cresciuta solo come mamma, ma anche come cittadina.
Ho scoperto quanto sia difficile la gestione un ente educativo paritario in uno stato sempre più avaro di risorse e di regole chiare. La Angela Volpi non sopravvivrebbe senza una immane opera di volontariato da parte degli amministratori, delle educatrici (che si prodigano ben oltre l'orario di lavoro!) e di molti altri sostenitori.
Ho potuto ammirare da vicino il lavoro discreto e solerte di tante persone, e ne sono stata ispirata in un modo che mi ha cambiato, e che resterà per sempre parte di me.
Volere è volare. Ecco il quarto insegnamento per cui sono profondamente grata alla Scuola. Avete presente quei momenti in cui una mamma pensa di non poter sopravvivere ai due o tre marmocchi? Ebbene, pur lavorando in condizioni difficili, con spazi risicati la bellezza di 29 alunni per insegnante, le educatrici riescono a seguire i nostri bambini in modo personalizzato, grazie ad un grande gioco di squadra, che consente di incrociare più sguardi su ogni bambino e di offrire a piccoli gruppi di bambini proposte e stimoli mirati. E come far fronte alla scarsità di fondi? Con grande creatività e impegno di tutta la squadra per realizzare foto, video, collette e pesche di beneficenza...
La passione e l'abnegazione che il personale (docente e non!) della Volpi mette nel suo lavoro sono preziosi, e per niente scontati. E io mi auguro davvero che le gratificazioni umane e professionali possano compensare la loro fatica.
Dai miei primi passi come "mamma volpina" sono passati ben sei anni: poco dopo la commovente cerimonia di "diploma" del mio primogenito, sono ritornata ai blocchi di partenza per accompagnare la sua sorellina al Nido e poi alla Scuola d'Infanzia. E' stato un lungo percorso di crescita, costellato di fatiche e di emozioni.
Ancora poche settimane e dovrò recidere il cordone ombelicale affettivo che mi lega a questa scuola, alle persone che mi hanno dato tanto e che sono state un punto di riferimento straordinario per i miei figli.
Ma, nonostante l'inevitabile groppo in gola, vivo questo piccolo "lutto" da separazione con una certa serenità. Perché le esperienze, le energie, l'affetto e gli insegnamenti non scivolano via, diventano parte di noi.
Il mio primogenito ha affrontato la scuola primaria forte di un impagabile bagaglio di amicizie, conoscenze e valori. Così sarà per sua sorella.
E anche per me, che farò tesoro delle preziose lezioni apprese e continuerò ad essere una mamma "volpina" nel cuore.
"Non sappiamo dirvi dove quella mamma arriverà, ma possiamo dirvi che non dimenticherà mai il tratto di strada percorso insieme a voi."
Patrizia
mamma di Alessandro e Valentina
"Non sappiamo dirvi dove quella mamma arriverà, ma possiamo dirvi che non dimenticherà mai il tratto di strada percorso insieme a voi."
Patrizia
mamma di Alessandro e Valentina
domenica 3 febbraio 2013
My little pony
Io non ho pregiudizi.
Io non ho pregiudizi.
Io non ho pregiudizi.
Io sono aperta di vedute.
Ecco, a dire il vero, ho solo qualche PICCOLISSIMA preclusione verso alcune proposte televisive per bambini.
Come gli orridi e lobotomizzati Teletubbies, prodotto confezionato per rimbambire i toddlers e prepararli a un futuro di teledipendenti.
Come l'orsetto bulimico e pigro Winnie the Pooh e i suoi amici diversamente intelligenti del bosco dei 100 acri.
Come il violento Ben10 e la sua sfilza di mostri da combattere.
Ma come potrei non essere tollerante nei confronti dei cartoni?
Io non ho pregiudizi.
Io non ho pregiudizi.
Io sono aperta di vedute.
Ecco, a dire il vero, ho solo qualche PICCOLISSIMA preclusione verso alcune proposte televisive per bambini.
Come gli orridi e lobotomizzati Teletubbies, prodotto confezionato per rimbambire i toddlers e prepararli a un futuro di teledipendenti.
Come l'orsetto bulimico e pigro Winnie the Pooh e i suoi amici diversamente intelligenti del bosco dei 100 acri.
Come il violento Ben10 e la sua sfilza di mostri da combattere.
Ma come potrei non essere tollerante nei confronti dei cartoni?
In fondo, sono cresciuta a pane e eroine transgender della rivoluzione francese.
Le mie prime pulsioni erotiche sono state per Capitan Harlock, e ho pianto fiumi di lacrime per le tragiche vicende di orfanelle assortite: da Heidi a Candy, passando per Annadaicapellirossi.
Quindi ho sopportato stoicamente Thomas il Trenino e i suoi incidenti.
Quei rompipalle saccenti dei Little Einstein.
Le angoscianti avventure di Conan (serie vintage preferita a suo tempo dal marito A.M. e proposta ad Ale a soli 4 anni, e da lui soprannominata "Conad" come la catena dei supermercati).
La saga infinita di Harry Potter.
Persino i guerrieri Ninjago della Lego.
Ma c'è un cartone che proprio non posso tollerare.
Un cartone la cui scala cromatica va dal rosa pallido al viola.
Protagoniste: un branco di intriganti e starnazzanti pony femmine dotate di fluenti capigliature fucsia e pervinca, dedite all'arte dell'intrallazzo, del pettegolezzo e di violenze psicologiche assortite.
Un prodotto perverso, costruito per vendere una collezione infinita di stupidi personaggi dai nomi improbabili come "RainbowDash" (Rembolasc, per Valentina) o "Princess Celestia" (Prinseseleftia). Già non concepisco la ghettizzazione dei giocattoli rosa, figuriamoci se posso accettare un intero cartone pink.
Quindi ho sopportato stoicamente Thomas il Trenino e i suoi incidenti.
Quei rompipalle saccenti dei Little Einstein.
Le angoscianti avventure di Conan (serie vintage preferita a suo tempo dal marito A.M. e proposta ad Ale a soli 4 anni, e da lui soprannominata "Conad" come la catena dei supermercati).
La saga infinita di Harry Potter.
Persino i guerrieri Ninjago della Lego.
Ma c'è un cartone che proprio non posso tollerare.
Un cartone la cui scala cromatica va dal rosa pallido al viola.
Protagoniste: un branco di intriganti e starnazzanti pony femmine dotate di fluenti capigliature fucsia e pervinca, dedite all'arte dell'intrallazzo, del pettegolezzo e di violenze psicologiche assortite.
Un prodotto perverso, costruito per vendere una collezione infinita di stupidi personaggi dai nomi improbabili come "RainbowDash" (Rembolasc, per Valentina) o "Princess Celestia" (Prinseseleftia). Già non concepisco la ghettizzazione dei giocattoli rosa, figuriamoci se posso accettare un intero cartone pink.
Titolo: MyLittlePony (già "Mio mini pony")
Sottotitolo: L'amicizia è magica.
Descrizione: è una serie animata dedicata ad una linea di pony colorati giocattolo indirizzati ad un target di bambini molto piccoli e prodotti dalla Hasbro.
In teoria.
In pratica devo ripetere il mantra:
Io. Non. Ho. Pregiudizi.
Non importa.
Se.
MyLittleCazzodiPony.
E'.
Il.
Nuovo.
Cartone.
Preferito.....
Da Wikipedia: Trama
La serie segue le avventure di un unicorno di nome Twilight Sparkle, allieva prediletta di Princess Celestia, sovrana di Equestria. Twilight, temendo l'avverarsi di un'antica profezia, cerca di avvertire la principessa, ma quest'ultima, preoccupata piuttosto per la poca socialità e l'eccessiva reclusione dimostrate dall'allieva, ignora la minaccia e invia Twilight e il suo draghetto assistente Spike alla cittadina di Ponyville con il compito di stringere nuove amicizie; qui, Twilight conoscerà i pony di terra Applejack e Pinkie Pie, i pegasi Fluttershy e Rainbow Dash e l'unicorno Rarity. Durante la ricerca degli Elementi dell'armonia, gli unici artefatti in grado di contrastare il profetizzato ritorno della malvagia Nightmare Moon, Twilight scopre il valore dell'amicizia e decide di restare a Ponyville per approfondire questo sentimento.
Rendo l'idea?
Un Beautiful in salsa equestre!
Come dicevo, sono una persona tollerante, aperta, e che cerca di alleggerirsi dei propri pregiudizi. Un Beautiful in salsa equestre!
In teoria.
In pratica devo ripetere il mantra:
Io. Non. Ho. Pregiudizi.
Non importa.
Se.
MyLittleCazzodiPony.
E'.
Il.
Nuovo.
Cartone.
Preferito.....
....
...di Alessandro.
...di Alessandro.
venerdì 18 maggio 2012
La gita scolastica
Tempo di saggi, recite, pizzate, incontri, feste di fine anno. E di gite scolastiche.
Ricordo perfettamente la mia prima gita, in prima elementare.
Trentadue anni fa.
E me ne ricordo un numero sconcertante di dettagli insignificanti.
La maestra Clelia con i capelli a pagoda indossava la gonna a pieghe e
delle decolleté blu traforate con la zeppa.
Io sempre attaccata alle mie amichette, le gemelle Luisa e Giovanna con i pullover rosa confetto fatti a mano dalla loro mamma Palma. E anche la Daniela, con gli occhiali e un pò taciturna.
La mamma accompagnante che parlava sempre e non si faceva mai gli affari suoi.
Le tepa sport azzurre con la striscia bianca, il k-way a polpetta attaccato in vita.
I panini che sapevano di mamma, il succo di frutta nel brick.
E, soprattutto, la mia prima macchina fotografica, consegnatami con solennità da mio padre.
Pesante come un vocabolario, con una custodia di cuoio marrone durissimo.
E un rullino kodak a colori, con dodici scatti, da centellinare con cura.
100 ISO ("che va sempre bene con qualunque tempo").
La meta? La certosa di Pavia.
Chissà perché visto che nei successivi 30 anni non l'ho mai nemmeno una volta sentita nominare come meta turistica. E non ci hanno nemmeno ambientato un romanzo polpettone (come alla certosa di Parma). Forse volevano spiegarci che la certosa non è solo un formaggio e cosa sono i certosini.
Comunque c'era un negozio di souvenir pieno zeppo di oggetti inutili, come le certosedipavia sotto la neve e un sacco di statuette meteo con i glitter che diventavano azzurri in caso di bel tempo e rosa in caso di maltempo. Cosa vi ridete, mica potevi consultarti ilmeteo.it dal cellulare!
Forse ne ho comprato uno (di sicuro ne avevo più di uno a casa) , con certezza ho comprato un piccolo libriccino di foto della certosadipavia per farle vedere a casa. Questo vuol dire che avevo i miei soldini (quindi ero pure un passo più autonoma di mio figlio). E comunque tante ore fuori da casa e nemmeno un pò di nostalgia, anzi un sacco di voglia di crescere e diventare indipendente.
Perché guardare il mondo dall'alto di un pullman granturismo ti fa sentire grande, veloce e libera. Anche se hai solo sette anni.
Ed eccoci qua, 32 anni dopo.
Il pullman parte per una gita piccola piccola, ma per loro tanto speciale.
Gli zainetti sono equipaggiati per una spedizione (anche se vanno solo in una fattoria didattica).
Cappellino (che non metterà), k-way senza polpetta (che non servirà), panini (che aprirà alla ricerca di una figlia di insalata da eliminare), fazzoletti (che non userà perché si pulirà il naso nella manica), la felpa (non rossa perché potrebbe dar fastidio al toro!), scarpe comode (come recitava l'avviso, ma tanto mica marceranno, raccoglieranno fiori e faranno i biscotti).
E una digitale compatta Coolpix di ultima generazione, con cui fare un numero illimitato di scatti.
Ciao ciaoooo!
Mamme e papà si sbracciano commossi.
Le gite sono "di istruzione" anche per i genitori.
Che imparano a lasciarli volare dal nido, così piccoli ma già così grandi.
Ricordo perfettamente la mia prima gita, in prima elementare.
Trentadue anni fa.
E me ne ricordo un numero sconcertante di dettagli insignificanti.
La maestra Clelia con i capelli a pagoda indossava la gonna a pieghe e
delle decolleté blu traforate con la zeppa.
Io sempre attaccata alle mie amichette, le gemelle Luisa e Giovanna con i pullover rosa confetto fatti a mano dalla loro mamma Palma. E anche la Daniela, con gli occhiali e un pò taciturna.
La mamma accompagnante che parlava sempre e non si faceva mai gli affari suoi.
Le tepa sport azzurre con la striscia bianca, il k-way a polpetta attaccato in vita.

I panini che sapevano di mamma, il succo di frutta nel brick.
E, soprattutto, la mia prima macchina fotografica, consegnatami con solennità da mio padre.
Pesante come un vocabolario, con una custodia di cuoio marrone durissimo.
E un rullino kodak a colori, con dodici scatti, da centellinare con cura.
100 ISO ("che va sempre bene con qualunque tempo").
La meta? La certosa di Pavia.
Chissà perché visto che nei successivi 30 anni non l'ho mai nemmeno una volta sentita nominare come meta turistica. E non ci hanno nemmeno ambientato un romanzo polpettone (come alla certosa di Parma). Forse volevano spiegarci che la certosa non è solo un formaggio e cosa sono i certosini.
Comunque c'era un negozio di souvenir pieno zeppo di oggetti inutili, come le certosedipavia sotto la neve e un sacco di statuette meteo con i glitter che diventavano azzurri in caso di bel tempo e rosa in caso di maltempo. Cosa vi ridete, mica potevi consultarti ilmeteo.it dal cellulare!
Forse ne ho comprato uno (di sicuro ne avevo più di uno a casa) , con certezza ho comprato un piccolo libriccino di foto della certosadipavia per farle vedere a casa. Questo vuol dire che avevo i miei soldini (quindi ero pure un passo più autonoma di mio figlio). E comunque tante ore fuori da casa e nemmeno un pò di nostalgia, anzi un sacco di voglia di crescere e diventare indipendente.
Perché guardare il mondo dall'alto di un pullman granturismo ti fa sentire grande, veloce e libera. Anche se hai solo sette anni.
foto scattata dal marito A.M. questa mattina |
Il pullman parte per una gita piccola piccola, ma per loro tanto speciale.
Gli zainetti sono equipaggiati per una spedizione (anche se vanno solo in una fattoria didattica).
Cappellino (che non metterà), k-way senza polpetta (che non servirà), panini (che aprirà alla ricerca di una figlia di insalata da eliminare), fazzoletti (che non userà perché si pulirà il naso nella manica), la felpa (non rossa perché potrebbe dar fastidio al toro!), scarpe comode (come recitava l'avviso, ma tanto mica marceranno, raccoglieranno fiori e faranno i biscotti).
E una digitale compatta Coolpix di ultima generazione, con cui fare un numero illimitato di scatti.
Ciao ciaoooo!
Mamme e papà si sbracciano commossi.
Le gite sono "di istruzione" anche per i genitori.
Che imparano a lasciarli volare dal nido, così piccoli ma già così grandi.
venerdì 20 aprile 2012
La principessa azzurra.
Valentina.
Tina.
Tella (questo lo hai inventato tu).
Polpetta (questo l'ho inventato io, guardandoti le cosce).
O, forse, soffiando le tre candeline uscirai magicamente dai terrible two e non ci regalerai più le tue epiche sceneggiate in cui ti contorci sul pavimento con la bava alla bocca?
C'è da dire che quando Satanasso poi esce da te dopo i tuoi leggendari capricci, tu torni da noi angelicata e, a volte, ci annunci, soave: "Adeffo ho finito e fono bona!".
Nemmeno tre anni e sai già cosa vuoi. O meglio, sai benissimo cosa NON vuoi.
Se prepariamo le decorazioni di Pasqua tu proponi di fare l'albero di Natale.
Se il latte è freddo lo chiedi caldo. Ma appena l'ho scaldato lo rifiuti perché lo volevi freddo.
Se in settimana bianca ti annuncio che andiamo in un bellissimo parco giochi sulla neve tu ci informi che vuoi andare solo in parchi giochi SENZA neve.
Se per caso per colazione c'è la torta tu preferisci una fetta di frittata alle cipolle fredda della sera prima.
Se il dottore nonché sindaco ti offre una caramella tu rifiuti sdegnata e gli dici che è brutto.
Se il tuo amico Alessandro ti invita a casa sua gli rispondi seccatissima: "Non fi veno a cafa tua, io vado a cafa mia! Laffami in pase!".
E se devono venire ospiti da noi, ti accerti che non sarà per sempre: "Ma poi fe ne va a cafa sua?"
La pipì? Accetti di farla solo se tuo fratello finge di competere con te per chi arriva prima al water. Chissà quando mangerai la foglia e capirai che quando Ale esclama "Azzidenti!" strizzandomi l'occhiolino non sta sentenziando la tua vittoria, ma solo che tu sei ancora una tontolina intortabile e lui il primogenito complice.
Intanto hai già capito che con tre moine tuo papà diventa creta nelle tue mani, piccola seduttrice in erba. E io non te l'ho certo insegnato io, come si fa, "Gattina for dummies" non è trai miei manuali di riferimento.
Però forse un pò di sense of humor te l'ho trasmesso. Altrimenti non mi spiegherei come, a nemmeno tre anni, tu possa uscirmi con delle battute irresistibili. Come quando, intorno al bidet, parlavamo di pulizia della patatina. Tu hai la patatina mentre mamma ha la patatona. Ma che la tua fosse la Pata-Tina e la mia la Pata-tlifia (=Pata-trizia) davvero mi ha fatto rotolare dalle risate.
Non ho avuto bisogno di insegnarti che benché femmina, non devi sentirti relegata ad un mondo di rosa e di pailettes.
Lo sai benissimo. E quindi colori gli album tutti di marrone, decori di nero le uova di Pasqua e sulla tua torta vuoi solo candeline ATHURRE, perché azzurro è il tuo colore preferito.
E in effetti hai dedotto dai cartoni Disney che catturare un principe azzurro è un must della felicità muliebre.
Tina.
Tella (questo lo hai inventato tu).
Polpetta (questo l'ho inventato io, guardandoti le cosce).
O anche Maria Polpetta, principessa di Bolognina.
Domani è il tuo terzo compleanno.
Che cosa ti regaleremo?
La casa dei MiniPony (sic)?
Rapunzel da pettinare?
Oppure dieci sedute dall'esorcista?
Domani è il tuo terzo compleanno.
Che cosa ti regaleremo?
La casa dei MiniPony (sic)?
Rapunzel da pettinare?
Oppure dieci sedute dall'esorcista?
O, forse, soffiando le tre candeline uscirai magicamente dai terrible two e non ci regalerai più le tue epiche sceneggiate in cui ti contorci sul pavimento con la bava alla bocca?
C'è da dire che quando Satanasso poi esce da te dopo i tuoi leggendari capricci, tu torni da noi angelicata e, a volte, ci annunci, soave: "Adeffo ho finito e fono bona!".
Nemmeno tre anni e sai già cosa vuoi. O meglio, sai benissimo cosa NON vuoi.
Se prepariamo le decorazioni di Pasqua tu proponi di fare l'albero di Natale.
Se il latte è freddo lo chiedi caldo. Ma appena l'ho scaldato lo rifiuti perché lo volevi freddo.
Se in settimana bianca ti annuncio che andiamo in un bellissimo parco giochi sulla neve tu ci informi che vuoi andare solo in parchi giochi SENZA neve.
Se per caso per colazione c'è la torta tu preferisci una fetta di frittata alle cipolle fredda della sera prima.
Se il dottore nonché sindaco ti offre una caramella tu rifiuti sdegnata e gli dici che è brutto.
Se il tuo amico Alessandro ti invita a casa sua gli rispondi seccatissima: "Non fi veno a cafa tua, io vado a cafa mia! Laffami in pase!".
E se devono venire ospiti da noi, ti accerti che non sarà per sempre: "Ma poi fe ne va a cafa sua?"
La pipì? Accetti di farla solo se tuo fratello finge di competere con te per chi arriva prima al water. Chissà quando mangerai la foglia e capirai che quando Ale esclama "Azzidenti!" strizzandomi l'occhiolino non sta sentenziando la tua vittoria, ma solo che tu sei ancora una tontolina intortabile e lui il primogenito complice.
Intanto hai già capito che con tre moine tuo papà diventa creta nelle tue mani, piccola seduttrice in erba. E io non te l'ho certo insegnato io, come si fa, "Gattina for dummies" non è trai miei manuali di riferimento.
Però forse un pò di sense of humor te l'ho trasmesso. Altrimenti non mi spiegherei come, a nemmeno tre anni, tu possa uscirmi con delle battute irresistibili. Come quando, intorno al bidet, parlavamo di pulizia della patatina. Tu hai la patatina mentre mamma ha la patatona. Ma che la tua fosse la Pata-Tina e la mia la Pata-tlifia (=Pata-trizia) davvero mi ha fatto rotolare dalle risate.
Non ho avuto bisogno di insegnarti che benché femmina, non devi sentirti relegata ad un mondo di rosa e di pailettes.
Lo sai benissimo. E quindi colori gli album tutti di marrone, decori di nero le uova di Pasqua e sulla tua torta vuoi solo candeline ATHURRE, perché azzurro è il tuo colore preferito.
E in effetti hai dedotto dai cartoni Disney che catturare un principe azzurro è un must della felicità muliebre.
Nel frattempo, però, avresti anche deciso di sposarti una femmina, da grande.
E, nell'attesa, ti sei auto-definita una PRINSIPEFFA ATHURRA.
Per ogni paio di scarpine nuove mi fai le feste, ma poi adori infilarti gli stivalacci di gomma con i disegnini del calcio di tuo fratello.
Maschiaccio? Solo per alcune cose. Poi diventi materna e dolce quando nutri i trenini o dormi con un peluche sotto la maglietta... Per non parlare di quando mi rubi le tollane e i pennelli da trucco.
Quando nasce un bambino nasce anche una mamma. Il 21 aprile del 2009 io sono ri-nata per la seconda volta, riscattando le ingenuità dei miei primi quattro anni di maternità e forse di tutta una vita.
Ho iniziato a combattere per farti nascere secondo natura e continuo a combattere. Per allattare, per evitarvi i farmaci, per l'acqua pubblica, per farvi respirare aria decente, per la parità. Se già prima ero rompiscatole di mio adesso sono diventata una scassapalle attivista.
Il fatto è che mi piacerebbe lasciarvi un mondo anche solo un pochino meno schifoso. Soprattutto a te che sei femmina, e che per raggiungere i tuoi obiettivi nella vita dovrai sfoderare il doppio della grinta.
E sono abbastanza sicura che ci riuscirai.
Quando ho scoperto che nella mia pancia nuotava una femmina ho pianto lacrime copiose di gioia.
Ed in effetti tu sei una gioia, e noi siamo tutti pazzi di te.
Maschiaccio? Solo per alcune cose. Poi diventi materna e dolce quando nutri i trenini o dormi con un peluche sotto la maglietta... Per non parlare di quando mi rubi le tollane e i pennelli da trucco.
Quando nasce un bambino nasce anche una mamma. Il 21 aprile del 2009 io sono ri-nata per la seconda volta, riscattando le ingenuità dei miei primi quattro anni di maternità e forse di tutta una vita.
Ho iniziato a combattere per farti nascere secondo natura e continuo a combattere. Per allattare, per evitarvi i farmaci, per l'acqua pubblica, per farvi respirare aria decente, per la parità. Se già prima ero rompiscatole di mio adesso sono diventata una scassapalle attivista.
Il fatto è che mi piacerebbe lasciarvi un mondo anche solo un pochino meno schifoso. Soprattutto a te che sei femmina, e che per raggiungere i tuoi obiettivi nella vita dovrai sfoderare il doppio della grinta.
E sono abbastanza sicura che ci riuscirai.
Quando ho scoperto che nella mia pancia nuotava una femmina ho pianto lacrime copiose di gioia.
Ed in effetti tu sei una gioia, e noi siamo tutti pazzi di te.
Sei l'ultima arrivata, eravamo già una famiglia, ma mai come ora che ci sei tu.
I tuoi primi anni non sono stati proprio una passeggiata, ma adesso arriva il bello.
Mi fai arrabbiare.
Mi fai arrabbiare.
Mi fai ridere di cuore.
Mi sfinisci.
Mi stupisci.
Puoi essere allegra o musona.
Puoi essere allegra o musona.
Solare o lunare.
Pazzerella o maestrina.
Affettuosa o implacabile.
Ma comunque sei una benedizione, un dono, una ventata di amore e di futuro per i tuoi famigliari, per chi ti conosce e ti vuole bene.
Felice compleanno, Valentina.
Ma comunque sei una benedizione, un dono, una ventata di amore e di futuro per i tuoi famigliari, per chi ti conosce e ti vuole bene.
Felice compleanno, Valentina.
con smisurato amore
la tua mamma (e il tuo papà)
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domenica 11 marzo 2012
Preludio di primavera
Non importa se tre settimane fa nevicava e sto ancora lavando le tute da sci e i costumi di carnevale.
Non importa se la notte ci crogioliamo ancora sotto il piumone.
Non importa se la notte ci crogioliamo ancora sotto il piumone.
Non importa se l'aria è più frizzante che tiepida.
Il primo sole di marzo richiama irresistibilmente all'abbandono del letargo.
E così quel vecchio nerd del Marito A.M. si è staccato dal computer, e, di sua spontanea volontà, si è recato al garden center e ha compiuto il primo passo verso l'autosostentamento della famiglia: l'acquisto e la messa a dimora tre arbusti di lamponi, vegetali buonissimi e dalle note proprietà AntiCancro*.
Il primo sole di marzo richiama irresistibilmente all'abbandono del letargo.
E così quel vecchio nerd del Marito A.M. si è staccato dal computer, e, di sua spontanea volontà, si è recato al garden center e ha compiuto il primo passo verso l'autosostentamento della famiglia: l'acquisto e la messa a dimora tre arbusti di lamponi, vegetali buonissimi e dalle note proprietà AntiCancro*.
I bambini hanno partecipato con entusiasmo all'operazione, splendida occasione per armeggiare con palette e rastrelli, sbroffare acqua ovunque e riempirsi di terra.
L'idea di coltivare qualcosa nel nostro giardino li ha riempiti di primitiva eccitazione.
" Io vojo piantale i pomodoli, le flagole e ante il salame!" ha sentenziato la nanetta golosa.
Si sono dilettati nelmozzare raccogliere margherite, spostare sassi e e foglie e lanciare sguardi languidi alla sabbiera, temporaneamente interdetta in attesa della manutenzione e della rimozione di ragni e vermi invernali.
(* da quando siamo entrati nel tunnel bio-salutistico-ambientalista, culminato nella recente sottoscrizione del servizio CortoBio e nella lettura del libro AntiCancro,
gli approvvigionamenti alimentari della famiglia si sono orientati con decisione verso tutti gli alimenti dalle provate virtù antitumorali, dai semi di lino ai frutti rossi).
L'idea di coltivare qualcosa nel nostro giardino li ha riempiti di primitiva eccitazione.
" Io vojo piantale i pomodoli, le flagole e ante il salame!" ha sentenziato la nanetta golosa.
Si sono dilettati nel
E poi le possenti braccia rubate all'agricoltura dell'ingegnere hanno impugnato gli attrezzi e montato
il canestro, ultimo acquisto del parco giochi familiare.
Il mio modesto contributo è stato "tenere dritto il bastone lungo e duro del canestro" mentre veniva
fissato alla base, come da gentile richiesta. Ognuno si rende utile come può.
Il profumo del sole mi ha fatto dimenticare l'odore acre dei concimi nei campi,
e l'idea minacciosa dell'invisibile inquinamento.
La luce si è trasformata in energia, e una sottile euforia mi ha pervaso
nell'osservare le gemme rigonfie della forsizia.
Ancora una manciata di giorni e una esplosione di fiori gialli annuncerà la rinascita,
il trionfo della vita e della natura che ci sbatterà sotto il naso la sua prepotente bellezza,
in un tripudio di verde, di pollini e di profumi.
Come si fa a non amare la primavera?
Beh, almeno se non sei allergico....
(* da quando siamo entrati nel tunnel bio-salutistico-ambientalista, culminato nella recente sottoscrizione del servizio CortoBio e nella lettura del libro AntiCancro,
gli approvvigionamenti alimentari della famiglia si sono orientati con decisione verso tutti gli alimenti dalle provate virtù antitumorali, dai semi di lino ai frutti rossi).
giovedì 1 marzo 2012
Qual migliore testimonial?
Lo so, magari vi ho un pò sfrittellato le palle con le mie riflessioni ecologiste e preferireste leggere qualche storiella familiare tragicomica...(ne ho diverse in archivio, ma mi manca il tempo!!)
Ma come faccio a non condividere questo?
Ma come faccio a non condividere questo?
Alessandro è testimonial della nostra prossima manifestazione.
E questa volta verrà con noi, insieme ad altre mamme e ad altri bambini.
Perché è del loro futuro che si parla: prima iniziano a capire che dovranno rimboccarsi le maniche
per ottenere il rispetto di tutti i loro diritti (compreso quello alla salute) meglio è.
- Ale, guarda, sei sul manifesto contro l'inceneritore.
- !! Ma dove lo metterete?
- Dappertutto in paese.
- Che bello, diventerò una star!
Per niente narciso, il ragazzo.
domenica 26 febbraio 2012
Dove è morto Gesù. O forse dove vive.
- Mamma, ma Gesù è morto in questa montagna?
- No, amore. Gesù è morto in Palestina. Non in Val di Fassa.
- Ma allora perché sulla cima della montagna c'è una croce?
- Beh...spesso gli alpinisti quando arrivano sulla vetta...piantano una croce.
- Perché?
- Perché? Mah...Perché si sentono più vicini a Dio? Perché si sentono Dio?
Interviene il Marito A.M. e B.C. (Bravo Cristiano):
- Forse per dire grazie a Dio.
- Per che cosa?
- Per essere arrivati vivi lassù. Per il cielo blu. Per la montagna.
Ho scoperto che la polemica anti-crocifisso si è estesa dalle aule scolastiche alle vette delle montagne.
Le Dolomiti sono patrimonio dell'Umanità, non della Cristianità, pertanto qualcuno si sente offeso dal crocifisso piantato su ogni cima.
Meno male che non si sentono offesi anche dai tetti aguzzi dei campanili, dei tetti scoscesi, dalle cime appuntite dei pini che si protendono prepotentemente verso l'alto, verso l'infinito.
Polemiche a parte, pochi luoghi sono più alti e spirituali di una cima alpina,
di un bosco ammantato di neve, del bagliore accecante del sole che brilla sulla distesa bianca.
Se hai la fortuna di sottrarti alla caciara multicolore degli impianti, delle piste
e delle baite dove si suona musica da discoteca, in montagna puoi ascoltare il più sublime dei silenzi,
respirare l'odore penetrante degli abeti, godere del blu vibrante di un cielo incontaminato.
Io non ho alcun Dio a cui dire grazie, ma davanti alle Dolomiti non puoi non dire grazie,
non puoi non rimanere senza fiato, non puoi non commuoverti davanti a tanta bellezza, tanta perfezione.
E, incontrandosi nei sentieri di montagna, le persone si salutano gentilmente.
Anche le stesse persone che probabilmente nell'ascensore di un parcheggio cittadino si ignorerebbero.
Perché a contatto con la natura si diventa più umili, meno arroganti, forse anche più felici.
Io ero felice davanti a questo spettacolo:
Emozionata e felice.
Respiravo a pieni polmoni e godevo della pulizia, dell'armonia, persino dell'acqua deliziosa che sgorgava dal rubinetto.
E dopo una settimana ho impacchettato nei ricordi l'aria pura e la bellezza
e siamo tornati nella pianura violentata e soffocata dallo smog e dalla stupidità dell'uomo.
Nella terra dei centri commerciali, delle fabbriche dismesse e delle discariche.
Nella provincia dove hanno spacciato per progresso e modernità l'orrido inceneritore portatore di morte e di soldi sporchissimi.
Nella pattumiera d'Italia, l'ex Leonessa che ha saputo ridurre persino le colline del Garda
in un cementificio.
Ci aspetta una nuova stagione di sfide, di manifestazioni, di casino.
Io sono pronta.
E c'è un'immagine che per me vale più di cento croci e di mille crociate.
Perché è la più grande fonte di energia e di ispirazione della mia vita.
Un'immagine di questa vacanza che porterò nel mio cuore per sempre.
Questa:
venerdì 23 dicembre 2011
I miei elenchi di Natale
Abbasso...
- i messaggi di auguri seriali e multimediali
- gli auguri dai fornitori sconosciuti, di hotel dove non sono mai stata e mai andrò (senza nemmeno un buono sconto!)
- i ristoranti che ti tampinano con i loro vomitevoli menù a 12 portate dei cenoni a cui non parteciperò
- le onlus che si ricordano di chiedere il mio aiuto tutte insieme durante la settimana n.51 dell'anno
- le cassiere che ripetono buonnatalegraziearrivederci meccanicamente e scojonatamente
- il cestodinatale ai vicini che ti hanno fatto un cestodinatale
- i volantini della fiera del bianco (e aspetta un attimo, dai! già che ci sei mandami già la pubblicità di Pasqua, allora!)
- gli auguri che per essere scaricati richiedono due plug-in e cinque minuti di download.
- le ultime news sulle ruberie della Casta: voglio una tregua!
- i panettoni industriali farciti di creme color pastello.
Evviva...
- abolire lo scambio di regali con le amiche e sostituirli con una bella cena di auguri e di solidarietà femminile
- convertire lo scambio di regali con il marito in una vacanza sulla neve per tutta la famiglia
- disertare i centri commerciali e fare acquisti in cascina
- regalarsi la tessera di socio di Greenpeace
- snobbare le insistenti offerte last minute di profumerie e catene
- regalare biglietti per spettacoli anziché oggetti seriali
- imporre a parenti e amici una moratoria sui regali ai bambini
- acquistare CD natalizio di Micheal Bublé in seguito ad un raptus di shopping compulsivo social qui sotto documentato.
- l'insalata di patate della mia mamma
- iniziare le vacanze con un lungo pigiama party a tre
- trasformare la casa in un piccolo laboratorio di pasticceria amatoriale
"Per alimentare un blog di buoni contenuti, occorre vivere una buona vita."
(cit. ReteLab). Io ci sto provando.
lunedì 19 dicembre 2011
La vaccinazione
La telefonata con la mamma? uccisa dalle urla.
Rispondere alla mail del cliente? non se ne parla neppure.
Mi hanno reclamato violentemente.
- Costruiamo la casetta Duplo?
- Facciamo un treno con le formine?
- Facciamo la lotta sul tappeto?
- Mamma guardiamo insieme i miei quaderni?
- Ante io ho il puaderno, guadda io!
- Guardiamo harrypotter?
- Novojo ellitottel, mi metti la calica di centouno?
- Giochiamo con il presepio.
- Ma cosa è 'sta puzza, Gesù Bambino ha fatto la cacca?
- Alloa jii vado a tambiare i pannolino. Etto fatto!
- Ma chi è il papà di Gesù? La mamma si capisce, ma qui dentro ci sono un sacco di uomini...
BING. SBANG. BENG
- Ho fameeee
- Mamma ma la Tella mi picchia!
- Non è velo!
- E invece siiiiiii.
BING. SBANG. BENG
- Devo fare la pipiiiii
- Adesso devo fare la tattaaaaa!
Bbing sbeng.
- Mamma cusiniamo insieme?
- E' prontooooo.
- Un attimooooo.
- Ciao a tutti!!
- Papà!!!!
E' appena trascorso un pomeriggio di allenamento.
Una preparazione psicofisica.
Anzi, una vera e propria VACCINAZIONE.
Assumere il principio patogeno a piccole dosi stimola la risposta immunitaria dell'organismo, no?
E allora io sto seguendo una PROFILASSI, per poter sopravvivere all'imminente
PANDEMIA che sconvolgerà il mio precario equilibrio mentale:
LE VACANZE DI NATALE.
Che bello finalmente arrivano le vacanze. Così ci si riposa un pò.
Ci sono giorni in cui temo che il concetto di RIPOSO troverà spazio nella mia vita
solo quando sarò in CASA DI RIPOSO.
Beh se non schiatterò prima, ovviamente.
Auguri, comunque, eh!
Rispondere alla mail del cliente? non se ne parla neppure.
Mi hanno reclamato violentemente.
- Costruiamo la casetta Duplo?
- Facciamo un treno con le formine?
- Facciamo la lotta sul tappeto?
- Mamma guardiamo insieme i miei quaderni?
- Ante io ho il puaderno, guadda io!
- Guardiamo harrypotter?
- Novojo ellitottel, mi metti la calica di centouno?
- Giochiamo con il presepio.
- Ma cosa è 'sta puzza, Gesù Bambino ha fatto la cacca?
- Alloa jii vado a tambiare i pannolino. Etto fatto!
- Ma chi è il papà di Gesù? La mamma si capisce, ma qui dentro ci sono un sacco di uomini...
BING. SBANG. BENG
- Ho fameeee
- Mamma ma la Tella mi picchia!
- Non è velo!
- E invece siiiiiii.
BING. SBANG. BENG
- Devo fare la pipiiiii
- Adesso devo fare la tattaaaaa!
Bbing sbeng.
- Mamma cusiniamo insieme?
- E' prontooooo.
- Un attimooooo.
- Ciao a tutti!!
- Papà!!!!
E' appena trascorso un pomeriggio di allenamento.
Una preparazione psicofisica.
Anzi, una vera e propria VACCINAZIONE.
Assumere il principio patogeno a piccole dosi stimola la risposta immunitaria dell'organismo, no?
E allora io sto seguendo una PROFILASSI, per poter sopravvivere all'imminente
PANDEMIA che sconvolgerà il mio precario equilibrio mentale:
LE VACANZE DI NATALE.
Che bello finalmente arrivano le vacanze. Così ci si riposa un pò.
Ci sono giorni in cui temo che il concetto di RIPOSO troverà spazio nella mia vita
solo quando sarò in CASA DI RIPOSO.
Beh se non schiatterò prima, ovviamente.
Auguri, comunque, eh!
giovedì 20 ottobre 2011
La borsa blu
Giorni frenetici.
Di lavoro, manifestazioni, riunioni con le maestre, lezioni di tango argentino.
E, tra una pioggia e un raffreddore, è arrivato anche il fatidico momento del "cambio di stagione".
Segnato, quest'anno, dall'archiviazione della borsa blu.
Anzi de La Borsa Blu.
La Borsa Blu è l'appellativo domestico per uno dei pochi accessori utili trai mille che ti piombano in casa con la nascita di un bambino: la borsa-fasciatoio.
Le borse-fasciatoio attualmente sul mercato sono oggetti assolutamente glamour: argento, con le pailettes, o le decorazioni di Hello Kitty (no, al neonato non gliene frega niente di Hello Kitty, naturalmente).
Per chi, come me, è diventata mamma nello scorso decennio, la borsa fasciatoio assolveva al suo ruolo senza brio: ingombrante, sgraziata, goffa. La mia era proprio così:
E siccome il blu è tornato di moda solo recentemente, dopo anni di oblio, La Borsa Blu stava male con tutto.
Ma guai ad uscire senza! Nei suoi magici scomparti, infatti, trovava posto la soluzione ad ogni contrattempo, un kit di sopravvivenza completo fatto di:
pannolini, telino, cremina, coppette assorbilatte, biberon di acqua, fazzolettini, salviettine umidificate, cerotti, vestiti di ricambio, un pacchetto di pavesini, magari una banana o uno yogurt, una bavaglia, un pettinino, un paio di calzine, un maglioncino leggero, il liquido antibatterico, in narhinel (detto anche l'aspira-caccole, oggetto perversamente gradito a tutte le mamme), un flacone di fisiologica, un cappellino, un set di giochini, qualche libro. Oltre, spesso, a chiavi, portafogli, cellulare, ecc.
Un rapido flashback e rivedo la B.B. appoggiata sul manico del passeggino, nella sala di attesa del pediatra, al parco giochi, in spiaggia (piena di sabbia), in vacanza, al ristorante, a casa di amici,
persino a Gardaland. La Borsa Blu è, per la mamma di un neonato, come la cassetta degli attrezzi dell'idraulico, come il borsone del medico. Non se ne può fare proprio a meno.
E ora, dopo quasi sette anni di onorato servizio, torno a vivere senza Borsa Blu.
E, insieme ad essa, archivio le ore e ore ad allattare.
Le pappine. I pannolini. Carrozzine e passeggini. Il terrore di non essere pronti ed attrezzati all'ora della pappa. I risvegli notturni. I pianti inconsolabili. Le vaccinazioni. Gli oggetti gettati dal seggiolone. I dentini. I gattonamenti. I primi giochi. Le prime parole.
I primi anni della vita dei miei bambini.
Domani Valentina compie 2,5 anni.
Parla, canta, salta corre, va al bagno, dorme tutta la notte, mangia di tutto, ha i suoi cartoni preferiti.
Ha persino una migliore amica.
Non è più una bambina piccola.
Non sono più la mamma di un bambino piccolo.
Non sarò più la mamma di un bambino piccolo.
Evviva.
Già.
Il momento che ho tanto desiderato.
E allora perché questa malinconia?
........
...Perché il treno dei genitori va sempre più veloce...
E quando tiri su il naso per ammirare il paesaggio...
il paesaggio è già cambiato.
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martedì 20 settembre 2011
Dalla colpa alla responsabilità.
![]() |
20.9.11: S&P abbassa il rating dell'Italia e Berlusconi la accusa di essersi fatta influenzare dall'opposizione e DAI MEDIA! |
Da 30 anni sono una consumatrice,
da 20 sono una elettrice,
da 14 anni lavoro nelle aziende,
da quasi 7 sono un genitore.
Se il cameriere si dimentica di portarmi le verdure grigliate si scusa? No, dà la colpa al cuoco.
Se il POS dell'ufficio postale non funziona l'impiegata si scusa per il disservizio?
No, mi guarda con odio e dà (implicitamente) la colpa a me e al mio bancomat.
Se il cliente chiama il fornitore per reclamare, il personale ringrazia della segnalazione e si fa in 4 per risolvere il problema? Assolutamente no, scatta la corsa al colpevole oppure (e il titolare è il primo a dare il buon esempio) il cliente è un rompicoglioni.
Se i dipendenti migliori se ne vanno? Che stronzi ingrati, non volevano farsi maltrattare gratis.
Se i clienti mi tradiscono? Quei bastardi dei concorrenti!
Se centinaia di preti sono pedofili, la Chiesa si scusa e risarcisce le vittime? Ma ci mancherebbe! Senza contare che è sempre quel cattivone del Demonio a metterci lo zampino, se i giornalisti stessero zitti non si creerebbe allarmismo inutile, no?
Se ho preso la multa? Colpa del vigile bastardo.
Se le strade traboccano di immondizia e i cassonetti di rifiuti riciclabili? Colpa della politica e della mafia.
Se i bambini sono obesi e sempre più depressi? Colpa della scuola, della società, dell'industria alimentare.
Se il divano è pieno di zampate lerce? Colpa di mia sorella/di mio fratello/del gatto.
E se il mio paese va a rotoli, chi lo governa da vent'anni può assumersene anche sono un briciolo di responsabilità? Domanda retorica. La colpa va, naturalmente, alla crisi ("imprevedibile" benché prevista da circa 20 anni), all'opposizione, alla sinistra illiberale che aumenta le tasse (!), alle toghe rosse, alle toghe corrotte, alla stampa internazionale di parte, alla culona inchiavabile della Merkel, e, da ultimo, ai media.
(E se a dirlo è il padrone di 3 televisioni e di un impero editoriale, capo di un Governo che finanzia gran parte della stampa e che ha ridotto la TV nazionale a un manipolo di sopravvissuti, beh possiamo proprio fidarci. Che ingrati questi media!).
E se la smettessimo di cercare i colpevoli e ci assumessimo ognuno le sue responsabilità?
Responsabilità deriva da responsum-abilis e significa capacità di risposta.
Essere responsabili significa rendersi conto che ogni volta che miriamo con l'indice agli altri
stiamo puntando 3 dita contro noi stessi.
E noi, che risposta diamo?
E' facile vedere la pagliuzza nell'occhio del vicino, ma la trave nel nostro ci sfugge sempre.
Sono sempre più convinta che il genere umano si stia autodistruggendo proprio per l'incapacità di assumersi le proprie responsabilità.
Nei confronti della Terra, della natura, dei più deboli, dei figli, dell'umanità.
Dal Papa coperto di ermellino ai miei figli (passando per il nostro signor presidente del consiglio) tutti potremmo e dovremmo passare dallo scaricabarile facile al cercare di dare il buon esempio.
Ecco.
Se c'è una cosa che
Del menefreghismo individuale, familiare, condominiale.
Ogni voto, ogni goccia di acqua risparmiata, ogni sacchetto di rifiuti riciclati, ogni scontrino richiesto e anche il rispetto delle più piccole regole di convivenza conta qualcosa.
Perché, come diceva una mia vecchia conoscenza, "la somma fa il totale".
venerdì 22 luglio 2011
La più potente di tutte le droghe.
Quasi 800 giornate insieme.
Di cui più di 500 in braccio. O appesa al mio polpaccio.
Pianti, capricci, piccole grandi sfide estenuanti.
Febbri, vomiti, tanta, tanta cacca da pulire.
Un richiamo continuo che, a volte, è come un cappio al collo:
- Mammaaaaa mammina!!
- Sono al bagno, amore. Mi lasci sola un minutino??
- In braccio!! In braccioooooooo!!!!
Notti surreali, di risvegli e pianti, in cui non sai come farai a sopravvivere.
(poi sopravvivi sempre).
Le hai dato la vita, ma oltre alla sua si è presa pure la tua.
La sensazione che il tempo non passi mai, che la fatica non si alleggerisca mai.
E invece il tempo passa.
La fatica diminuisce ogni giorno, impercettibilmente.
Ogni giorno più autonoma, meno cozza, più simpatica, adorabile, indipendente.
E ogni giorno è prezioso, fuggevole. Già fra pochi mesi sarà diversa al massimo in un anno non sarà più la polpetta buffa che è ora.Ha finito oggi il suo primo anno di asilo nido. Con il rammarico della maestra: "E' diventata così brava ed autonoma e ora se ne va!".
E poi, un bel giorno, succede una cosa.
La stai coccolando e lei ti guada con gli occhi dell'amore e ti mugugna qualcosa di incomprensibile con la bocca ripiena di ciuccio.
-....
- Cosa hai detto? Sputa il ciuccio!
E lei sputa il ciuccio, ti guarda innamorata e ripete:
-Ti vojo tanto bene, mammina!
E all'improvviso tutta la fatica sparisce, e ti scoppia dentro un amore folle, una felicità che cancella ogni sforzo.
E capisci che non c'è niente che non faresti per quella creatura,
e che non esiste soddisfazione amorosa, lavorativa, personale paragonabile nemmeno lontanamente alla gioia
che può darti l'amore del tuo bambino.
martedì 12 luglio 2011
Ruspe in affido
Valentina mostra una precoce vocazione da assistente sociale.
La sua missione è riunire le famiglie disperse e ricongiungere i piccoli con i loro genitori.
Piccoli di qualsiasi specie, animata o no.
I peluche-gatto? Tutti insieme nel suo letto.
I pesciolini di gomma? "Etto fatto, pittolo Nemo, tu qui ed etto qua tuo papà!".
La piccola Rapunzel? "La ftrega ha rubato 'a bimba ma poi 'a bimba torna da sua mamma".
Le scarpine bimbe? Nella scarpiera con le scarpe mamme.
Le barchette? Tutte nello stesso laghetto "Etto, pittola barchetta, è arrivata 'a tua mamma".
Ma quando si è messa a organizzare l'adozione di una ruspina blu da parte di una ruspona gialla
("Etto, pittola rufpa, adeffo etta è 'a tua mamma") ho fatto fatica a contenere la cinica razionalista che c'è in me.
"Glielo dici tu che le ruspe NON SONO mammiferi?" ho chiesto al primogenito.
"Ma mamma, NO!" mi ha rimproverato il seienne: "Questo è il SUO gioco, e se glielo rovini lei ci rimarrà malissimo!".
Ok, ok!! Eviteremo di crearle questo trauma, allora!
A volte un seienne può essere un distillato di saggezza meglio della Tata Lucia di SOS Tata.
mercoledì 29 giugno 2011
La mappa non è il territorio.
Nei corsi di comunicazione insegno che noi percepiamo le persone e le cose secondo lo stereotipo che ce ne siamo stampati nella mente.
Persino dei nostri figli abbiamo un'idea che è solo la nostra idea, e che non coincide, ad esempio, con l'idea che ne hanno altre persone.
Eppure tutti i genitori coltivano l'assurda presunzione di conoscere molto bene i loro figli....
Un esempio?
Fine dell'anno scolastico.
Tempo di pizzate, di feste, di addii, di foto ricordo, di faldoni traboccanti di lavoretti e disegnini.
E tempo di colloqui con le maestre.
Ed ecco le sorprese!
La mia idea del mio figlio 1:
affettuoso, bravo, collaborativo, aperto, curioso, intelligente...(vabbeh, lo so che ogni scarrafone è bello a mamma sua ma insomma...)
Il responso della maestra?
Pigro, individualista, conservatore, chiuso, cervellotico, poco determinato, poco motivato.
Non ama lo sport, non ama i giochi di gruppo, non ama disegnare, non ama ritagliare, non collabora nell'apparecchiare. Praticamente gli piace solo farsi i c....suoi. Ah, sì, però si esprime molto bene.
'Anvedi!
Persino dei nostri figli abbiamo un'idea che è solo la nostra idea, e che non coincide, ad esempio, con l'idea che ne hanno altre persone.
Eppure tutti i genitori coltivano l'assurda presunzione di conoscere molto bene i loro figli....
Un esempio?
Fine dell'anno scolastico.
Tempo di pizzate, di feste, di addii, di foto ricordo, di faldoni traboccanti di lavoretti e disegnini.
E tempo di colloqui con le maestre.
Ed ecco le sorprese!
La mia idea del mio figlio 1:
affettuoso, bravo, collaborativo, aperto, curioso, intelligente...(vabbeh, lo so che ogni scarrafone è bello a mamma sua ma insomma...)
Il responso della maestra?
Pigro, individualista, conservatore, chiuso, cervellotico, poco determinato, poco motivato.
Non ama lo sport, non ama i giochi di gruppo, non ama disegnare, non ama ritagliare, non collabora nell'apparecchiare. Praticamente gli piace solo farsi i c....suoi. Ah, sì, però si esprime molto bene.
'Anvedi!
La mia idea della figlia 2?
prepotente, umorale, testarda, cozza, violenta, stronzettina e...vabbeh, sì, anche simpatica e tanto bella (ci mancava pure altro...)
Il responso della maestra?
Dolcissima, educata, affettuosa, rispettosa, solare, simpatica.
Ama cantare, ama ballare, ama disegnare, ama ritagliare, ama osservare.
Ok, ci ha messo mesi e mesi ad adattarsi al nido, ma ora ci va volentieri ed è "sbocciata".
WOOOOW!
Ma parliamo della stessa creatura?
Posso ammettere di essere tornata a casa gongolando e di averla guardata con occhi diversi?
Non si finisce mai di imparare...
martedì 21 giugno 2011
La sindrome di Toy Story 3
Alessandro fu folgorato a 18 mesi davanti al plastico ferroviario del Castello di Brescia: trenini!
Da allora, per 5 lunghi anni, la nostra vita familiare è stata allietata da:
- infinite ripetizioni di Thomas il trenino, imparandoci a memoria le canzoncine "Accidents" e "Night Train".
- Svariate gite per stazioni e in stazioni per l'adorazione di treni a vapore, elettrici, passeggeri, merci, container, cisterne, manovatori, ecc.
- Una impressionante plastico domestico di trenini Brio-misto IKEA, con una collezione paurosa di stazioni, trenini a batteria e costosissimi pezzi speciali,
- Innumerevoli piste di plastica di ogni fascia di prezzo e di ogni durata: 0-5 minuti; 5 minuti-6 mesi; oltre 6 mesi.
- Un vero e proprio plastico elettrico, assolutamente prematuro, ingombrante, costoso, poi finito ingloriosamente in cantina con suo comodo pannello di laminato 2 metri x 3.
- Diverse gite dallo Zio Bob, forzato a riesumare con ore e ore di certosino lavoro, i suoi modellini della prima metà del secolo XX°.
- Una visione treninocentrica della vita, in cui anche le ante scorrevoli di un armadio rivestono un certo fascino in quanto scorrevoli su binario.
- Una intera vacanza in un villaggio marchigiano solcato dalla ferrovia, punto di debolezza della struttura per i recensionisti del web, e irresistibile fattore di attrattiva per noi.
- Il presepio di casa nostra? Vi devo spiegare con che mezzo arrivano i re Magi alla capanna? No, niente cammelli, c'è il pendolino del 6 gennaio...
E come sempre accade con i figli, quando tu ti sei abituato, attrezzato, adeguato, impegnato,
quando hai partecipato, investito, condiviso...
loro che fanno? Cambiano!
E fu così che il mio bambino si stufò dei trenini e staccò ad uno ad uno le fantastiche locomotive sticker dalle pareti della sua cameretta, per lasciare spazio ai suoi orrendi disegni degli orrendi personaggi di SuperMario e di Ben10!!!
E io che predico nei miei corsi che la propensione al cambiamento è l'atteggiamento dei veri vincenti...
mi sorprendo malinconicamente malata della sindrome di ToyStory3.
E ripenso a un augurio per la nascita del mio primogenito:
Benvenuti nel treno dei genitori.
ATTENZIONE! E' un treno VELOCISSIMO; non si ferma quasi mai e da pochissimo tempo per guardarsi indietro.
Quindi non vi distraete troppo, ma guardate bene dal finestrino il paesaggio che cambia cosi'
velocemente e senza ripetersi mai.
Ciuf Ciuuuuuuff!
Ciuf Ciuuuuuuff!
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