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giovedì 20 ottobre 2011

La borsa blu

Giorni frenetici.
Di lavoro, manifestazioni, riunioni con le maestre, lezioni di tango argentino.
E, tra una pioggia e un raffreddore, è arrivato anche il fatidico momento del "cambio di stagione".
Segnato, quest'anno, dall'archiviazione della borsa blu.

Anzi de La Borsa Blu. 
La Borsa Blu è l'appellativo domestico per uno dei pochi accessori utili trai mille che ti piombano in casa con la nascita di un bambino: la borsa-fasciatoio.
Le borse-fasciatoio attualmente sul mercato sono oggetti assolutamente glamour: argento, con le pailettes, o le decorazioni di Hello Kitty (no, al neonato non gliene frega niente di Hello Kitty, naturalmente).

Per chi, come me, è diventata mamma nello scorso decennio, la borsa fasciatoio  assolveva al suo ruolo senza brio: ingombrante, sgraziata, goffa. La mia era proprio così:

E siccome il blu è tornato di moda solo recentemente, dopo anni di oblio, La Borsa Blu stava male con tutto.
Ma guai ad uscire senza! Nei suoi magici scomparti, infatti, trovava posto la soluzione ad ogni contrattempo, un kit di sopravvivenza completo fatto di:
pannolini, telino, cremina, coppette assorbilatte, biberon di acqua, fazzolettini, salviettine umidificate, cerotti, vestiti di ricambio, un pacchetto di pavesini, magari una banana o uno yogurt, una bavaglia, un pettinino, un paio di calzine, un maglioncino leggero, il liquido antibatterico, in narhinel (detto anche l'aspira-caccole, oggetto perversamente gradito a tutte le mamme), un flacone di fisiologica, un cappellino, un set di giochini, qualche libro. Oltre, spesso, a chiavi, portafogli, cellulare, ecc.

Un rapido flashback e rivedo la B.B. appoggiata sul manico del passeggino, nella sala di attesa del pediatra, al parco giochi, in spiaggia (piena di sabbia), in vacanza, al ristorante, a casa di amici,
persino a Gardaland. La Borsa Blu è, per la mamma di un neonato, come la cassetta degli attrezzi dell'idraulico, come il borsone del medico. Non se ne può fare proprio a meno.

E ora, dopo quasi sette anni di onorato servizio, torno a vivere senza Borsa Blu.
E, insieme ad essa, archivio le ore e ore ad allattare.
Le pappine. I pannolini. Carrozzine e passeggini. Il terrore di non essere pronti ed attrezzati all'ora della pappa. I risvegli notturni. I pianti inconsolabili. Le vaccinazioni. Gli oggetti gettati dal seggiolone. I dentini. I gattonamenti. I primi giochi. Le prime parole.
I primi anni della vita dei miei bambini.

Domani Valentina compie 2,5 anni.
Parla, canta, salta corre, va al bagno, dorme tutta la notte, mangia di tutto, ha i suoi cartoni preferiti.
Ha persino una migliore amica.
Non è più una bambina piccola.
Non sono più la mamma di un bambino piccolo.
Non sarò più la mamma di un bambino piccolo.

Evviva.
Già.
Il momento che ho tanto desiderato.
E allora perché questa malinconia?
........


...Perché il treno dei genitori va sempre più veloce...
E quando tiri su il naso per ammirare il paesaggio...
il paesaggio è già cambiato.

domenica 3 ottobre 2010

Il cestino da cucito.

Uggioso pomeriggio di ottobre.
A casa ci siamo solo io e la polpetta.
Dopo aver disegnato e fatto merenda, lei si mette a giocare tranquilla,
e io decido di dedicarmi ai lavoretti di cucito che rimando da mesi, per lo più bottoni da attaccare.
 Musica rilassante, atmosfera tranquilla.

All'improvviso mi prende un nodo alla gola.
Il cestino da cucito.
Il cestino da cucito che mi ha regalato mia nonna forse 20 anni fa. Uguale al suo.
In un istante ritorno ragazzina,  e sono di fronte al suo cestino da cucito.
Siamo nel giardino della casa di campagna, sedute al tavolo di legno.
Il suo cestino da cucito trabocca di bottoni colorati, nastri, fili di tutti i colori.
Sta ultimando un bellissimo vestito per la mia Barbie, ispirato all'abito da sposa della principessa Diana.
Con le sue dita nodose e deformate dall'artrite, le unghie corte e tonde.
Mani che non si fermano mai: piegate da enormi borse della spesa, decise nell'orto, sicure in cucina, tenere sulle guance dei nipotini lontani, mio fratello ed  io.


Mi prende un'inaspettata e acuta nostalgia della sua voce, della sua presenza.
Mia nonna è stata forse la persona che mi ha viziato di più nella mia vita, assecondando ogni mia passione.


Ero golosa di dolci. Mia nonna aveva sempre una scorta di cioccolata e trovava sempre il tempo per sfornare una delle sue strepitose torte. La Kolac di ribes, la torta di pane, la torta di ricotta.


Avevo una passione per le spose. Mia nonna non mi diceva mai di no, se chiedevo di sfogliare e ritagliare le vecchie riviste di spose o di indossare l'abito da sposa di mia mamma, avvolta in una nuvola di tulle.


Ero vanitosa. Mia nonna mi comprava piccoli rossetti ed altri vezzi, come le scarpe bianche di tela con l'elastico, 
scarpe che a me sembravano "da ballerina".


Amavo disegnare. Mia nonna mi faceva trovare matite e blocchi ed io mi perdevo per ore nei miei disegni, mentre, alle mie spalle lei e mia mamma cucinavano e intrecciavano infinite chiacchiere femminili.


Ho sempre amato le feste, pur vissute in un costante nomadismo familiare. Mia nonna non mancava mai di celebrarle con piccoli riti e tradizioni. La caccia alle uova pasquali in giardino, la torta a forma di agnello, con un nastrino rosso e un campanello al collo. L'albero di Natale vero, con decorazioni antiche, e scatole piene  di profumatissimi e irresistibili biscottini natalizi di cui mi ingozzavo senza ritegno. Ho mangiato tante di quelle lunette alle mandorle, cerchi di cioccolato con la noce e cuoricini con la marmellata che quei sapori e quei profumi resteranno dentro di me per sempre. E poi regali, pacchettini colorati da scartare, sorprese.


Per un momento vorrei tornare bambina. Senza pensieri né responsabilità.
Vorrei ancora sentirmi così viziata, coccolata, protetta.


Ci sono amori che si possono capire e ricambiare fino in fondo solo nella lunga distanza,
di solito quando è troppo tardi.


Ci sono amori che sopravvivono anche alla morte. Restano assopiti da qualche parte nel tuo cuore,
e poi si riaccendono all'improvviso di fronte ad un cestino del cucito.