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domenica 25 settembre 2011

Ti posso stickerare? Cronaca di un meeting molto mammesco e abbastanza marketing.

24 settembre, Milano. 
Il MomCamp è un raduno nazionale di mamme blogger, ma è anche una festa, una fiera, una scampagnata, un ritrovo pieno di colore e di energie positive. 
Il mio divertimento inizia durante il viaggio, condiviso con Chiara ed Enrica tra mille chiacchiere e qualche gossip.



TETTE & STICKERS
Le Camper Moms arrivano alla spicciolata e subito dopo la registrazione iniziano a scrutare le tette delle altre alla ricerca di nomi noti.
Si perché qui il badge è sostituito da uno sticker identificativo che la quasi totalità delle mamme presenti si è attaccata al petto.
E non fai in tempo a salutare Chiara, la mitica Wonderland di Machedavvero, che ti chiede dolcemente: "Che ti posso stickerare?",
attaccandoti sulla spalla l'adesivo promozionale di Mums up, il nuovissimo sito di recensioni mammesche, la sua nuova avventura imprenditoriale.
Ma Chiara è in buona compagnia: oltre agli sponsor che presentano i loro prodotti, numerose sono le donne che hanno approfittato dell'occasione per promuovere blog, iniziative, corsi, libri. E così, già all'arrivo, le due bellissime shopper omaggio si riempiono di flyer, volantini, adesivi, cartoline, gadget. Menzione speciale meritano i deliziosi segnalibri pubblicitari per ChiaradinomeThe Queen Father!




CARRAMBA!
- Ma sei Stefania!!! Ciaaaaaaooooo!
- Eccovi quaaaa, cercavo la bionda e la mora...
Ad ogni angolo ci sono donne che si riconoscono, si abbracciano, iniziano a parlare e ridere.
Il primo obiettivo della camper-mom, in modo particolare se neofita, è collegare le facce ad un nome. 
Le amicizie in rete non sono affatto "virtuali", semplicemente non sono "fisiche".
Di una blogger che segui o con cui discuti su facebook, puoi conoscere anche dettagli molto intimi, ma non necessariamente sai che 
faccia ha. E questo è un altro aspetto rivoluzionario della rete.
Nel web c'è spazio per tutte: belle e bruttine, giovani e stagionate, magre e robuste. 
Quel che conta sono le idee, il carisma, la voglia di fare, non le misure.
E scusate se è poco in questi tempi di escort, mignottocrazia, e donne sempre più ridotte ad oggetto nelle gerarchie sociali, aziendali e culturali.


MULTIMEDIA E MULTITASKING
Durante gli speech le mamme presenti ascoltano, prendono appunti sull'iPad, chiacchierano, allattano, twittano con le altre a due file di distanza, gestiscono le famiglie a distanza. 
Sì, perché alcune sono cui con figli e mariti, impegnati in uno strepitoso programma di attività sportive e ludiche. Altre, invece, vengono tempestate di chiamate a distanza dai mariti: "La bimba non riesce a fare la cacca e piange da un'ora? Ti faccio portare un clisterino...".  
Conforta sapere che presto sarà pronta SaveTheMom, una app che promette di condividere con i babbi il know how e la pianificazione materne, il vero viatico per la parità. Scherzando con l'ideatrice del progetto e la sua project manager, le bresciane Sara e Milo, butto lì che il pay off perfetto per il prodotto potrebbe essere "basta alibi: i mariti non potranno più dire di non sapere".
Per fortuna che a "Vivere semplice" ci insegna Sabrina, che, con tre figli ed un lavoro ha deciso che scegliere le priorità è meglio che cercare di fare tutto. Sicuramente la seguirò con attenzione sul blog e sulle pagine di Kids.




OLTRE ALLA CACCA C'E' DI PIU'.
Vi ricordate la canzone? "Siamo donne, oltre le gambe c'è di più".
Ora, leggenda vuole che le mamme tra loro parlino solo di cacche e pannolini. 
Ma quando mai? Se escludiamo le comunicazioni di ordine tecnico-logistico con le famiglie, io ho sentito parlare di progetti, di lancio di start up, di piani editoriali, di eventi, di app, di formazione, di piani editoriali. 
Quelle che il Corriere  dipinge un pò come sfigate ex-precarie, padroneggiano le tecnologie dell'informazione e le lingue straniere, twittano alla velocità della luce, dissertano delle differenze tra facebook e google+, hanno idee lucidissime sul mercato e sulla politica.
Le aziende, i media, gli sponsor ancora faticano ad afferrare il fenomeno. 
Per non dire che non hanno capito niente.

Le aziende guidate da vecchi obsoleti che non saprebbero sostenere mezza conversazione con queste giovani donne agguerrite. E però le hanno sbattute fuori dal mondo del lavoro, tenendosi magari degli incapaci con i testicoli, per evitare i costi delle maternità (e senza avere idea di  quanto questo costerà a loro e a noi tutti).
I media che, nel ridicolo tentativo di riaffermare il primato di TV e carta stampata, non perdono occasione per ridicolizzare chi in rete
vive, impara, conosce, lavora, ama, cresce. E non sa più che farsene dei mass media, perché i social media sono molto meglio.
Gli sponsor, che pur avendo fiutato con interesse questo target di opinion leader al femminile, fanno fatica a passare dal monologo al dialogo.
Un esempio? La prima delle presentazioni è proprio a cura dello sponsor, una nuova crema dolce spalmabile. La relatrice è capace, ma sbaglia completamente il taglio: che c'entra la merenda con il futuro delle mamme on-line? E chissenefrega della merenda, oggi?



WEB ADDICTED
E infatti la relatrice successiva, in arte Mammafelice, viene accolta con un'ovazione al suo esordio: "Mi chiamo Barbara, ho 35 anni e da 1,5 ore non mi collego a internet". 
Già, perché la rete da dipendenza.
Molte ammettono di essere drogate di Internet, ma nessuna intende disintossicarsi. Tutte le relatrici descrivono il web come uno strumento di incontro, di acquisizione di competenze, di realizzazione. Emblematica, ad esempio, la storia di Serena, di Genitoricrescono,
ricercatore di fisica disoccupato che, in Svezia, si è reinventata come esperta di web communication.
Certo, alla ventesima relazione, la storia "dopo il parto mi sentivo disperata e il web...bla bla" esce un pò dagli occhi. 
Vero, verissimo, lo abbiamo provato praticamente tutte, però non tutti gli interventi brillavano per idee straordinarie ed originali.
E allora niente di meglio che aspettare la merenda al desk di accoglienza parlando con Francesca, vecchia amicizia AEGEE, adesso esperta di comunicazione e di social media.
Si è fatto tardi, ma come resistere alle crepes ripiene della famosa crema di formaggio cioccolatoso? 


Non c'è malinconia nel salutare le nuove e vecchie amiche: perché ci saranno altre occasioni, e, soprattutto, sappiamo bene che la rete annulla le distanze.
E a volte, paradossalmente, si condivide più quotidianità con chi ti fa compagnia sul monitor che con gli amici "reali", così difficili da sentire e frequentare nei sincopati ritmi attuali.

Ma torno a casa arricchita di mille spunti, sorrisi, idee, indirizzi di siti e blog da scoprire.
In attesa del prossimo MomCamp!



PS A Iolanda va un enorme ringraziamento per essere stata l'anima della festa, e per l'eccellente organizzazione!

martedì 16 agosto 2011

Meet the blogger

Un'altra avrebbe detto: "Avvisami quando partite, che inizio a riordinare".
Lei, invece, mi ha chiesto un SMS di notifica della nostra partenza "così inizio la DERATTIZZAZIONE".
Lei è Chiara, conosciuta virtualmente un anno fa nella chat di Machedavvero 
(in cui io mi feci notare per la confessione di essere smutandata e di aver resistito alle avance del marito pur di non abbandonare il salotto virtuale).
Da qualche giorno Chiara non è più solo un'amica digitale, perché ho raccolto il suo invito e sono andata con tutta la famiglia a trovarla alla Casa di Heidi.




Una giornata super rilassante trai monti e il laghetto, tra un bagno e una battaglia dei nostri galletti maschi. Ed è stato subito come averli conosciuti da sempre, i Cialtrons, e soprattutto lei, Chiara.
Così easy-going, solare, con la sua ospitalità calda ma informale.

D'altra parte mi sono fin da subito trovata in sintonia con lei. 
Con i suoi post, con i suoi commenti, con il suo modo di pensare.
Cosa affatto scontata, perché il microcosmo delle blogging moms è punteggiato di personaggi molto diversi tra loro.

Volendo stilare una rozza fenomenologia della mater bloggans mi vengono in mente alcune categorie. Come ad esempio:

La fuoriclasse.
Di mestiere fa la giornalista o la scrittrice, e infatti  scrive con grazia e stile inconfondibili.
Si identifica in un personaggio di un film o di un telefilm.
Non ha meno di due-tre figli, che trascina con nonchalance in viaggi incredibili.
Il codazzo delle commentatrici adoranti è infinito. 
Ma, salvo qualche sporadica risposta ai commenti, la fuoriclasse non ha tempo o voglia per coltivare più di tanto le blog-amicizie.
E, se le avanza qualche notte libera, scrive un libro o lavora per una famosa trasmissione televisiva.

La creativa
La mater creativa scrive per condividere con il mondo le sue creazioni. Che si tratti di cucina, design, cake design, artigianato, scrap books, mei tai di design, filastrocche o lavoretti per i bambini, le stupende fotografie delle sue opere alimentano un database che spesso da origine a veri e propri portali, e attira per lo più altre creative. A volte trasforma la sua passione in un business, vendendo le sue opere o creando una sorta di testata. A volte si limita ad autocompiacersi dei momenti poetici della sua vita immortalata in deliziose cartoline contemplative e poetiche dal titolo "this moment". Le madri "normali" possono solo ammirare da lontano e attingere le idee più semplici da copiare (con risultati scarsini).

L'impegnata
La madre impegnata è una madre perennemente indignata, se non terribilmente arrabbiata. Per sublimare la sua incazzatura, non si limita a scrivere ma alimenta dei veri circoli di discussione su temi forti: la discriminazione delle donne, le buone pratiche di cooperazione femminile, lavoro e conciliazione, il degrado della scuola, coaching mammesco, ecc. In prima linea nelle manifestazioni neo-femministe di protesta politica, non disdegna, occasionalmente di spendersi per la prevenzione del cancro, per la sicurezza stradale dei bambini, contro l'abbandono dei cani in strada.
L'egocentrica.
Si lamenta di essere stressata. Perché i suoi figli non dormono e lei lavora a tempo pienissimo, tipo 12-16 ore al giorno. Ma poi di quelle 16 ore almeno 4 le passa ad esternare a reti unificate (stima per difetto considerando un post al giorno, commento ai commenti del post, annuncio del post su 6 social network, commento ai commenti sui 6 social network, partecipazione attiva a vari dibattiti sui blog altrui e, se capita, qualche forum). Twitta alla velocità della luce, per ogni post emette dieci comunicati stampa, si autocita. Il suo argomento preferito? Sé stessa e tutto ciò che la riguarda: cosa mangia, cosa compra, cosa legge, cosa si mette, talvolta i suoi figli, più spesso i suoi sponsor. Ma non scambiatela per edonista e disimpegnata: al contrario, lotta strenuamente contro le sue tentazioni di shopping compulsivo. E se proprio cede, lo confesserà in rete, pubblicando le foto della refurtiva.

La madre equo-solidale.
Salutista, vegan, biologica. La madre e.s. partorisce con lotus birth, porta i figli in fascia fino alla prima ernia del disco, li allatta a richiesta fino a che non possono acquistare legalmente alcolici, li spannolina a 3 mesi (e, se non ci riesce, sceglie solo pannolini lavabili). Non usa assorbenti ma coppette mestruali in silicone. Fa yoga e meditazione, applica il metodo Montessori (ma all'occorrenza anche Steiner va bene). Spesso ha lasciato la città e si è trasferita in una prateria. Via web, il suo contatto con la modernità, promuove uno stile di vita da amish e, talvolta, cerca di vendere manufatti o libri.

La varie ed eventuali.
E poi ci sono quelle come me, Chiara, e tante altre, le blogger non classificabili.
Non abbiamo sponsor, non organizziamo give-away, non pubblichiamo reportage artistici, non estorciamo voti per prestigiosi blog award, non abbiamo libri o app da vendere.
Qualche bollino in home page sì, ma con moderazione e autoironia (soprattutto se si tratta di premi o autocertificazioni di qualità).
Siamo sensibili a cause socio-ecologiche, abbiamo qualche sprazzo di creatività, ma i nostri post scaturiscono dalle nostre emozioni e dal nostro umore, non da un piano editoriale.
Scriviamo perché scrivere è terapeutico, condividiamo perché la condivisione fa sentire meno soli e più forti.

E, appena possibile, usciamo dai confini della blogsfera e ci incontriamo.
E, dopo la casa di Heidi, abbiamo già un nuovo appuntamento: il MOM Camp!

domenica 8 agosto 2010

webless

Un post scritto di getto giovedì scorso!



Stamattina il mio cucciolo grande è partito per il mare con i nonni.
Lasciandomi in una casa grande e silenziosa, alle prese con la sua dispotica sorellina.
Sono felice per lui, ma ho un terribile magone.


Come distrarmi? 


Piove a catinelle da stamattina, quindi niente giardino, niente piscina, niente passeggiate. 
L'amica che doveva venire a trovarmi ha tirato il pacco.
Ho un ginocchio super incriccato e il dolore continua ad aumentare nonostante gli antinfiammatori.
Ho appena saputo che la mia Oksana, fantastico supporto familiare e domestico, mi lascerà.


Ma c'è una cosa peggio di tutte.
Sono senza connessione web da stamattina.


Il che significa che:
- non ho potuto mandare le fatture che ho finalmente concluso;
- non posso seguire e chiudere gli ultimi lavori in sospeso che quindi ritarderanno la chiusura;
- non posso guardare le previsioni del meteo e fare programmi per i prossimi giorni;
- non posso leggere la mail della mia migliore amica;
- non posso lamentarmi su facebook;
- non posso distrarre Valentina mostrandole i video della baby TV;
- non posso controllare che dicono le mie blogger preferite;
- non posso studiarmi i suggerimenti di libri che ho raccolto nella chat di ieri sera;
- non posso cercare da cosa può dipendere l'infiammazione del mio ginocchio;
- non posso caricare le foto del mare che ho finalmente spulciato;
- non posso inventare programmi alternativi in caso di pioggia per la settimana di montagna.


Capisci davvero il valore delle comodità della vita solo quando vengono a mancare.

giovedì 5 agosto 2010

I giochi delle donne

Più o meno tutte le donne che conosco si lamentano perché i loro uomini:
- guardano il calcio
- giocano a calcio
- giocano a calcetto all'oratorio
- giocano a fantacalcio
- guardano la formula1
- giocano al simulatore della formula1
- si sfiancano con la PS/il DS/la WII
(Poi magari qualcuna si lamenta perché vanno al bar, a giocare a carte, a pesca, a caccia, a trans, però io non le conosco. Però mia mamma si lamentava del biliardino, adesso si lamenta dei francobolli. Una delle mie blogger preferite ha il marito che per divertimento legge saggi marxisti, e non mi fate dire niente sui mariti che per sport fanno paracadutismo, vah!).

Gli uomini, poverini, giocano.
Simulano violenza, competizione, sudano, bestemmiano, si sfogano e si divertono.
Una volta mio marito è andato a giocare a nonsocosa con un amico da poco diventato papà.
"Come sta la moglie?" faccio io.
"Non so".
"Come non sai?"
"Ci siamo trovati per giocare, mica per chiacchierare".


Più o meno tutte le donne che conosco hanno il LORO vizietto.
Chiaccherano.
Si scambiano emozioni, idee, suggerimenti, lamentele.

Le donne chiacchererebbero con la commessa, la mamma, la vicina, le amiche.
Per ore.
Ieri sera, ad esempio, mi sono dedicata alla nobile arte della chiacchera
durante uno dei miei sublimi incontri con le mie stupende amiche galline.
Tra risate convulse, sfoghi, pettegolezzi al vetriolo, si sono fatte le 22, poi le 23.
"Ragazze è tardissimo".
Poi tutte lì davanti al mio cancello, le coglionazze, come delle adolescenti,
per altri 10 minuti, 20, mezz'ora lì a salutarci e aggiungere chicche, "le ultimissime poi basta eh!".


Ma la vita odierna è avara di occasioni per le chiacchere.

Con la mamma molti incontri sono un "ragguaglio veloce" alla E.R. mentre si trasporta un qualche nipotino dalla casa dei nonni alla macchina. Una cosa tipo:
"Bambina, 1 anno, è stata dalla nonna mentre la mamma lavorava. Ha mangiato? Ha dormito? UAAAAAAA, La stiamo perdendo, è meglio andare, ti chiamo domani cia-cia-ciaoooo"

Con le commesse bando a ciance. "Mi passi tutti i vestiti in saldo che avete della mia taglia. Veloce, che devo comprimere in mezz'ora lo shopping represso di 3 mesi!".

Con le vicine si può fare Napoli cinque minuti mentre una stende il bucato sul balcone,
ma non è di grande soddisfazione.

Con le amiche vere, porca zozza, abbiamo più puntate arretrate che riprendere Beautiful dopo 7 stagioni di interruzione. E' sempre e comunque un coitus interruptus sul più bello.

Ma la donna moderna, compressa da ritmi sincopati, stanca, stressata, più o meno depressa,
ha un fantastico alleato. 
Internet.
Per fare shopping, decidere le vacanze, farsi i caxxi degli altri su Facebook, per dichiarare a tutto il mondo quanti libri ha letto su Anobi, per cinguettare messaggi criptici su Twitter. 
Ma, soprattutto, per incontrare altre donne e simulare la nobile arte della tessitura di relazioni sociali.
Poi non dite che noi non giochiamo.

Io ho iniziato nel lontano 1997. 
In principio furono le chat IRC, con i colleghi dell'associazione studentesca internazionale.
Si partiva "very focused" e poi si finiva alle 3 di notte a cazzeggiare come fossimo al pub. 

Poi arrivò ICQ, e, in contemporanea, C6 (=ci sei?), la chat della TIM con cui potevi simulare il rimorchio più sfrenato. Bastava dichiararsi donna in un'epoca in cui le donne sul web erano una rarità e WHHHHOOM in men che non si dica, pesci di tutte le razze abboccavano. 
Prevalentemente pescecani e  plancton. E, ovviamente, qualche esperimento di incontro dal vivo si faceva pure. Qualcuno ha trovato l'amore. Io trovavo solo buoni amici con problemi endocrinologici e apprendisti serial stalkers.

L'amore lo trovai ad una festa, e fu affascinato dallo scoprirmi amministratore di mailing list (ma secondo me più dalla mia minigonna). Manco a dirlo, ci scambiammo l'e-mail.
La prima e-mail fu un di lui marpionesco check del tipo "volevo solo verificare che mi avessi dato una casella e-mail esistente".
Il secondo incontro fu letteralmente virtuale: mi chiese di uscire in chat. 
Posso dire che da un inizio così non potevano che nascere due autentici nativi digitali quali sono i nostri figli.

E, di lì a poco, eccomi a ravanare in lungo e in largo un web acerbo e vuoto di contenuti, alla spasmodica ricerca di tutte le dritte per organizzare un matrimonio. 
MSM = matrimonio-sposarsi-matrimonio era diventata la mia fissa. 
Qualcosa di cui non POTEVO parlare con lui. Non più di tanto.
Se avesse saputo che avevo fissato la data delle nozze con la mia migliore amica un anno prima che con lui...non ci sarebbe stato alcun matrimonio.
E poi con chi disquisire di preparativi, di bomboniere, di viaggi di nozze e di tutto il mondo di emozioni, timori, avvenimenti eccitanti di quel periodo?
Ma con le RAGAZZE DEL FORUM, ovvio! 
Un forum di future sposine divenne la mia seconda casa.
A tutte le ore mi collegavo e chiacchieravo virtualmente con quelle che, giorno dopo giorno, erano amiche sempre meno virtuali e sempre più quotidiane, reali, concrete.
Sono passati 10 anni, ma con quasi tutte loro siamo ancora in contatto,  dopo innumerevoli forum meeting alcune sono ancora amiche, chi su facebook, chi nella vita reale. 

Ma, nel frattempo, non chiacchieriamo più di matrimoni, 
e ci siamo disperse nel web, alla ricerca di consigli e poi spalle per condividere le successive esperienze della vita. Chi il divorzio. Chi la singletudine di ritorno. Chi l'infertilità. 
La maggior parte di noi la maternità.
Ed è nel 2004, a test di gravidanza ancora caldo, che mi sono proiettata nell'ormai sfaccettato universo
dei forum di mamme. Forum strutturati, organizzatissimi, con schede profilo, nickname, maschere di ricerca e i post rigorosamente divisi per topic.
Alla ricerca della cicogna, gravidanza, parto, allattamento, le mamme mese per mese, ecc.
Un mondo diverso. Affollatissimo. Caotico. Dove trovi mamme che la pensano come te 
e mamme che si scannano per far valere le loro idee su parto, allattamento etc.
Un luogo di momenti leggeri (pochi), ma, soprattutto, di raccolta di informazioni. Esperienze, consigli, links, documenti. Non c'è tempo per grandi chiaccherate, c'è molta solidarietà, ma la maggior parte delle ore si dibatte, si discute, si cerca di venire a capo del metodo Estivill per la nanna o di capire se è rigurgito o solo riflusso. Sono forum di reciproco sostegno, di informazione. Un distillato di SoS Tata in diretta e interattivo.

2008, seconda gravidanza.  A parte l'intensissima partecipazione al forum Parto Naturale, 
a cui devo l'ispirazione per aver cercato e ottenuto un VBAC, il modo di vivere il web è cambiato.
Ci sono i blog. 
Non più chiaccherare al mercato o alla stazione centrale in mezzo a centinaia di galline in un brusio infermale. Non più o non solo.
Ora ci sono questi speakers'corners. Dove alcune mamme speciali sintetizzano le loro emozioni, le loro esperienze. Mamme normalissime, ma speciali solo perché il loro diario lo pubblicano e lo condividono. Speciali perché si ritagliano nella scrittura creativa un momento per loro.
Il fenomeno del mom-blogging. (Mom-blogging è il mio filone preferito, ma in realtà ci sono blog di cucina, di fumetti, di qualsiasi cosa).
Giri per la rete e, pian piano, ti crei un network di blogger preferite (Si, preferite, perché le donne bloggano molto di più degli uomini! E se mi chiedete perché rileggetevi la prima parte del post). 
E impari a conoscere il loro stile, i caxxi loro, e il loro giro di fans, di cui leggi i commenti e le discussioni. 

Alcune blogger hanno trasformato il loro diario in un supermercato con un'esibizione di brand, sponsor, persino con le slot machines: se ti lanci nei famigerati "Candy" puoi essere estratta per ricevere un premio. (Io non vinco mai una mazza, però). 
Se ti cimenti col raccontare qualche spiritosaggine puoi essere notata dalla marca di pannolini 
e cooptata per qualche iniziativa di marketing.
Un marketing drammaticamente one-to-one, incredibilmente nuovo, sottilmente intrusivo
perché allude e ammicca con le sembianze del consiglio disinteressato dell'amica.
E' il tempo del social networking, del social blogging, del social tutto.

Non  usciamo, non guardiamo la tele, non trombiamo, ma stiamo ore con i culoni sulla sedia a socializzare virtualmente, e a scambiarci una serie esagerata di informazioni, link, video, immagini, pensieri, cazzate, vita.

Ed eccomi qua. Da 4 ore in procinto di farmi una doccia e andare a dormire, sono finita sul sito di una delle mie blogger preferite, dove era in corso una chat tra le partecipanti.
Sì, perché un blog, è un'universo vivo, pieno di dialogo, di dibattito.
Perché il blogger è fondamentalmente narcisista, altrimenti scriverebbe su un file word o sul diario segreto.
Invece il blogger non scrive solo per sé, perché non solo ama scrivere ma anche esternare. Picconare. Stuzzicare. Si compiace della sua spiritosaggine, trae godimento dai consensi, sopporta stoicamente le critiche, perché in fondo così tanta attenzione non te la davano nemmeno i nonni quando recitavi la poesia di Natale. (Come faccio a saperlo? eh....sapeste!).
Ricevi e dai attenzione, stimoli, idee. 
Non è solo chiaccherare. E' simulare la relazione, è vivere una relazione dei nostri tempi.
Comoda. Veloce. Digitale. In remoto. Globale. On Demand. 
Un gioco perfetto per le donne del 2010.

P.S. La chat è stata uno spasso. Un delirio, proprio come una chiaccherata vera tra donne. 
Un parlarsi addosso, ascoltarsi, rincorrersi, passare di palo in frasca. 
Bambini, sesso, il posto più strano, come siete vestite, come cambia la vita dopo, che libro state leggendo. Il tutto veloce, sincopato, nevrotico ma anche empatico (Stai male? mi dispiace! Piange il bambino? Vai, ti capisco!). 
Al centro di tutto una splendida padrona di casa, che ha accolto tutte, ha tenuto le fila del delirio con abilità. E che stasera ha cessato di essere per me un lontano broadcast (il libro, gli aneddoti succosissimi, le fotografie stupende da ammirare da lontano) ma è stata, per un pò, l'amica della porta accanto. 
E con lei le sue amiche, già sparite nella loro Matrix quando stavo appena familiarizzando.
Ma che diamine, c'é il blog, c'é facebook, ci saranno mille occasioni per incontrarsi e chiaccherare, e per poi perdersi di nuovo.
Non è una droga meravigliosa il web?