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domenica 3 febbraio 2013

My little pony

Io non ho pregiudizi.
Io non ho pregiudizi.
Io non ho pregiudizi.
Io sono aperta di vedute.

Ecco, a dire il vero, ho solo qualche PICCOLISSIMA preclusione verso alcune proposte televisive per bambini.
Come gli orridi e lobotomizzati Teletubbies, prodotto confezionato per rimbambire i toddlers e prepararli a un futuro di teledipendenti.
Come l'orsetto bulimico e pigro Winnie the Pooh e i suoi amici diversamente intelligenti del bosco dei 100 acri.
Come il violento Ben10 e la sua sfilza di mostri da combattere.

Ma come potrei non essere tollerante nei confronti dei cartoni? 
In fondo, sono cresciuta a pane e eroine transgender della rivoluzione francese. 
Le mie prime pulsioni erotiche sono state per Capitan Harlock, e ho pianto fiumi di lacrime per le tragiche vicende di orfanelle assortite: da Heidi a Candy, passando per Annadaicapellirossi.

Quindi ho sopportato stoicamente Thomas il Trenino e i suoi incidenti.
Quei rompipalle saccenti dei Little Einstein.
Le angoscianti avventure di Conan (serie vintage preferita a suo tempo dal marito A.M. e proposta ad Ale a soli 4 anni, e da lui soprannominata "Conad" come la catena dei supermercati).
La saga infinita di Harry Potter.
Persino i guerrieri Ninjago della Lego.

Ma c'è un cartone che proprio non posso tollerare.
Un cartone la cui scala cromatica va dal rosa pallido al viola.
Protagoniste: un branco di intriganti e starnazzanti pony femmine dotate di fluenti capigliature fucsia e pervinca, dedite all'arte dell'intrallazzo, del pettegolezzo e di violenze psicologiche assortite.
Un prodotto perverso, costruito per vendere una collezione infinita di stupidi personaggi dai nomi improbabili come "RainbowDash" (Rembolasc, per Valentina) o "Princess Celestia" (Prinseseleftia). Già non concepisco la ghettizzazione dei giocattoli rosa, figuriamoci se posso accettare un intero cartone pink. 


Titolo: MyLittlePony (già "Mio mini pony")
Sottotitolo: L'amicizia è magica.
Descrizione: è una serie animata dedicata ad una linea di pony colorati giocattolo indirizzati ad un target di bambini molto piccoli e prodotti dalla Hasbro.

Da Wikipedia: Trama


La serie segue le avventure di un unicorno di nome Twilight Sparkle, allieva prediletta di Princess Celestia, sovrana di Equestria. Twilight, temendo l'avverarsi di un'antica profezia, cerca di avvertire la principessa, ma quest'ultima, preoccupata piuttosto per la poca socialità e l'eccessiva reclusione dimostrate dall'allieva, ignora la minaccia e invia Twilight e il suo draghetto assistente Spike alla cittadina di Ponyville con il compito di stringere nuove amicizie; qui, Twilight conoscerà i pony di terra Applejack e Pinkie Pie, i pegasi Fluttershy e Rainbow Dash e l'unicorno Rarity. Durante la ricerca degli Elementi dell'armonia, gli unici artefatti in grado di contrastare il profetizzato ritorno della malvagia Nightmare Moon, Twilight scopre il valore dell'amicizia e decide di restare a Ponyville per approfondire questo sentimento.

Rendo l'idea?
Un Beautiful in salsa equestre!

Come dicevo, sono una persona tollerante, aperta, e che cerca di alleggerirsi dei propri pregiudizi.
In teoria.
In pratica devo ripetere il mantra:
Io. Non. Ho. Pregiudizi.

Non importa.
Se.
MyLittleCazzodiPony.
E'.
Il.
Nuovo.
Cartone.
Preferito.....
....

...di Alessandro.

sabato 8 settembre 2012

Ribelle

Mi ero ripromessa di coltivare la leggerezza per affrontare la pesantezza del periodo.

Niente di meglio che andare con tutta la famiglia al cinema, spettacolo pomeridiano infrasettimanale, a vedere un film uscito da 24 ore: il nuovo cartone Disney-Pixar, "Ribelle".

-Ozzi fono ftata blava e allola la mamma mi polta al ZINEMA!
- Davvero! e cosa vai a vedere?
- LIBELLE! 

 
Non avrei potuto trovare titolo migliore per il battesimo cinematografico di Valentina, che si è emozionata tantissimo per l'impatto scenico multisensoriale della multisala. 


Ma le ci vorranno anni per poter apprezzare le implicazioni socio-culturali di questo film. 

Già, perché c'erano una volta le principesse più o meno addormentate che esprimevano la loro personalità cantando agli uccelli (no, non è una sottile metafora!) e facendo le pulizie, in modo coatto (Cenerentola) o su base volontaria (Biancaneve per sdebitarsi dell'ospitalità nanesca., Aurora nella casa delle fatine). Il loro obiettivo nella vita era sposare un principe con cui vivere feliciecontente. Per SEMPRE.
Poi arrivarono le principesse che osavano sfidare il volere paterno (la Sirenetta), ma, pur di sposare il 
principe erano comunque disposte a subire menomazioni fisiche.
Poi arrivò Belle, fanciulla non solo bella e buona, ma anche intellettuale e coraggiosa. Ma per poter accedere a una libreria principesca dovette sposarsi nientepopodimenoché una Bestia (o principe diversamente azzurro). 
Rapunzel vuole fuggire dalla torre e dai vincoli di un amore materno passivo-aggressivo, non per sposare un principe ma per inseguire un sogno.
Anche lei, però, finisce per realizzarsi sposandosi, per di più nemmeno con un principe ma con un pregiudicato (poi riabilitato come principe consorte).
Più o meno la stessa sorte toccata a Jasmine, scappata dal padre per poi impalmare Aladino.

Nei cinquant'anni intercorsi tra la prima e l'ultima di queste eroine cinematografiche, le donne hanno smesso di dare il meglio di sé solo attorno al focolare,  e sono diventate soldati, astronaute, presidenti. Sono più brillanti dei maschi negli studi e, secondo alcune ricerche, anche sul lavoro, nonostante le pesanti discriminazioni di cui sono oggetto in tutti i campi e in tutte le culture.

Eppure il messaggio trasmesso alle bambine ha continuato ad essere: sposati un buon partito e sei a posto. (E' questo il consiglio che le ragazze italiane si sono sentite rivolgere persino dal loro presidente del consiglio, a cui veniva chiesto come poteva sopravvivere una giovane e brillante precaria). 
E, piuttosto che restare single, sposati pure un bandito, ma sposati, per l'amor del cielo!
Merida, la rossa protagonista di "Ribelle" (il titolo originale è "The brave", ovvero "coraggiosa", ma in Italia, evidentemente, il confine tra bamboccione e anarchico-insurrezionalista è sottile), è la prima principessa disneyana che non aspira a sposarsi, ma solo a essere sé stessa. 

Merida non solo ha il coraggio di sfidare le convenzioni, scalare scogliere e sfidare i capi dei clan a tiro con l'arco, ma, nel corso della storia, ha il coraggio anche di riconoscere i propri limiti e assumersi le responsabilità dei propri errori cercando con tutte le forze di porvi rimedio. Nella storia, la parabola della sua maturazione, da adolescente egoista a giovane donna responsabilizzata. 
E finalmente libera di seguire le proprie aspirazioni.

Come ha scritto Wonder-Chiara di Machedavvero, è sorprendente, nel film, l'assenza di una storia d'amore: "...quasi un sollievo, uno scollarsi da un copione che vede il 'vissero felici e contenti' come morte naturale di qualsiasi storia coinvolga una ragazza."

Oltre alla straordinaria qualità dell'animazione e alla musica bellissima, mi ha stupito, inoltre, l'assoluta assenza di figure maschili di rilievo.

Nei vecchi film gli uomini erano o padri buoni (spesso morti prematuramente), cattivoni o principi bellocci a cavallo. Poi si sono aggiunti i delinquenti sexy o le bestie da redimere.

In Ribelle il cattivo è un orso, e i maschi sono una manica di bamboccioni brutti e piuttosto scemi, volgari, triviali e primitivi. Si salva il bonario bestione del re-papà, ma privato di qualsiasi autorità: i pantaloni in casa (per così dire) li porta senza dubbio l'inflessibile regina Elinor.

Se da un lato la buona notizia per le bambine è: "segui la tua strada, non devi sposarti un principe per essere felice", allo stesso tempo l'ammonimento è "...anche perché non ci sono più i principi di una volta".
O forse non ci sono mai stati?

martedì 8 novembre 2011

Scusa, Erika.

Appena rientrato da scuola Ale estrae dallo zainetto i frammenti di un biglietto che ha trovato a scuola.
Lo becco tutto chino e concentrato, con la linguina tra le labbra, mentre cerca di comporre il puzzle.
Incuriosita mi avvicino.
Sarà l'ennesima caccia al tesoro tra primini?
Un messaggio nella bottiglia?
Un pizzino mafioso?
Ma niente affatto!! Mi basta captare qualche parola e scorgere il cuore sgangherato per provare un tuffo al cuore: ma è un autentico BIGLIETTINO D'AMORE!!! Quanti secoli sono passati da quando le emozioni della sottoscritta e dei suoi compagni venivano condivise con un bigliettino e non, ad esempio, con un SMS o un tweet?
Lancio un gridolino eccitato e mi scaravento a prendere lo scotch.
Ale mi guarda perplesso, mentre assorta al tavolo ad incollare i pezzi del puzzle adesso ci sono io.
- Ma cosa c'è scritto, mamma?
Eccolo qui, condivido la prova perché altrimenti non mi credereste:



SCUSA ERIKA IO NON VOLGIO OFFENDERTI E CHE SAI COME SON SIAMO FATTI NOI UOMINI MI DISPIACE MI DAI 1° SCIENS (chance? n.d.r.) POSSIBILITA 
TI AMO  TI AMO SI o NO
SCUSA!  
VOGLIO..............PUNTINI PUNTINI




OK. Se vi state rotolando dalle risate, ripigliatevi e aiutatemi a rispondere ai seguenti interrogativi che non mi lasceranno dormire stanotte.

1. Mi ami? Si. No. Annulla.
Ma così alle elementari si AMANO? Io pensavo che si piacessero, avessero delle simpatie.
Un momento! Pensandoci bene anche 31 anni fa nei corridoi della Scuola Elementare Filippo Corridoni usavamo termini come innamorarsi e amare. Che sicuramente non avevamo sentito a casa o da Alberoni, ma guardando Love Boat, Candy e Georgie. Ma se non ho potuto fare a meno di sminuire la portata delle dichiarazioni sentimentali dei seienni del nuovo secolo...questo vuol dire che non sono tanto diversa dalle mamme che ridicolizzavano i nostri Grandi Amori etichettandoli con l'orrido termine simpatie.
Insomma sono terribilmente adulta.
Grazie Erika, per avermi ricordato che i sentimenti dei bambini vanno rispettati e non irrisi.
(Ok, ho appena ammesso di aver riso per mezz'ora, poi mi sono pentita, va bene?).

2. Ma quanto paraculo può essere un giovane UOMO (!) di 8, 9 o 10 anni al massimo che scrive "sai come siamo noi uomini?.  Ha già interiorizzato la madre di tutte le scuse maschili, ovvero "sai, mi comporto da maschio perché sono solo un maschio!".
La cosa drammatica è che ha assolutamente ragione e sempre ce l'avrà. E' solo un uomo.
La cosa fantastica è che lei ha stracciato il bigliettino.
Grazie Erika, perché mi fai sperare in una nuova generazione di donne che non si fanno prendere per il naso.

3. Punti di vista.
La mia prima reazione, come avrete intuito, è stata: Brava Erika, hai fatto coriandoli delle scuse sgrammaticate di questo qua! (Così impara a scrivere "vorrei puntini puntini"! E poi, come minimo, oltre a non essersi scusato di persona, ha pure affidato il pizzino al compagno di banco. Codardo!)
La prima reazione del marito A.M., invece, è stata: "Dobbiamo trovare questo povero bambino e convincerlo a non fare più lo zerbino di questa stronza!".
Stronza? Il  mio giovane mito potrebbe essere una stronza?
Vabbé, lei magari è stronza, ma lui è un semianalfabeta. Tié. 

4. Cosa vuol dire vorrei ......puntini puntini? ????????? ???
Vorrei scambiare la merendina con te?
Vorrei stringerti la mano mentre andiamo a mensa?
Vorrei cancellare tutto e non essermi comportato male?
No...deve essere qualcosa che non si può scrivere.
Una volgare allusione! Un ammiccamento sfacciato! Forse è per questo che lei ha strappato il bigliettino?
Lo so, sono una povera illusa...

5. Sono favorevole alle intercettazioni. Ma non avrei mai creduto che potesse essere così divertente intercettare i bambini delle elementari.
Scusa Erika. 
Perché non ho potuto non trasformare i fatti tuoi in una riflessione pseudo-socio-culturale da condividere con i miei cinque o sei lettori.

lunedì 3 ottobre 2011

Parla come manga

- Aviamo una miffione! ( = abbiamo una missione!)

- DANNAZIONE, ce la devo fare!

- Fossa, fossa, poffiamo faccela (= forza, forza possiamo farcela!)

- Non AVREI VOLUTO arrivare a QUESTO, ma NON MI LASCI SCELTA.

- OH, guadda! Ha pussionato! Ebiva! (= Oh, guarda, ha funzionato, evviva!)


- Missione COMPIUTA!

Ascoltando i dialoghi dei miei figli mentre giocano
si potrebbe immaginare che passino la giornata di fronte alla televisione.
Giuro che non è vero. 
La televisione la vedono solo dai nonni,
e a casa solo qualche cartone da noi selezionato.

Saranno le loro maestre che parlano così?










PS (anzi, PP, cioé post postum)
Dopo aver letto alcuni commenti devo ammettere che a me i famigerati Little Eistein non dispiacciono. Sono saccenti (come me) ma anche curiosi, volenterosi, pieni di entusiasmo (mal risposto)...
Insomma anche io sono un Little Einstein...E adesso che ho fatto outing ODIATEMI :-)