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martedì 31 dicembre 2013

L'anno che verrà

Da stamattina la mia home page di Facebook trabocca dei soliti pensierini di fine anno: bilanci, propositi, oroscopi, lagne…
E, all'improvviso, mi torna voglia di mettere in ordine i pensieri su una pagina di blog, attività terapeutica che ho smesso di fare da tanti, troppi mesi.
Perché non è uno stereotipo, un nuovo anno simboleggia una pagina bianca, una proiezione verso il futuro: cosa potremo, vorremo, saremo capaci di fare? 
Ma prima di pensare al nuovo anno, bisogna chiudere i conti con quello che passa, una sorta di rito catartico.

Per me il 2013 è stato l'anno dell'impegno attivo.  
Per tutta una vita la parola "politica" è stata per me repulsiva, sinonimo di intrallazzi, lotte di potere, ruberie.
E invece, una volta scoperto che se non ti occupi di politica stai comunque lasciando che la politica si occupi di te (e dei tuoi figli),  attivarsi è stata un'urgenza impellente, dolorosa, faticosa, gioiosa.

Impellente perché o cerchiamo di riportare i cittadini (onesti) nelle istituzioni o non ci rimarrà alcuna speranza che questo paese alla deriva possa ospitare la nostra vecchiaia e la vita dei nostri figli.

Dolorosa perché più sai più vorresti non sapere. Nel corso dell'anno i nostri amici nelle istituzioni ci sono entrati, e abbiamo capito meglio il livello di degrado, di corruzione, di marciume in cui versa lo Stato italiano, dalla presidenza della repubblica in giù, fino all'ultimo cittadino. 
Quello che non esita a buttare la sua immondizia per strada invece che nel cassonetto, quello che sa solo lamentarsi e non esita a truffare il prossimo o la collettività quando può. 
Ogni cittadino è un sessantamilionesimo di Stato,  e quanti ce ne sono di opportunisti, di ipocriti, di parassiti, di furbi?

Faticosa, perché si è presa tanto, tanto tempo. Risorsa rara e preziosissima per genitori lavoratori autonomi, già compressi tra i mille impegni dei figli, della professione, della famiglia. E così non c'è più stato tempo per fermarsi a raccontare la vita nel blog, al massimo un tweet o un post al volo su FB.
Ma, soprattutto, non c'è (quasi) più tempo senza pensieri, preoccupazioni. 
Le brutte notizie ti rincorrono sullo smartphone, per la strada, nei racconti della gente.

Gioiosa, per partire dal nulla e raggiungere il 25% dei voti senza appoggi e senza soldi, è stato un percorso anche esaltante.
Abbiamo lavorato con tanti nuovi amici, (per la verità ben lontani dallo stereotipo del grillino, intransigente, ottuso e incapace di dialogo). Siamo orgogliosamente onesti, quello sì ("moralisti del cazzo" ci ha urlato un parlamentare di destra in aula) e in questo paese di CettoLaqualunque siamo noi gli strani, quelli da guardare con diffidenza.
Ma non abbiamo perso la gioia nell'incontrarci, nel condividere valori, nel progettare eventi, nel sognare un paese a misura di cittadino, non di banche e multinazionali.


E poi ci sono loro. Il motore del nostro impegno, della nostra proiezione nel futuro.

Noi siamo cresciuti nel benessere ma anche in un torpore menefreghista che ha contribuito allo sfascio.
Abbiamo 40 anni e nessuno ci ha consegnato il paese che dovremo porgere ai nostri figli: se lo tengono stretto per spolparlo meglio.
Se cerchiamo di riprenderci il paese è per i nostri figli, perché non debbano vivere di stenti in un paese senza più cultura, valori, prospettive.
Ecco, se c'è una cosa per cui vorrei tanto un Dio da ringraziare è per i miei figli. Perché sono sani, vitali, felici. Una continua fonte di scoperte, di emozioni, di giochi.
Ognuno dei due tesori ci ha dato grattacapi e ci pone ogni anno di fronte a nuove sfide. 
Non è facile educarli, non è facile trovare l'equilibrio tra le loro infinite esigenze e le nostre, non è facile convivere con due piccoli vulcani di energia e richieste.
Ma, inutile negarlo, sono il centro della nostra vita, di ogni progetto.
E ricorderò il 2013 per i tanti momenti speciali con loro, con loro e con i nostri cari, momenti che ho cercato di immortalare nel nostro album di famiglia, ricco di vacanze, feste, viaggi, incontri con amici, nuovi sport, nuove esperienze...

Ecco, forse quello che mi è mancato di più in questo anno è stato il tempo, 
tempo per il mio compagno di vita, tempo per me stessa.

Ho compiuto 40 anni e sono migliorata in tante cose.
Ho smesso di investire a vuoto nelle amicizie unilaterali.
Non credo più che lo scambio di lunghi monologhi scritti possano davvero portare il chiarimento tra le persone.
Sto imparando a farmi scivolare addosso i capricci distruttivi di alcune persone, anche a me molto care.
Sto imparando a dire NO, a selezionare.

Nel 2014 voglio assolutamente portare a termine i miei progetti di cambiamento professionale.
Voglio imparare ad essere meno irascibile, dire meno parolacce.
Vorrei mangiare bene, senza fretta, e muovermi di più.

E concordo con la mia amica Laura, c'è solo una cosa da augurarsi e in cui sperare: la salute. 
Per tutto il resto ci arrangeremo.



domenica 29 aprile 2012

Le lacrime della sposa



Ieri si è sposato Carlo, amico storico e testimone di nozze del marito A.M.
E' stato un matrimonio semplicemente perfetto, una festa indimenticabile.
La giornata stupenda.
Un fantastico ricevimento su una nave antica.
Le coste più suggestive del Lago di Garda, sovrastato dal Monte Baldo innevato.
Ma, soprattutto, è stato un matrimonio pieno di emozioni.
La tensione della mamma.
Il nervosismo del papà, che si tormentava un herpes sotto il cerotto.
L'eccitazione buffa dei bambini, reporter improvvisati alle prese con una Polaroid vintage.
L'allegria degli amici, per un giorno spensierati come in gioventù (soprattutto se, come noi, 
privi di figli a cui badare,  grazie al generoso aiuto di qualche nonno).
E la gioia commossa della sposa.
E la sposa mi ha fatto un regalo. 
Le sue lacrime di gioia mi hanno distolto dal cinismo quotidiano, riportandomi all'inizio della mia vita matrimoniale, 10 anni fa.
La favola.
La felicità.
L'entusiasmo dell'inizio.
Sapevo che il matrimonio non è tutto rose e fiori, ma confidavo che l'amore e la volontà avrebbero tenuta viva la magia.

Ma tenere viva la magia è davvero difficile. E non parlo solo di me.
"La maggior parte delle coppie dei nostri amici si sta separando" ha detto uno degli invitati, ieri.
Anche trai miei conoscenti non vedo molta magia.

C'è quella che dopo la chemioterapia torna dai genitori per non dover fare da serva ad un marito che non ricorda più la promessa "nella buona e nella cattiva sorte".
C'è quella che sotto gli occhiali da sole nasconde un livido, e io spero tanto che abbia solo preso uno spigolo ma non ci giurerei.
C'è quella che dopo aver tenuto in piedi da sola il matrimonio per tanti anni ha tirato i remi in barca e ora viene accusata da tutti per aver voluto tagliare i rami ormai secchi.

E nemmeno le principesse Disney se la passano bene, in barba a tutti i miti con cui ci hanno cresciuto.


Però ci sono anche L. e P. che dopo una vita e un'impresa insieme camminano ancora tenendosi per mano e si apprestano ad aprire insieme un'altra impresa.
E M. ed E. che, in barba alla crisi, alla casa piccola e alle difficoltà, hanno appena suggellato i loro voti coniugali dando vita alla terza creatura.
E come dimenticare T. e V. che ancora non hanno coronato il loro sogno ma che hanno affrontato il dolore più uniti e complici che mai.
La magia è come un orto, perché dia i suoi frutti va coltivata.
Prima di tutto dentro di sé e poi in coppia, attraverso la condivisione non solo di impegni, responsabilità e scadenze, ma anche di tempo, spazio, esperienze, emozioni.

Gli sposini stanno partendo per tre settimane in Nuova Zelanda.
E gli sposini di 10 anni fa?
Hanno deciso di festeggiare il decennale tornando a concedersi tempo e leggerezza.
Il musical a Milano, la mostra di Klimt a Venezia, la giornata relax alla spa, il saggio di tango argentino da preparare, un weekend speciale in un hotel 5*...Riusciranno i nostri eroi a riaccendere la magia?

venerdì 20 aprile 2012

La principessa azzurra.

Valentina.
Tina.
Tella (questo lo hai inventato tu).
Polpetta (questo l'ho inventato io, guardandoti le cosce). 
O anche Maria Polpetta, principessa di Bolognina.

Domani è il tuo terzo compleanno.
Che cosa ti regaleremo?
La casa dei MiniPony (sic)?
Rapunzel da pettinare?
Oppure dieci sedute dall'esorcista? 





O, forse, soffiando le tre candeline uscirai magicamente dai terrible two e non ci regalerai più le tue epiche sceneggiate in cui ti contorci sul pavimento con la bava alla bocca?
C'è da dire che quando Satanasso poi esce da te dopo i tuoi leggendari capricci, tu torni da noi angelicata e, a volte, ci annunci, soave: "Adeffo ho finito e fono bona!".

Nemmeno tre anni e sai già cosa vuoi. O meglio, sai benissimo cosa NON vuoi.
Se prepariamo le decorazioni di Pasqua tu proponi di fare l'albero di Natale.
Se il latte è freddo lo chiedi caldo. Ma appena l'ho scaldato lo rifiuti perché lo volevi freddo.
Se in settimana bianca ti annuncio che andiamo in un bellissimo parco giochi sulla neve tu ci informi che vuoi andare solo in parchi giochi SENZA neve.
Se per caso per colazione c'è la torta tu preferisci una fetta di frittata alle cipolle fredda della sera prima.
Se il dottore nonché sindaco ti offre una caramella tu rifiuti sdegnata e gli dici che è brutto.
Se il tuo amico Alessandro ti invita a casa sua gli rispondi seccatissima: "Non fi veno a cafa tua, io vado a cafa mia! Laffami in pase!".
E se devono venire ospiti da noi, ti accerti che non sarà per sempre: "Ma poi fe ne va a cafa sua?"

La pipì? Accetti di farla solo se tuo fratello finge di competere con te per chi arriva prima al water. Chissà quando mangerai la foglia e capirai che quando Ale esclama "Azzidenti!" strizzandomi l'occhiolino non sta sentenziando la tua vittoria, ma solo che tu sei ancora una tontolina intortabile e lui il primogenito complice.
Intanto hai già capito che con tre moine tuo papà diventa creta nelle tue mani, piccola seduttrice in erba.  E io non te l'ho certo insegnato io, come si fa, "Gattina for dummies" non è trai miei manuali di riferimento.

Però forse un pò di sense of humor te l'ho trasmesso. Altrimenti non mi spiegherei come, a nemmeno tre anni, tu possa uscirmi con delle battute irresistibili. Come quando, intorno al bidet, parlavamo di pulizia della patatina. Tu hai la patatina mentre mamma ha la patatona. Ma che la tua fosse la Pata-Tina e la mia la Pata-tlifia (=Pata-trizia) davvero mi ha fatto rotolare dalle risate.

Non ho avuto bisogno di insegnarti che benché femmina, non devi sentirti relegata ad un mondo di rosa e di pailettes.
Lo sai benissimo. E quindi colori gli album tutti di marrone, decori di nero le uova di Pasqua e sulla tua torta vuoi solo candeline ATHURRE, perché azzurro è il tuo colore preferito.

E in effetti hai dedotto dai cartoni Disney che catturare un principe azzurro  è un must della felicità muliebre.  
Nel frattempo, però, avresti anche deciso di sposarti una femmina, da grande. 
E, nell'attesa, ti sei auto-definita una PRINSIPEFFA ATHURRA.


Per ogni paio di scarpine nuove mi fai le feste, ma poi adori infilarti gli stivalacci di gomma con i disegnini del calcio di tuo fratello.
Maschiaccio? Solo per alcune cose. Poi diventi materna e dolce quando nutri i trenini o dormi con un peluche sotto la maglietta... Per non parlare di quando mi rubi le tollane e i pennelli da trucco.

Quando nasce un bambino nasce anche una mamma. Il 21 aprile del 2009 io sono ri-nata per la seconda volta, riscattando le ingenuità dei miei primi quattro anni di maternità e forse di tutta una vita.
Ho iniziato a combattere per farti nascere secondo natura e continuo a combattere. Per allattare, per evitarvi i farmaci, per l'acqua pubblica, per farvi respirare aria decente, per la parità. Se già prima ero rompiscatole di mio adesso sono diventata una scassapalle attivista.

Il fatto è che mi piacerebbe lasciarvi un mondo anche solo un pochino meno schifoso. Soprattutto a te che sei femmina, e che per raggiungere i tuoi obiettivi nella vita dovrai sfoderare il doppio della grinta.
E sono abbastanza sicura che ci riuscirai.

Quando ho scoperto che nella mia pancia nuotava una femmina ho pianto lacrime copiose di gioia.
Ed in effetti tu sei una gioia, e noi siamo tutti pazzi di te. 
Sei l'ultima arrivata, eravamo già una famiglia, ma mai come ora che ci sei tu.
I tuoi primi anni non sono stati proprio una passeggiata, ma adesso arriva il bello.
Mi fai arrabbiare. 
Mi fai ridere di cuore. 
Mi sfinisci. 
Mi stupisci.
Puoi essere allegra o musona. 
Solare o lunare. 
Pazzerella o maestrina. 
Affettuosa o implacabile.

Ma comunque sei una benedizione, un dono, una ventata di amore e di futuro per i tuoi famigliari, per chi ti conosce e ti vuole bene.

Felice compleanno, Valentina. 
con smisurato amore
la tua mamma (e il tuo papà)

domenica 18 marzo 2012

Di progetti matrimoniali ed altre ambizioni

Tina:- Ale, cofa è Nina?
Ale:- Nina è la mia fidanzata.
Tina:- Cofa è una fidansata?
Ale:- Vuol dire che quando saremo grandi forse ci sposeremo.
Tina:- Ante io mi fpoferò, quando fono glande.
Pamen: Con chi?
Tina:- Con Ale!
Ale:- Ma Tina, non possiamo sposarci, noi siamo fratelli!
Tina:- Allola mi fpofelò un plinsipe. Quando tu salai diventato un plinsipe noi si sposelemo.

Evitare i giocattoli rosa.
Evitare gli stereotipi di genere ("non fare la femminuccia").
Evitare i giochi di genere (= ferro da stiro rosa, aspirapolvere, ecc.)
Evitare  cartoni e libri con smelense principesse, soprattutto se rimbambite e/o addormentate.
Tutto inutile.

La mia bambina femmina si vanta tutta se per caso è vestita di rosa o indossa una gonna.
Adora le mollette.
Adora le scarpe (come non capirla).
Adora i pennelli per il trucco (miei).
Adora le mie tollane.
Adora nutrire e accudire trenini, ruspe, persino i personaggi di Super Mario.
Adora pulire in giro (mai quanto sporcare, invero).
E non vuole fare il magistrato, il pompiere, l'astronauta, il ministro, il dottore, la maestra.
No. 
Lei vuole sposale il plinsipe. 
Come no. Ognuno ha le sue ambizioni.

Non devo concentrare solo sul maschio le aspettative
che desideri fare qualcosa di interessante nella vita, vero?
Come dite? Ah....non devo avere aspettative su cosa faranno perché tanto aranno quello che ne hanno voglia.
Va bene.
D'altra parte i miei genitori non mi hanno mai incoraggiato a manifestare...
e guardate come è finita.


martedì 20 dicembre 2011

Adesso è Natale.

Prima di avere figli nutrivo diverse certezze granitiche.
La più sbagliata tra le mie antiche opinioni è che le recite scolastiche fossero una cosa triste e penosa, in cui i piccoli si trasformano in barboncini ammaestrati per compiacere i grandi, e i grandi simulano di divertirsi per compiacere i piccoli.

Come sempre le cose puoi davvero capirle solo quando le vivi sulla tua pelle.
Oddio, magari un pò penose lo sono, e i coretti stonati e stridenti mettono a dura prova l'udito...Mica sono tutti belli e perfetti come i bambini della pubblicità: 



No, ora che ci penso lo sono molto di più.
Perché i bambini, nella loro innocenza e inconsapevolezza sono veri, puri, sorprendenti, tanto più incontaminati quando più sono piccoli, 
perché poi iniziano ad imitare i comportamenti degli adulti e a corrompersi.

Pomeriggio di fine dicembre. Asilo Nido del Paesello.
Inizio a commuovermi già nell'entrare nella sala gremita di genitori e nonni dalle gote arrossate e dagli occhi lucidi. 
Si abbassano le luci, e nell'aria risuonano i cori di voci angeliche. 
Sono gli stessi coretti che per tanti anni ho adorato e che nell'epoca delle disillusioni mi danno quasi fastidio. 
Eppure mi prende un groppo alla gola. La musica risveglia emozioni lontane, 
e ancora di più le immagini di una natività interpretata da piccolissimi attori concentrati e attoniti, con gli occhi sbarrati come i personaggi di un presepio Thun.



E la magia negli occhi della mia bambina riccioluta...


E la sua sagometta inconfondibile nei giochi di ombre... 




Nella penombra si percepiscono solo risatine e nasi che "tirano su",
e la grande suspance si rompe in un applauso festoso quando 
si alza il sipario e luci si accendono su 36 piccoli visetti stupefatti, che ci mettono un pò prima di capire cosa succede e correre a farsi abbracciare dai propri cari.


Ci sono dei momenti così magici, così unici, che ti ripagano di tutta la fatica,
ti fanno scoppiare il cuore di amore.
Momenti tanto più preziosi perché irripetibili, fuggevoli.

Le recite sono già solo ricordi per il primogenito, catapultato nel mondo della scuola pubblica (dove la mancanza di fondi è una cantilena che fornisce molti alibi).

Mentre uscivo dalla scuola ancora gongolante ho pensato che se Natale ha ancora un senso questo senso è proprio l'amore per i più piccoli...

martedì 8 novembre 2011

Scusa, Erika.

Appena rientrato da scuola Ale estrae dallo zainetto i frammenti di un biglietto che ha trovato a scuola.
Lo becco tutto chino e concentrato, con la linguina tra le labbra, mentre cerca di comporre il puzzle.
Incuriosita mi avvicino.
Sarà l'ennesima caccia al tesoro tra primini?
Un messaggio nella bottiglia?
Un pizzino mafioso?
Ma niente affatto!! Mi basta captare qualche parola e scorgere il cuore sgangherato per provare un tuffo al cuore: ma è un autentico BIGLIETTINO D'AMORE!!! Quanti secoli sono passati da quando le emozioni della sottoscritta e dei suoi compagni venivano condivise con un bigliettino e non, ad esempio, con un SMS o un tweet?
Lancio un gridolino eccitato e mi scaravento a prendere lo scotch.
Ale mi guarda perplesso, mentre assorta al tavolo ad incollare i pezzi del puzzle adesso ci sono io.
- Ma cosa c'è scritto, mamma?
Eccolo qui, condivido la prova perché altrimenti non mi credereste:



SCUSA ERIKA IO NON VOLGIO OFFENDERTI E CHE SAI COME SON SIAMO FATTI NOI UOMINI MI DISPIACE MI DAI 1° SCIENS (chance? n.d.r.) POSSIBILITA 
TI AMO  TI AMO SI o NO
SCUSA!  
VOGLIO..............PUNTINI PUNTINI




OK. Se vi state rotolando dalle risate, ripigliatevi e aiutatemi a rispondere ai seguenti interrogativi che non mi lasceranno dormire stanotte.

1. Mi ami? Si. No. Annulla.
Ma così alle elementari si AMANO? Io pensavo che si piacessero, avessero delle simpatie.
Un momento! Pensandoci bene anche 31 anni fa nei corridoi della Scuola Elementare Filippo Corridoni usavamo termini come innamorarsi e amare. Che sicuramente non avevamo sentito a casa o da Alberoni, ma guardando Love Boat, Candy e Georgie. Ma se non ho potuto fare a meno di sminuire la portata delle dichiarazioni sentimentali dei seienni del nuovo secolo...questo vuol dire che non sono tanto diversa dalle mamme che ridicolizzavano i nostri Grandi Amori etichettandoli con l'orrido termine simpatie.
Insomma sono terribilmente adulta.
Grazie Erika, per avermi ricordato che i sentimenti dei bambini vanno rispettati e non irrisi.
(Ok, ho appena ammesso di aver riso per mezz'ora, poi mi sono pentita, va bene?).

2. Ma quanto paraculo può essere un giovane UOMO (!) di 8, 9 o 10 anni al massimo che scrive "sai come siamo noi uomini?.  Ha già interiorizzato la madre di tutte le scuse maschili, ovvero "sai, mi comporto da maschio perché sono solo un maschio!".
La cosa drammatica è che ha assolutamente ragione e sempre ce l'avrà. E' solo un uomo.
La cosa fantastica è che lei ha stracciato il bigliettino.
Grazie Erika, perché mi fai sperare in una nuova generazione di donne che non si fanno prendere per il naso.

3. Punti di vista.
La mia prima reazione, come avrete intuito, è stata: Brava Erika, hai fatto coriandoli delle scuse sgrammaticate di questo qua! (Così impara a scrivere "vorrei puntini puntini"! E poi, come minimo, oltre a non essersi scusato di persona, ha pure affidato il pizzino al compagno di banco. Codardo!)
La prima reazione del marito A.M., invece, è stata: "Dobbiamo trovare questo povero bambino e convincerlo a non fare più lo zerbino di questa stronza!".
Stronza? Il  mio giovane mito potrebbe essere una stronza?
Vabbé, lei magari è stronza, ma lui è un semianalfabeta. Tié. 

4. Cosa vuol dire vorrei ......puntini puntini? ????????? ???
Vorrei scambiare la merendina con te?
Vorrei stringerti la mano mentre andiamo a mensa?
Vorrei cancellare tutto e non essermi comportato male?
No...deve essere qualcosa che non si può scrivere.
Una volgare allusione! Un ammiccamento sfacciato! Forse è per questo che lei ha strappato il bigliettino?
Lo so, sono una povera illusa...

5. Sono favorevole alle intercettazioni. Ma non avrei mai creduto che potesse essere così divertente intercettare i bambini delle elementari.
Scusa Erika. 
Perché non ho potuto non trasformare i fatti tuoi in una riflessione pseudo-socio-culturale da condividere con i miei cinque o sei lettori.

venerdì 22 luglio 2011

La più potente di tutte le droghe.

Quasi 800 giornate insieme.
Di cui più di 500 in braccio. O appesa al mio polpaccio.
Pianti, capricci, piccole grandi sfide estenuanti. 
Febbri, vomiti, tanta, tanta cacca da pulire.
Un richiamo continuo che, a volte, è come un cappio al collo:
- Mammaaaaa mammina!!
- Sono al bagno, amore. Mi lasci sola un minutino??
- In braccio!! In braccioooooooo!!!!
Notti surreali, di risvegli e pianti, in cui non sai come farai a sopravvivere. 
(poi sopravvivi sempre). 
Le hai dato la vita, ma oltre alla sua si è presa pure la tua.
La sensazione che il tempo non passi mai, che la fatica non si alleggerisca mai.

E invece il tempo passa.
La fatica diminuisce ogni giorno, impercettibilmente.
Ogni giorno più autonoma, meno cozza, più simpatica, adorabile, indipendente.
E ogni giorno è prezioso, fuggevole. Già fra pochi mesi sarà diversa  al massimo in un anno non sarà più la polpetta buffa che è ora.Ha finito oggi il suo primo anno di asilo nido. Con il rammarico della maestra: "E' diventata così brava ed autonoma e ora se ne va!".


E poi, un bel giorno, succede una cosa.
La stai coccolando e lei ti guada con gli occhi dell'amore e ti mugugna qualcosa di incomprensibile con la bocca ripiena di ciuccio.
-....
- Cosa hai detto? Sputa il ciuccio!
E lei sputa il ciuccio, ti guarda innamorata e ripete:
-Ti vojo tanto bene, mammina!

E all'improvviso tutta la fatica sparisce, e ti scoppia dentro un amore folle, una felicità che cancella ogni sforzo.
E capisci che non c'è niente che non faresti per quella creatura, 
e che non esiste soddisfazione amorosa, lavorativa, personale paragonabile nemmeno lontanamente alla gioia 
che può darti l'amore del tuo bambino.