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sabato 26 febbraio 2011

Allattare che incubo?! Un titolo socialmente pericoloso!

Caro direttore

in copertina del Vanity Fair n°8 campeggia il titolo "Anna Valle, allattare che incubo".
Nell'intervista l'attrice racconta le sue difficoltà nell'allattare, 
ma non emerge nulla sulle (ottime) motivazioni che l'anno spinta ad allattare sua figlia per ben 8 mesi o sul fatto che, forse, l'unico aiuto che ha ricevuto per superare le sue difficoltà è stato il suggerimento di smettere.

Io sono riuscita ad allattare in tutto 3 anni nonostante enormi difficoltà e le indicazioni errate e contraddittorie di puericultrici e pediatri e, 
quando i media lasciano passare il messaggio che "allattare è un incubo" io mi arrabbio molto.

Perché, secondo l'associazione culturale pediatri, solo l'1% dei bambini italiani arriva al sesto mese allattato al seno in modo esclusivo così come prescriverebbe l'OMS.
Perché le mamme vengono scoraggiate in tutti i modi con assurde restrizioni di orario e pressioni sul peso del bambino, e non ricevono incoraggiamento e i giusti consigli per superare le inevitabili difficoltà (allattare è un processo naturale, psicologicamente poco conciliabile con i ritmi della donna moderna).
Perché i convegni di aggiornamento per i quali gli operatori sanitari prendono crediti formativi sono spesso organizzati dalle multinazionali del latte.
Le stesse che violano sistematicamente il Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno, con operazioni di marketing illecite e una vera e propria corruzione degli operatori sanitari a cui viene offerto di tutto in cambio di più prescrizioni di latte artificiale (Per maggiori info: http://www.ibfanitalia.org/)

L'alimentazione artificiale provoca ogni anno la morte di 1-2 milioni di neonati, per lo più per diarrea 
(mentre le madri si svenano per procurare il latte artificiale che percepiscono come "migliore").
E da noi? I neonati allattati artificialmente alimentano un ricchissimo business tra latte in formula e accessori, non muoiono certo di diarrea, ma secondo l'Associazione Culturale Pediatri, è aumentato dell'800% in dieci anni il ricorso alle cure pediatriche per i piccolissimi. Come dire che, con buona pace dei media ignoranti e della politica, 
alleviamo bambini sempre più fragili ed esposti ad infezioni fin dai primi mesi di vita. Per la gioia del business sanitario e farmaceutico.
E le loro madri? Nel 39% dei casi già private della magia del parto naturale (visto che anche il cesareo è un business, in Italia, in barba ai rischi enormi che comporta), rinunciano ad un'esperienza meravigliosa e incredibilmente salutare per madre e figlio. 
Per sfinimento, per solitudine e, soprattutto per la diffusa ignoranza e la sistematica forzatura di un processo naturale e di per sé perfetto.

Il tema non è glamour e infatti nessuno se ne preoccupa. Ne vogliamo parlare?

Pamen




PS per approfondire: http://www.facebook.com/vanityfairitalia
dove Luisa Mondo di IBFAN Italia porta a Vanity Fair alcune argomentazioni per approfondire il tema in modo più serio!



lunedì 17 gennaio 2011

Mai dire mai

Mi ritengo una persona abbastanza ferma, coerente, decisa.
Eppure la mia vita è costellata di piccole e grandi, inquietanti incoerenze.
Del tipo:

La matematica mi fa schifo.
- Ecco, avrei pensato di fare il liceo scientifico...

Decisamente per me ci vuole una facoltà umanistica.
- Beh tutto sommato Economia e Commercio è quella che fa per me.

Non mi sposerò mai.
- Amore, che bello, certo che ti sposo!

Non mi sposerò mai in chiesa.
- E' qui il corso di preparazione alla Santa Cresima?


Non sposerò mai un bresciano.
- Sì, lo voglio.

Non vivrò mai appiccicata alle famiglie di origine.
- Ecco, vi offro il mio terreno, costruite pure qui casa vostra in parte alla mia.
- Beh grazie! 

Non vestirò mai mia figlia di rosa.
- Grazie, questo scamiciato color confetto con giacchina coordinata è davvero bellissimo!

Non restringerò mai i miei orizzonti culturali a pappe e cacche.
Clicca qui per rinnovare il tuo abbonamento a Insieme, il mensile per crescere bene i tuoi bambini!
- Click.

Non smetterò mai di viaggiare.
- Amore guarda che carino questo villaggio a Jesolo!

Non scenderò a compromessi e ricatti coi figli per il cibo.
- Se finisci tutto ti dò l'ovettokinder!

Non accetterò più di fare regali su commissione.
- Ecco quello che ho comprato per i bambini. Qui c'è lo scontrino.

Non mi candiderò più come rappresentante genitori.
- Daiii, fallo TU, lo fai COSI' bene!
- OK.


L'ultima della serie?

Non mi correrò mai a scaldare biberon di notte, quando c'è la comoda tetta!
Ore 3.15. - Amore, non piangere, la tetta è rotta, sì. Ma se vuoi il latte la mamma ti porta subito il biberon da ciucciare, ok?

Però essere flessibili e versatili è una qualità altrettanto importante dell'essere sempre fedeli a se stessi. Vero?


giovedì 13 gennaio 2011

Primi dialoghi

- Ma che puzza! Hai fatto la cacca?
- Gno! Tatta gno! (sdegnata)
- Allora hai fatto una puzzetta?
- Ti! Hihihihihiihihihi (fumetto: mi hai beccata!)


- Mamma! Api? (= apri, indicandomi una arancia).
- Prendo il coltello.
- Mamma cotejo. Cotejo taja. Noooooooooo!


- Chi vuole l'ovetto Kinder?
Ale: - Iooooooo
Vale: - Oetto AMMMME!!!
- Eccoti l'ovetto. Come si dice?
- Atje (=grazie)


- Papà? (=dove è il mio genitore maschio?)
- Papà è al lavoro.
- Papà lao-o. Papà via. Ta-tao papà (=ciao ciao a papà)

Alla fine di una poppata.
- Tetta via. Atta tetta! 
(=riponi questa mammella e agevolami l'altra, per cortesia).

- Cosa sei tu?
- Totta! (=panzerotta)
- E come ti chiami?
- Tella (=Valentina)
- E sei bella o brutta?
- Beja! 
- E Ale come è?
- Ale butto! (provocatoria)
- Ma povero Ale!
- No butto, Ale bejo! (per gentile concessione, con sorrisetto seduttivo).

Di fronte al terrificante (!) video di Happy Pippo
- Noooo! Popo pauja! Popo via! Puh! Papapà!  
(= mamma, togli questo orribile ippopotamo che mi intimorisce e mettimi qualcosa che mi piace, come Winnie the Pooh, o Barbapapà).

- Chi è stato?
Alessandro: -Tina!
Valentina: -Ale!