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martedì 16 agosto 2011

Meet the blogger

Un'altra avrebbe detto: "Avvisami quando partite, che inizio a riordinare".
Lei, invece, mi ha chiesto un SMS di notifica della nostra partenza "così inizio la DERATTIZZAZIONE".
Lei è Chiara, conosciuta virtualmente un anno fa nella chat di Machedavvero 
(in cui io mi feci notare per la confessione di essere smutandata e di aver resistito alle avance del marito pur di non abbandonare il salotto virtuale).
Da qualche giorno Chiara non è più solo un'amica digitale, perché ho raccolto il suo invito e sono andata con tutta la famiglia a trovarla alla Casa di Heidi.




Una giornata super rilassante trai monti e il laghetto, tra un bagno e una battaglia dei nostri galletti maschi. Ed è stato subito come averli conosciuti da sempre, i Cialtrons, e soprattutto lei, Chiara.
Così easy-going, solare, con la sua ospitalità calda ma informale.

D'altra parte mi sono fin da subito trovata in sintonia con lei. 
Con i suoi post, con i suoi commenti, con il suo modo di pensare.
Cosa affatto scontata, perché il microcosmo delle blogging moms è punteggiato di personaggi molto diversi tra loro.

Volendo stilare una rozza fenomenologia della mater bloggans mi vengono in mente alcune categorie. Come ad esempio:

La fuoriclasse.
Di mestiere fa la giornalista o la scrittrice, e infatti  scrive con grazia e stile inconfondibili.
Si identifica in un personaggio di un film o di un telefilm.
Non ha meno di due-tre figli, che trascina con nonchalance in viaggi incredibili.
Il codazzo delle commentatrici adoranti è infinito. 
Ma, salvo qualche sporadica risposta ai commenti, la fuoriclasse non ha tempo o voglia per coltivare più di tanto le blog-amicizie.
E, se le avanza qualche notte libera, scrive un libro o lavora per una famosa trasmissione televisiva.

La creativa
La mater creativa scrive per condividere con il mondo le sue creazioni. Che si tratti di cucina, design, cake design, artigianato, scrap books, mei tai di design, filastrocche o lavoretti per i bambini, le stupende fotografie delle sue opere alimentano un database che spesso da origine a veri e propri portali, e attira per lo più altre creative. A volte trasforma la sua passione in un business, vendendo le sue opere o creando una sorta di testata. A volte si limita ad autocompiacersi dei momenti poetici della sua vita immortalata in deliziose cartoline contemplative e poetiche dal titolo "this moment". Le madri "normali" possono solo ammirare da lontano e attingere le idee più semplici da copiare (con risultati scarsini).

L'impegnata
La madre impegnata è una madre perennemente indignata, se non terribilmente arrabbiata. Per sublimare la sua incazzatura, non si limita a scrivere ma alimenta dei veri circoli di discussione su temi forti: la discriminazione delle donne, le buone pratiche di cooperazione femminile, lavoro e conciliazione, il degrado della scuola, coaching mammesco, ecc. In prima linea nelle manifestazioni neo-femministe di protesta politica, non disdegna, occasionalmente di spendersi per la prevenzione del cancro, per la sicurezza stradale dei bambini, contro l'abbandono dei cani in strada.
L'egocentrica.
Si lamenta di essere stressata. Perché i suoi figli non dormono e lei lavora a tempo pienissimo, tipo 12-16 ore al giorno. Ma poi di quelle 16 ore almeno 4 le passa ad esternare a reti unificate (stima per difetto considerando un post al giorno, commento ai commenti del post, annuncio del post su 6 social network, commento ai commenti sui 6 social network, partecipazione attiva a vari dibattiti sui blog altrui e, se capita, qualche forum). Twitta alla velocità della luce, per ogni post emette dieci comunicati stampa, si autocita. Il suo argomento preferito? Sé stessa e tutto ciò che la riguarda: cosa mangia, cosa compra, cosa legge, cosa si mette, talvolta i suoi figli, più spesso i suoi sponsor. Ma non scambiatela per edonista e disimpegnata: al contrario, lotta strenuamente contro le sue tentazioni di shopping compulsivo. E se proprio cede, lo confesserà in rete, pubblicando le foto della refurtiva.

La madre equo-solidale.
Salutista, vegan, biologica. La madre e.s. partorisce con lotus birth, porta i figli in fascia fino alla prima ernia del disco, li allatta a richiesta fino a che non possono acquistare legalmente alcolici, li spannolina a 3 mesi (e, se non ci riesce, sceglie solo pannolini lavabili). Non usa assorbenti ma coppette mestruali in silicone. Fa yoga e meditazione, applica il metodo Montessori (ma all'occorrenza anche Steiner va bene). Spesso ha lasciato la città e si è trasferita in una prateria. Via web, il suo contatto con la modernità, promuove uno stile di vita da amish e, talvolta, cerca di vendere manufatti o libri.

La varie ed eventuali.
E poi ci sono quelle come me, Chiara, e tante altre, le blogger non classificabili.
Non abbiamo sponsor, non organizziamo give-away, non pubblichiamo reportage artistici, non estorciamo voti per prestigiosi blog award, non abbiamo libri o app da vendere.
Qualche bollino in home page sì, ma con moderazione e autoironia (soprattutto se si tratta di premi o autocertificazioni di qualità).
Siamo sensibili a cause socio-ecologiche, abbiamo qualche sprazzo di creatività, ma i nostri post scaturiscono dalle nostre emozioni e dal nostro umore, non da un piano editoriale.
Scriviamo perché scrivere è terapeutico, condividiamo perché la condivisione fa sentire meno soli e più forti.

E, appena possibile, usciamo dai confini della blogsfera e ci incontriamo.
E, dopo la casa di Heidi, abbiamo già un nuovo appuntamento: il MOM Camp!

lunedì 14 febbraio 2011

La mia prima volta. Se non ora quando (Brescia)











Piove, fa freddo, ci sono i noiosi controlli per le targhe alterne.
I mass media non hanno dato alcuna attenzione alla manifestazione (se non per ridicolizzarla).
Saranno tutti a rincoglionirsi davanti alla tele o ad accalcarsi nei centri commerciali.

Mi sento un pò pirla mentre con la macchina mi avvicino al luogo della manifestazione.
Perché penso che non ci sarà nessuno, che probabilmente non serve a niente,
che manifestare è qualcosa di un pò vecchio, un metodo che non ho mai condiviso.

Cosa mi ha spinto qui?
La voglia irrefrenabile di esprimere il mio dissenso in modo VISIBILE.
Perché nel web è tutto un dibattito, un fermento di idee:
ma tutto ciò è invisibile agli occhi dei più, dei governanti e della massa alla TV.
I giornali scrivono che B. non ha perso consenso? 
Non resta che trovarsi fisicamente e fare un pò di baccano. Magari non servirà a niente, io però desidero esserci lo stesso.

Ma, mentre parcheggio, mi emoziono a vedere piccoli gruppi di donne con la sciarpa bianca al collo. 
Io sono da sola. Nessuna delle mie amiche mostra alcun interesse per quello che probabilmente definiscono "politica". 
(Poi si lamentano perché non ci sono gli asili e perché sul lavoro sono penalizzate in quanto donne). 
I miei genitori probabilmente pensano che sono diventata pazza o comunista.
In realtà sono solo preoccupata. 
Perché il mio paese è in uno stato di forte decadenza economica e morale.
Chi ci governa è impegnato a difendersi dai processi e a tenere a bada l'harem.
Non vedo nessun passo concreto per l'ambiente, per le famiglie, per le donne, per i bambini,
per la salute pubblica. 
Non vedo riforme, non vedo progetti, non vedo idee.
Un mangia mangia ormai spudorato, un andare a puttane che non è più metaforico
che è stato legittimato in nome della privacy.

La manifestazione è stata una sorpresa.
Relegata in una piazza minore, senza l'autorizzazione ad una amplificazione decente (dalla "liberale" giunta di destra).
C'erano donne ma anche tantissimi uomini e bambini. 
C'erano striscioni, palloncini, musica, allegria, sono state portate esperienze, ci si è confrontati. 
La gente discuteva, parlava!! Lontano dagli schermi dei pc, finalmente occhi negli occhi!

Ho incontrato donne che lavorano nella sanità e che ogni giorno lottano per garantire il rispetto della legge sull'aborto.
(Perché per la donna che decide di interrompere la gravidanza non ci sono più i ferri della mammana ma 
umiliazioni e difficoltà non meno pesanti).

Ho incontrato donne che lavorano nella scuola e non si arrendono al taglio delle risorse, e cercano di 
metterci sempre più passione, entusiasmo, nuovi progetti.

Ho incontrato donne che si impegnano per difendere altre donne dalle violenze, che in questo paese sono punite meno che altrove, e che sono in fondo legittimate da una cultura dove "è la donna che se la va a cercare".

Ho incontrato gente di orientamento politico diverso, per lo più gente lontana dai partiti e dai sindacati,
gente che era lì non "manipolata" da qualcuno come vogliono farci credere, ma per propria iniziativa.

Ho visto gente che ha a cuore il futuro dei propri figli, e, anziché trincerarsi nel qualunquismo, nello scetticismo,
nell'indifferenza....almeno si chiede cosa si può fare. 
Scendere in piazza non risolve i problemi ma è meglio che restare in casa a guardare Buona domenica.

Sono tornata a casa piena di energia positiva, e, come dice Chiara, "indifferente ai commenti dei politicanti  ignoranti e lontani da noi mai come oggi". 

Chiedendomi se tra quelle donne (o tra le tante fantastiche blogger che conosco) 
non possono essercene alcune con i valori e le capacità per cambiare le cose.

E chiedendomi cosa posso fare IO, nel mio piccolo, per cambiare le cose.

martedì 31 agosto 2010

So' ragazzi....

SBOOOONG PAM Aiaaaaaa BUM Fermati, maledetto! Adesso devi arrenderti! 
BENG SBANG POOOOOOPI POPI Corri Federico, ora la sconfiggiamo, tua sorella!
Ma uffaaaaaaa ma loro non mi fanno giocare!! SBANG Aiaaaa Ueeeeehhhh Ma lui mi ha fatto maleeeeee!!! NOOOOOO BANG Lui mi ha tirato i capelli!! No è stata lei che ha iniziato!!! BUUUUUUM Lasciatemi entrare nella casetta!! Mammmaaaaaaaaa!!! 


Esterno giorno.
Tiepido pomeriggio di fine estate.
Sotto il portico di casa mia quattro nani trai 5 e i 7 anni, tra cui il mio primogenito, si stanno ricorrendo,
prendendo a mazzuolate, tirando oggetti e stanno producendo 100 decibel di inquinamento acustico
tra trombette, urla acutissime, sbattimenti di oggetti.

No, i quattro non si odiano. Anzi, chiedono spesso di poter giocare insieme.

A poca distanza, la mia secondogenita, dopo aver spazzolato avanzi di patatine dai piattini di carta,
decide di muovere i suoi tenerissimi e barcollanti primi passi (cammina da pochi giorni)
in mezzo alla guerriglia, tra ruspe che volano e rastrelli usati a 'mo di spada.
Un suo quasi coetaneo identico a JackJack degli Incredibili sta nel prato e si ciuccia palline impolverate
dalla cesta dei giochi.

Nonostante il caos (e i vicini che chiudono le persiane in modo sospetto) è per me un bel momento.
I 4 nani extra sono, infatti, accompagnati dalle loro mamme, con le quali condivido una surreale
ma piacevole conversazione.
Si salta di palo in frasca, tra continue interruzioni e sporadici interventi per
sedare la sommossa. Ci si confronta, si scambiano esperienze, ricette, commenti sui reciproci vestiti,
informazioni sul lavoro, sugli eventi mondani del paese (come, ad esempio, l'imminente inaugurazione del nuovo supermercato, con ricchi premi e cotillon). Qualche pettegolezzo di quelli soft.
Si asciugano moccoli, si mettono cerotti, si raccolgono mutande e patatine, e intanto si organizzano incontri, si pianificano ritorni in piscina, si dibatte di attualità, e si avanzano proposte (te lo presto io quel libro, ti do un pò di omogeneizzati che io non uso più) che poi finiranno dimenticate, tra un urlo e un altro.

Ovviamente l'incontro non ha nulla a che vedere con i piacevolissimi meeting "sole donne"(altrimenti noti come "le cene delle galline"), poiché ha, come obiettivo primario "far giocare insieme i bambini".
Ma l'obiettivo secondario ("scambiare due parole tra di noi e sottrarci alla infinita noia degli infiniti pomeriggi delle infinite estati con i bambini") è pienamente raggiunto.
La solidarietà mammesca funziona.
La condivisione rinfranca. Rallegra. Alleggerisce. Fa viaggiare veloce la lancetta dell'orologio.

Quando le mamme sono anche persone carine come le mie amiche,
i giocattoli tornano magicamente nei cestoni e la merenda viene sparecchiata in un battibaleno.
Quando il cancello si chiude, cala il silenzio,
e mi ritrovo rintronata, ma più felice. Meno sola.
I miei nani continuano a giocare.




"Mi puoi spiegare una cosa" chiedo al mio primogenito.
"Ti trovi bene con i tuoi amici? Sei contento se vengono qua?"
"Certo, mamma!" fa lui, sgranando gli occhioni.
"Ma allora perché vi pestate tutto il tempo e vi fate mille dispetti?"
"Perché siamo dei bambini, mamma!" sospira lui, probabilmente pensando "Mi sembra ovvio.
Ti devo spiegare proprio tutto eh!".

Eh già....chettelochiedoafare!