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mercoledì 27 novembre 2013

[recensione] Stirare-OH OH


[Sono stata selezionata come tester del nuovo ferro da stiro Perfect Care Pure di Philips. Ecco la mia esperienza]

Sono cresciuta sentendo mia madre definire lo stiro come la peggiore delle torture per una casalinga.
Una volta adulta, fu per me una vera sorpresa scoprire quale effetto distensivo abbia per me stirare. Ebbene sì, devo confessarlo (quasi come se fosse una perversione, invece che una bizzarra terapia): amo lisciare le pieghe, mi piace l’odore del vapore, e trovo rilassante trasformare un groviglio stropicciato in un capo ordinato e pronto per essere riposto nell’armadio.
Ovviamente mi capita di lamentarmi per la pila di abiti da stirare, ma perché
qualsiasi attività diventa noiosa se obbligatoria e ripetitiva, no?
Soprattutto senza lo strumento giusto.

Ecco,
 io con i ferri da stiro non sono mai stata molto fortunata. 

Il mio primo ferro da stiro fu un fiammante Rowenta con caldaia incorporata, top di gamma. Pesante, ma potente. Peccato che, pochi mesi dopo averlo ricevuto come regalo di nozze, mi cadde in terra. Benché sbeccato e difettoso (perdeva acqua e sbuffava in modo anomalo) non ebbi il cuore di sostituirlo (inconsapevolmente già fan della teoria “rifiuti zero”), e mi adattai a stirare con una specie di macchina a vapore del ‘700.
Finché un giorno,  approfittando di una promozione, mi regalai una delle più celebri
marche di ferri da stiro a caldaia, che si rivelò subito una delusione.
Pesante, ingombrante, scomodo, complicato da riempire, lento ad entrare in funzione dopo l’accensione: una vera tortura, tanto che finii per delegare lo stiro il più possibile.

Ecco perché
 ho accettato volentieri di testare l’ultimo modello di ferro da stiro della Philips:
ho sempre apprezzato la marca, soprattutto dalla svolta “sense and simplicity”, difficilmente mi sarei trovata peggio che con il mio catorcio. Ho solo sperato che il nuovo ferro non avesse magagne, poiché, volendo scrivere una recensione sincera e autentica, mi sarebbe dispiaciuto dover stroncare il prodotto.

Ma quello che proprio 
non mi aspettavo è che il Perfect Care diventasse il mio elettrodomestico preferito, soprattutto considerando che gli elettrodomestici non mi hanno mai appassionato.
E’ stato amore a prima vista, fin da quando il fiammante aggeggio ha fatto capolino dalla sua confezione.


Perché Perfect Care Pure è il migliore ferro che io abbia mai provato? 
E’ bello. Ha un design elegante e tecnologico, quasi spaziale: persino le spie blu hanno una funzione estetica oltre che pratica. Giudicate voi: in confronto al mio vecchio rudere  il Perfect Care richiama la fantascientifica robottina Eve del film Wall-E.

  • E’ compatto. A differenza di altri ferri con caldaia, la base sta comoda del ripiano dell’asse da stiro, minimizzando il rischio di caduta accidentale. 
  • E’ pronto in un battibaleno: due minuti dopo l’accensione è già pronto per l’uso e ammicca con le sue luci blu elettrico.


  • E’ facile da riempire! Niente dure valvole da svitare, niente imbutino (che quando serve non si trova mai, risucchiato trai giochi dei figli), niente rischio di venire investiti da un’ondata di vapore incandescente. Si apre un comodo sportellino in qualsiasi momento, anche durante la stiratura, e si rabbocca il livello dell’acqua (demineralizzata, ma per chi non vuole comprarsela al super si può utilizzare la comoda brocca demineralizzante)
  • E' facilissimo da usare! Come diceva il mio vecchio professione di matematica gli aggeggi dovrebbero avere due soli tasti: (H)ON-inziato- (H)OFF-finito. Ebbene, il Perfect Care non ha alcun tasto per regolare l'intensità del vapore o per scegliere il tipo di tessuto:  esiste un’unica impostazione che genera la perfetta combinazione di vapore e temperatura. 
  • Ma, dulcis in fundo, Perfect Care non delude neppure sulla più importante delle sue caratteristiche: stira benissimo!! Puoi stirare su tutti i tessuti stirabili contro tutti i tipi di pieghe:  niente bruciature, niente perdite di acqua, niente aloni lucidi. Ma, benché la temperatura sia mantenuta costante, la stiratura è impeccabile grazie all'elevata pressione del vapore, al numero di fori e alla forma ergonomica. Sì perché mentre negli altri ferri stirava bene solo la punta, qui stira benissimo anche il retro, con il risultato incredibile che basta una passata e le pieghe si distendono.  E quindi anche i miei nervi. 
    Conclusione? Che stirare vi piaccia o vi faccia schifo, Perfect Care è un ottimo acquisto, o, se proprio siete per i regali utili, un regalo che si farà apprezzare. 

    domenica 22 luglio 2012

    Di rientri dalle ferie geneticamente immodificabili.

    Il rientro dalle ferie visto da lui: Toglie le bici da porta pacchi.
    Estrae i bagagli dall'auto (e li pianta lì).
    Si gingilla mezz'ora nell'arduo dilemma: tagliare il prato o no? (Appena decide che ce la può fare inizia a piovere). 
    Si fa un bel bagno rilassante. 
    Scavalca una valigia per non inciampare.
    Si prepara e si beve un bel caffè.
    Sceglie un paio di film per il bambino.
    Appena la figlia si sveglia la parcheggia dalla nonna.
    Mette nel suo cassetto un paio di mutande e quattro calzini puliti.
    Scarica tutte le fotografie delle vacanze sul PC.
    Apre la corrispondenza e abbandona le buste sventrate sul tavolo. 
    Aiuta a portare su la spesa e poi si dilegua.
    Trascorre quarantacinque minuti a costruire una torre con i legnetti Kapla insieme al primogenito
    Inizia guardare "Cast Away" in inglese con il figlio, con traduzione simultanea (tanto ci sono dieci minuti di dialoghi in tutto il film) spiegazione dei passaggi difficili.
    Viene a cena canticchiando felice: è bello essere nuovamente a casa!!


    Il rientro dalle ferie visto da lei:
    Apre i bagagli ed effettua una raccolta differenziata dei rifiuti vestiti: da smerdare lavaggio intensivo, mediamente puzzolenti  lavaggio delicato, passabili da riporre nell'armadio (anzi in quattro diversi armadi in quattro diverse stanze).
    Fa partire la prima lavatrice e constata che restano ancora 4 metri cubi di biancheria di lavare e stirare: occhio e croce ne avrà per dieci giorni, e potrà fare una lavatrice per ogni colore dell'arcobaleno senza paura di non raggiungere il pieno carico. Che casalinga fortunata, potrà anche risparmiare sui foglietti acchiappa-colore!
    Svuota borse, borsine, borsette e ripone 275 oggetti nei loro posti.
    Fa il bagno alla figlia.
    Mette a dormire la figlia.
    Interrompe tre volte una doccia furtiva per accorrere ai capricci della suddetta figlia. 
    Si infila il primo straccio che trova, arriva all'ipermercato e procura una tonnellata di spesa (e riesce anche a comprarsi una gonna ai saldi).
    Mette a posto una tonnellata di spesa (nel frattempo, per unire l'utile al dilettevole, telefonata fiume con la mamma e aggiornamento gossip). 
    Stende la prima lavatrice e fa partire la seconda. 
    Approfittando di un attimo di pace in casa accende il PC, fa capolino su Facebook, processa 450 email e risponde alle più urgenti.
    Inizia mentalmente a comporre l'incastro di emergenza: eh, sì, perché nelle prossime due settimane
    dovrà lavorare tantissimo per chiudere due progetti, ma questo non la solleverà dal management domestico, inclusi gli extra post- rientro e le due tenere creature in vacanza ancora per uhm...cinquanta giorni? 
    Aiuta la piccola a tirare fuori i suoi giocattoli, e un minuto di distrazione è fatale per constatare che TUTTI i giocattoli sono stati gioiosamente disposti sul pavimento.
    Stende la seconda lavatrice (non prima di aver tolto i primi panni già asciutti), constata che il carico di roba da lavare è giù aumentato. Smadonnna e carica la terza lavatrice. 
    Ripensa languidamente ai lunghi bagni in mare e ai lussi della vacanza, come le ore di lettura solitaria in pineta, in cui ha divorato quattro romanzi, cinque riviste e due racconti. 
    Ripone i panni già asciutti.
    Va a vedere la torre Kapla del primogenito complimentandosi vivamente per la bellissima opera.
    Prepara la cena sana, dieteticamente bilanciata e differenziata in due menù (menù 1: "in crescita e schizzinosi" e menù 2 "ciccioni e neo-salutisti").
    Scarica la terza lavatrice e constata che non sa dove stendere la quarta, ma la fa partire lo stesso. 
    Apparecchia, pensando che stasera dovrà iniziare a lavorare. 
    Serve la cena pensando che è già stanca e che non vede l'ora di non sa bene cosa, dato che la prossima vacanza è una meta troppo lontana.
    Inizia a sparecchiare e ricorda che, secondo il dott. Grey, autore di "Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere" le donne devono condividere le proprie frustrazioni  emozioni per produrre ossitocina e ridurre lo stress. 
    Scrive il suo post di getto producendo un sacco di ossitocina nonostante la piccola sulle ginocchia che guarda "Pingu" sullo stesso monitor e, in contemporanea, si toglie le mutande e spaciuga con un burro cacao trovato in giro (precoci segnali di multitasking compulsivo).

    E, infine, maledice il suo patrimonio genetico che la rende schiava (di senso del dovere, responsabilità e abilità multiple e contemporanee) e invidia la semplicità strutturale del suo compagno, geneticamente predisposto ad affrontare, con molta calma, un solo problema alla volta. 
    O anche nessuno.

    lunedì 19 dicembre 2011

    La vaccinazione

    La telefonata con la mamma? uccisa dalle urla.
    Rispondere alla mail del cliente? non se ne parla neppure.
    Mi hanno reclamato violentemente. 


    - Costruiamo la casetta Duplo?
    - Facciamo un treno con le formine?
    - Facciamo la lotta sul tappeto?
    - Mamma guardiamo insieme i miei quaderni?
    - Ante io ho il puaderno, guadda io!
    - Guardiamo harrypotter?
    - Novojo ellitottel, mi metti la calica di centouno?
    - Giochiamo con il presepio.
    - Ma cosa è 'sta puzza, Gesù Bambino ha fatto la cacca?
    - Alloa jii vado a tambiare i pannolino. Etto fatto!
    - Ma chi è il papà di Gesù? La mamma si capisce, ma qui dentro ci sono un sacco di uomini...
    BING. SBANG. BENG
    - Ho fameeee
    - Mamma ma la Tella mi picchia!
    - Non è velo!
    - E invece siiiiiii.
    BING. SBANG. BENG
    - Devo fare la pipiiiii
    - Adesso devo fare la tattaaaaa!
    Bbing sbeng.
    - Mamma cusiniamo insieme?
    - E' prontooooo.
    - Un attimooooo.
    - Ciao a tutti!!
    - Papà!!!!

    E' appena trascorso un pomeriggio di allenamento.
    Una preparazione psicofisica.
    Anzi, una vera e propria VACCINAZIONE.
    Assumere il principio patogeno a piccole dosi stimola la risposta immunitaria dell'organismo, no?
    E allora io sto seguendo una PROFILASSI, per poter sopravvivere all'imminente
    PANDEMIA che sconvolgerà il mio precario equilibrio mentale:
    LE VACANZE DI NATALE.

    Che bello finalmente arrivano le vacanze. Così ci si riposa un pò.

    Ci sono giorni in cui temo che il concetto di RIPOSO troverà spazio nella mia vita
    solo quando sarò in CASA DI RIPOSO.
    Beh se non schiatterò prima, ovviamente.

    Auguri, comunque, eh!

    sabato 6 agosto 2011

    Download & reload

    Il ritorno dalle vacanze è un lungo download.




    Scarichi la macchina.
    Scarichi una vagonata di bucato puzzolente sul pavimento.
    Scarichi 527 tra foto e video.
    Scarichi 320 messaggi di posta elettronica.
    Scarichi vari etti di sabbia dell'adriatico.
    Scarichi ricordi e ricordini.
    Scarichi le canzoni che ti ricorderanno questa estate.
    Scarichi la prima di 13 lavatrici.

    E mentre ti aggiri per la casa, improvvisamente così enorme, silenziosa, confortevole
    e amata...ti rendi conto che alcune vacanze più che ricaricarti ti scaricano le pile del tutto, 
    fino in fondo. 


    E il paradosso è che, mentre continui a scaricare....ti senti già ricaricata! 

    lunedì 27 giugno 2011

    Anniversario

    Ho trascorso cinque anni nella mia prima casa da sposata, un piccolo appartamento che è stato testimone di tanta felicità e da cui siamo usciti in tre.
    Ma ne sono trascorsi quasi altrettanti nella mia casa, la prima (e forse l'ultima) che io abbia mai posseduto.


    Il 27 giugno 2007 faceva caldo.
    Ma io non sentivo caldo né freddo, solo tanta fatica, e un mix incredibile di emozioni.
    La stanchezza, fisica e psicologica.
    L'arrabbiatura (per gli ultimi difetti, ritardi e intoppi).
    Lo smarrimento: i nostri mobili, pezzetti di vita accatastati qua e là.
    Il disagio: non trovare nulla, abituarsi a spazi quadruplicati.
    La malinconia: cambiare casa è voltare pagina e gli ultimi raid nel vecchio appartamento erano vissuti con un certo nodo alla gola.
    Il sollievo: nessuno poteva credere, un mese prima, che saremmo riusciti ad entrare quando da noi deciso, men che meno gli artigiani a cui avevamo fatto una pressione pazzesca perché finissero in tempo i lavori.
    E, infine, una incontenibile felicità.
    Eccoci qui: sporchi, sudati, distrutti. Ma gonfi di orgoglio ed euforia.

    (qui c'era una foto, eliminata per motivi di privacy e di vanità su richiesta del marito A.M.)
      

    Abbiamo deciso ogni piastrella, progettato ogni vite, studiato ogni dettaglio,
    immaginato ogni particolare.
    Abbiamo visto crescere questa casa mattone per mattone, l'abbiamo voluta a nostra immagine e somiglianza.
    E, la notte di quattro anni fa ci siamo finalmente addormentati sotto questo tetto.

    Oggi abbiamo festeggiato la ricorrenza  dopo un fantastico bagno in piscina,
    mangiando nel nostro amatissimo portico.
    Quello costantemente solcato dalla mia piccola tribù dai piedi neri.


    E mi sono sentita un pò come quattro anni fa.
    Stanca, sudata.
    E felice.