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venerdì 15 febbraio 2013

1 billion rising e altre rivoluzioni




Si è avvicinata al palco con i suoi volantini.
Una bella ragazza.
Mi ha spiegato che il 14 febbraio in tutto il mondo le donne si sarebbero trovate nelle piazze per ballare contro la violenza e mi ha chiesto se noi del M5S potevamo annunciarlo, se potevamo promuovere l'evento.
E poi, prima che le rispondessi, ha aggiunto, pensierosa: "Forse è meglio di no, il vostro supporto potrebbe essere strumentalizzato".
Mi ha lasciato il volantino e se ne è andata.
Così martedì scorso, a pochi minuti dalla serata TsunamiTour di Brescia, ho scoperto dell'iniziativa "One billion rising." Ballare contro la violenza.

E con il pensiero sono tornata alla mia prima volta in piazza, esattamente due anni fa, per Se Non Ora Quando, iniziativa che nasceva come apartitica (e oggi è il braccio armato femminile dei partiti e partitini di sinistra). E a tutte le volte successive, con il Comitato Civico. 
E a tutti gli appelli, alle collette come " Due Euro per Dieci Leggi"

E mi sono resa conto della mia trasformazione, in soli due anni.
Non solo da cittadina poco interessata alla politica ad attivista sfegatata. 
Ma anche nel tipo di attivismo. 
Sono passata dalla protesta alla proposta.
Il mio impegno sta per passare dalla protesta in piazza 
alla proposta di legge.

Fino a pochi mesi fa mi sarei messa qualcosa di rosso e sarei corsa a ballare. 
Invece fra un paio di settimane diverse amiche di tutta Italia saranno in Regione e in Parlamento.
Donne normali, come me. 
Che lavorano, con o senza figli, che quasi sicuramente hanno subito discriminazioni,  limitazioni, violenze psicologiche o fisiche.

Come non si combatte il cancro (solo) scrivendo post rosa, ma informando le persone e cambiando stile di vita, non si combatte la violenza (solo) ballando, ci vogliono leggi severissime, 
investimenti formativi nelle scuole, prevenzione attiva.
E prima della violenza di genere, va prevenuta la violenza, e, quindi, la disperazione, la solitudine, l'ignoranza. Bisogna ricreare reti di solidarietà, al femminile ma non solo. 
Perché i carnefici sono a loro volta vittime.

Alle mie amiche, cittadine oneste e semplici, che fra pochi giorni diventeranno onorevoli e consigliere, 
io chiederò un impegno speciale per combattere discriminazioni e violenze sulle donne ma anche sui bambini, sui gay, sui "diversi" di qualsiasi tipo. Pene severissime per il femminicidio, per le violenze sessuali, inasprimento delle misure anti-stalking. E farò tutto il possibile per aiutarle in questo obiettivo. 
Ho ballato anche io, e continuerò a ballare. 
Aiutando quelle donne e quegli uomini che entreranno nella stanza dei bottoni non per rappresentare multinazionali, banche, istituzioni estere. 
Non per difendere mignotte minorenni, igieniste dentali superdotate, figli di papà analfabeti, faccendieri, fotografi ricattoni, giornalisti amici, industriali amici, mafiosi amici, sindacati amici, lobby amiche, ladri e ladruncoli di tutti i tipi. 
Non (solo) per aumentare il Prodotto Interno Lordo, diminuire lo spread, varare lo scudo fiscale.
Ma per rappresentare tutti noi.
Noi che vogliamo vivere semplicemente e tornare ad amare uno Stato che, finalmente, ci difenda dalla fame, dalla discriminazione, dall'inquinamento, dall'ignoranza. E dalla violenza. 

domenica 6 gennaio 2013

Donna Moderna e la democrazia del Movimento

Sono una vostra lettrice dal primo numero.

Ho quasi 40 anni, sono mamma, moglie, lavoratrice autonoma (vessata da tasse e burocrazia), cittadina esasperata e attivista del Movimento 5 Stelle.

Ho letto con molto interesse il vostro articolo sulla Salsi, nel numero 52, e ci terrei a fare alcune precisazioni.

"Chi sceglie i candidati, i partiti o i cittadini?" scrive Maurizio Dalla Palma.
Il Movimento 5 Stelle è stata la prima formazione politica che abbia mai consentito di scegliere ai cittadini non solo i leader, ma i suoi candidati.
Tra novembre e dicembre abbiamo scelto i nostri candidati per le comunali, le regionali e le politiche (prontamente copiati dal PD che ha applicato la stessa formula lo scorso 29 dicembre. Senza restringere, però, la selezione agli incensurati).
Federica Salsi non è una candidata, è una consigliera comunale di Bologna, ed è stata scelta non da Beppe Grillo, ma dai cittadini.

"Continua a far discutere la decisione di Beppe Grillo di cacciare dal Movimento Federica Salsi, "colpevole" di aver partecipato ad una puntata di Ballarò"
Federica ha partecipato a Ballarò  di sua iniziativa e senza consultarsi con il suo gruppo.
In trasmissione non si è limitata a parlare di ciò che conosce bene, la sua esperienza bolognese,
ma si è allargata con varie imprecisioni su questioni non di sua competenza come le elezioni in Sicilia e la politica nazionale.
Sicuramente non avvezza al botta e risposta e ai ritmi sincopati dei talk show, non ha certo potuto trasmettere, nelle poche battute concesse, il senso del Movimento:
cittadini onesti che si partecipano attivamente ad una politica non solo di protesta ma di proposta e rinunciando ai personalismi, ai privilegi, a tutto ciò che avvicina alla "Casta" e allontana dai cittadini.
Conclusione: l'intervento della Salsi, che non aveva alcun titolo per parlare a nome del Movimento nazionale, ci ha danneggiato.
Ma la "cacciata" non è avvenuta dopo questo episodio, bensì dopo che la stessa Federica ha iniziato a dedicare molto tempo all'attività mediatica (con continue accuse e polemiche) invece che focalizzarsi su  ciò per cui era stata eletta.
E, non a caso, le accuse più dure (e, spesso, inqualificabili nei modi) le sono state mosse dai suoi compagni.

In tutti i partiti avvengono le "epurazioni", ovvero la cacciata di persone che non sono più gradite.
Da nessuna parte ciò accade pubblicamente da un blog, da cui l'accusa di scarsa democrazia.

Ma è anche vero che la democrazia richiede senso civico, coerenza, rispetto delle regole.
Doti che in Italia sono scarsamente diffuse.
In nome della democrazia ognuno pensa di poter fare come gli pare, a partire dai politici che cambiano le leggi per tutelare la propria cerchia.
Non è vero che gli attivisti 5 stelle non possono andare in TV.
Qualche giorno fa in TV ci sono stata un'ora, a portare la mia esperienza locale.
Prima ancora mi sono confrontata alla radio per un'ora con Matteo Pucciarelli di Repubblica, ma sempre parlando di cose che conosco

Ma se fossi andata in qualche salotto nazionale a parlare di politica estera o di spread, ad esempio, o a farmi impallinare per la mia ingenuità da gente che usa la dialettica politica da sempre, non avrei tradito la regola "no al talk show", avrei tradito la regola "politica dei fatti e non chiacchiere, competenza, gioco di squadra".

Il Movimento 5 Stelle ha pochissime regole, che servono a "vaccinarci" dal diventare come i politici di professione: autoreferenziali, abbarbicati al potere,
drogati di visibilità mediatica (e lontanissimi dalla gente).

Chi tradisce lo spirito di gruppo, chi gioca al leaderino, chi insegue la popolarità personale o vuol forzare la mano sui due mandati o desidera coprire più cariche contemporaneamente, viola lo spirito del Movimento e nuoce non a Grillo, ma a tutti noi attivisti.
Che ci facciamo in quattro per cambiare le cose, per essere finalmente rappresentati in uno Stato che non ci ascolta e che ci tradisce ogni giorno.

Grillo è il garante del Movimento. Le sue uscite dal blog spesso sono spiazzanti, e di sicuro non fa nulla per piacere a tutti. Ma senza il suo incoraggiamento e la sua iniziativa, tanti bravi cittadini non avrebbero mai  scelto di darsi alla cittadinanza attiva. E, dato l'individualismo italico, magari sarebbero ancora lì a dibattere sui colori del logo o a disperdersi in micro-movimenti di tutti i colori: arancioni, viola...

La scelta di Grillo di non transigere sulla coerenza e sul rispetto delle regole può suonare autoritaria.
Ma Grillo, in realtà, si limita a inibire l'uso del logo a chi danneggia il Movimento, ma
non controlla affatto chi sono i candidati, le regole che i gruppi locali si danno, i programmi e le azioni sul territorio.
Siamo totalmente liberi di confrontarci, discutere tra di noi, di trovare le soluzioni.
Prendere decisioni condivise a volte è molto impegnativo proprio perché da noi "uno vale uno". La voce del candidato non vale più di quella dell'ultimo arrivato, altro che mancanza di democrazia!!
E siamo noi, non Grillo, nei laboratori civici di studio, ai banchetti al gelo a raccogliere le firme,
a spiegare alla gente la teoria della decrescita felice, dei rifiuti zero, della partecipazione attiva.
Siamo noi a metterci la faccia anche nel presentare i candidati che abbiamo votato e che sosterremo al massimo prima e dopo le elezioni, perché siano i "portavoce" di tutti i cittadini.

"Una carrierista o una vittima dell'antipolitica, di quel vento emotivo che tutto distrugge e nulla crea?"
suggerisce al lettore il giornalista prima di una intervista in cui Federica si rivela come una piacevole e moderata madre di famiglia con cui qualsiasi lettrice non può che empatizzare?
Sul carrierismo della Salsi mi permetto di osservare che da oltre un mese la signora imperversa su tutti i media.
Sul tema del "vento emotivo che tutto distrugge e nulla crea" l'autore dell'articolo evidentemente non sa che ci sono moltissime proposte creative e per niente distruttive  nel nostro programma, che è perfettibile, ma nuovo e finalmente creato dai cittadini attivi (non dal ghost writer di qualche segretario di partito).

E da una rivista come Donna Moderna, mi aspetterei non solo il ritratto della "martire" Salsi.
Ma anche, per amore di verità, notizie importanti per le donne.
Ad esempio, perché non scrivete che in un paese, il nostro con uno scarso 11% di parlamentari donne, il 55% dei capilista candidati dal M5S sono donne, il 66% in Lombardia?
Perché non scrivete anche che il M5S è l'unica realtà che candida incensurati, che rifiuta qualsiasi privilegio e i cui eletti restano in carica al massimo due mandati e poi tornano alla loro vita?

Fa più rumore un albero che cade o una foresta che cresce?
Per una Salsi che si lagna della "poca democrazia" ci sono migliaia di  altre "donne moderne" che solo nel Movimento 5 Stelle hanno trovato lo spazio per attivarsi, e sono molto apprezzate.
La stessa nostra candidata Presidente della Regione, Silvana Carcano, è una donna, una madre, una persona che si spende tantissimo anche per una società meglio rappresentata.

Chissà se mi risponderete mai...in fondo siamo al 61° posto per libertà di stampa...
Io continuerò a leggervi.
E a battermi perché onesti cittadini entrino nelle istituzioni e rappresentino la mia voce,
non solo quella dei grandi poteri economici, già abbondantemente tutelati dalla nauseabonda classe dirigente che si accapiglia in un disgustoso balletto pre-elettorale...


sabato 8 settembre 2012

Ribelle

Mi ero ripromessa di coltivare la leggerezza per affrontare la pesantezza del periodo.

Niente di meglio che andare con tutta la famiglia al cinema, spettacolo pomeridiano infrasettimanale, a vedere un film uscito da 24 ore: il nuovo cartone Disney-Pixar, "Ribelle".

-Ozzi fono ftata blava e allola la mamma mi polta al ZINEMA!
- Davvero! e cosa vai a vedere?
- LIBELLE! 

 
Non avrei potuto trovare titolo migliore per il battesimo cinematografico di Valentina, che si è emozionata tantissimo per l'impatto scenico multisensoriale della multisala. 


Ma le ci vorranno anni per poter apprezzare le implicazioni socio-culturali di questo film. 

Già, perché c'erano una volta le principesse più o meno addormentate che esprimevano la loro personalità cantando agli uccelli (no, non è una sottile metafora!) e facendo le pulizie, in modo coatto (Cenerentola) o su base volontaria (Biancaneve per sdebitarsi dell'ospitalità nanesca., Aurora nella casa delle fatine). Il loro obiettivo nella vita era sposare un principe con cui vivere feliciecontente. Per SEMPRE.
Poi arrivarono le principesse che osavano sfidare il volere paterno (la Sirenetta), ma, pur di sposare il 
principe erano comunque disposte a subire menomazioni fisiche.
Poi arrivò Belle, fanciulla non solo bella e buona, ma anche intellettuale e coraggiosa. Ma per poter accedere a una libreria principesca dovette sposarsi nientepopodimenoché una Bestia (o principe diversamente azzurro). 
Rapunzel vuole fuggire dalla torre e dai vincoli di un amore materno passivo-aggressivo, non per sposare un principe ma per inseguire un sogno.
Anche lei, però, finisce per realizzarsi sposandosi, per di più nemmeno con un principe ma con un pregiudicato (poi riabilitato come principe consorte).
Più o meno la stessa sorte toccata a Jasmine, scappata dal padre per poi impalmare Aladino.

Nei cinquant'anni intercorsi tra la prima e l'ultima di queste eroine cinematografiche, le donne hanno smesso di dare il meglio di sé solo attorno al focolare,  e sono diventate soldati, astronaute, presidenti. Sono più brillanti dei maschi negli studi e, secondo alcune ricerche, anche sul lavoro, nonostante le pesanti discriminazioni di cui sono oggetto in tutti i campi e in tutte le culture.

Eppure il messaggio trasmesso alle bambine ha continuato ad essere: sposati un buon partito e sei a posto. (E' questo il consiglio che le ragazze italiane si sono sentite rivolgere persino dal loro presidente del consiglio, a cui veniva chiesto come poteva sopravvivere una giovane e brillante precaria). 
E, piuttosto che restare single, sposati pure un bandito, ma sposati, per l'amor del cielo!
Merida, la rossa protagonista di "Ribelle" (il titolo originale è "The brave", ovvero "coraggiosa", ma in Italia, evidentemente, il confine tra bamboccione e anarchico-insurrezionalista è sottile), è la prima principessa disneyana che non aspira a sposarsi, ma solo a essere sé stessa. 

Merida non solo ha il coraggio di sfidare le convenzioni, scalare scogliere e sfidare i capi dei clan a tiro con l'arco, ma, nel corso della storia, ha il coraggio anche di riconoscere i propri limiti e assumersi le responsabilità dei propri errori cercando con tutte le forze di porvi rimedio. Nella storia, la parabola della sua maturazione, da adolescente egoista a giovane donna responsabilizzata. 
E finalmente libera di seguire le proprie aspirazioni.

Come ha scritto Wonder-Chiara di Machedavvero, è sorprendente, nel film, l'assenza di una storia d'amore: "...quasi un sollievo, uno scollarsi da un copione che vede il 'vissero felici e contenti' come morte naturale di qualsiasi storia coinvolga una ragazza."

Oltre alla straordinaria qualità dell'animazione e alla musica bellissima, mi ha stupito, inoltre, l'assoluta assenza di figure maschili di rilievo.

Nei vecchi film gli uomini erano o padri buoni (spesso morti prematuramente), cattivoni o principi bellocci a cavallo. Poi si sono aggiunti i delinquenti sexy o le bestie da redimere.

In Ribelle il cattivo è un orso, e i maschi sono una manica di bamboccioni brutti e piuttosto scemi, volgari, triviali e primitivi. Si salva il bonario bestione del re-papà, ma privato di qualsiasi autorità: i pantaloni in casa (per così dire) li porta senza dubbio l'inflessibile regina Elinor.

Se da un lato la buona notizia per le bambine è: "segui la tua strada, non devi sposarti un principe per essere felice", allo stesso tempo l'ammonimento è "...anche perché non ci sono più i principi di una volta".
O forse non ci sono mai stati?

domenica 22 luglio 2012

Di rientri dalle ferie geneticamente immodificabili.

Il rientro dalle ferie visto da lui: Toglie le bici da porta pacchi.
Estrae i bagagli dall'auto (e li pianta lì).
Si gingilla mezz'ora nell'arduo dilemma: tagliare il prato o no? (Appena decide che ce la può fare inizia a piovere). 
Si fa un bel bagno rilassante. 
Scavalca una valigia per non inciampare.
Si prepara e si beve un bel caffè.
Sceglie un paio di film per il bambino.
Appena la figlia si sveglia la parcheggia dalla nonna.
Mette nel suo cassetto un paio di mutande e quattro calzini puliti.
Scarica tutte le fotografie delle vacanze sul PC.
Apre la corrispondenza e abbandona le buste sventrate sul tavolo. 
Aiuta a portare su la spesa e poi si dilegua.
Trascorre quarantacinque minuti a costruire una torre con i legnetti Kapla insieme al primogenito
Inizia guardare "Cast Away" in inglese con il figlio, con traduzione simultanea (tanto ci sono dieci minuti di dialoghi in tutto il film) spiegazione dei passaggi difficili.
Viene a cena canticchiando felice: è bello essere nuovamente a casa!!


Il rientro dalle ferie visto da lei:
Apre i bagagli ed effettua una raccolta differenziata dei rifiuti vestiti: da smerdare lavaggio intensivo, mediamente puzzolenti  lavaggio delicato, passabili da riporre nell'armadio (anzi in quattro diversi armadi in quattro diverse stanze).
Fa partire la prima lavatrice e constata che restano ancora 4 metri cubi di biancheria di lavare e stirare: occhio e croce ne avrà per dieci giorni, e potrà fare una lavatrice per ogni colore dell'arcobaleno senza paura di non raggiungere il pieno carico. Che casalinga fortunata, potrà anche risparmiare sui foglietti acchiappa-colore!
Svuota borse, borsine, borsette e ripone 275 oggetti nei loro posti.
Fa il bagno alla figlia.
Mette a dormire la figlia.
Interrompe tre volte una doccia furtiva per accorrere ai capricci della suddetta figlia. 
Si infila il primo straccio che trova, arriva all'ipermercato e procura una tonnellata di spesa (e riesce anche a comprarsi una gonna ai saldi).
Mette a posto una tonnellata di spesa (nel frattempo, per unire l'utile al dilettevole, telefonata fiume con la mamma e aggiornamento gossip). 
Stende la prima lavatrice e fa partire la seconda. 
Approfittando di un attimo di pace in casa accende il PC, fa capolino su Facebook, processa 450 email e risponde alle più urgenti.
Inizia mentalmente a comporre l'incastro di emergenza: eh, sì, perché nelle prossime due settimane
dovrà lavorare tantissimo per chiudere due progetti, ma questo non la solleverà dal management domestico, inclusi gli extra post- rientro e le due tenere creature in vacanza ancora per uhm...cinquanta giorni? 
Aiuta la piccola a tirare fuori i suoi giocattoli, e un minuto di distrazione è fatale per constatare che TUTTI i giocattoli sono stati gioiosamente disposti sul pavimento.
Stende la seconda lavatrice (non prima di aver tolto i primi panni già asciutti), constata che il carico di roba da lavare è giù aumentato. Smadonnna e carica la terza lavatrice. 
Ripensa languidamente ai lunghi bagni in mare e ai lussi della vacanza, come le ore di lettura solitaria in pineta, in cui ha divorato quattro romanzi, cinque riviste e due racconti. 
Ripone i panni già asciutti.
Va a vedere la torre Kapla del primogenito complimentandosi vivamente per la bellissima opera.
Prepara la cena sana, dieteticamente bilanciata e differenziata in due menù (menù 1: "in crescita e schizzinosi" e menù 2 "ciccioni e neo-salutisti").
Scarica la terza lavatrice e constata che non sa dove stendere la quarta, ma la fa partire lo stesso. 
Apparecchia, pensando che stasera dovrà iniziare a lavorare. 
Serve la cena pensando che è già stanca e che non vede l'ora di non sa bene cosa, dato che la prossima vacanza è una meta troppo lontana.
Inizia a sparecchiare e ricorda che, secondo il dott. Grey, autore di "Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere" le donne devono condividere le proprie frustrazioni  emozioni per produrre ossitocina e ridurre lo stress. 
Scrive il suo post di getto producendo un sacco di ossitocina nonostante la piccola sulle ginocchia che guarda "Pingu" sullo stesso monitor e, in contemporanea, si toglie le mutande e spaciuga con un burro cacao trovato in giro (precoci segnali di multitasking compulsivo).

E, infine, maledice il suo patrimonio genetico che la rende schiava (di senso del dovere, responsabilità e abilità multiple e contemporanee) e invidia la semplicità strutturale del suo compagno, geneticamente predisposto ad affrontare, con molta calma, un solo problema alla volta. 
O anche nessuno.

lunedì 23 gennaio 2012

Non c'è montagna più alta di quella che non scalerò.


Tutto era iniziato così, con una elucubrazione a sfondo musicale, e un libero sfogo di emozioni troppo compresse in un periodo carico di stress (stress che da due settimane mi è tornato indietro sotto forma di dolori addominali a cui la medicina moderna ha saputo dare una sola risposta, che è "toradol". Ma questa è un'altra storia).

(...)Vorrei organizzare una conferenza con dei medici che ci spieghino cosa rischiamo con tutto questo inquinamento. Forse potrebbe aiutare la gente a scuotersi dal loro torpore, a capire che se non ci prendiamo in mano il futuro siamo fottuti.

Così avevo pensato e scritto. E Bradipa, una mia affezionata lettrice aveva commentato: "Riguardo alla conferenza...bè, probabilmente visto il torpore generale ci andrebbero in 10 persone e sarebbe inutile!".
E invece sono venuti in 200. Ed è stato utile.

Sì perché, nonostante il torpore, le vacanze di Natale, la gente che se ne frega,
nonostante il mio malessere che mi ha trattenuto dal volantinare (ma non dal mandare centinaia di inviti digitali), nonostante la nebbia che si tagliava con un coltello e mille difficoltà, il proposito si è trasformato in realtà.

Il direttivo del comitato ha accolto la mia proposta di dare alla conferenza un taglio legato alla salute, e, con grandi sforzi, siamo riusciti ad avere due relatori eccellenti e, soprattutto, sette amministrazioni comunali di colori diversi unite per far fronte comune. 
Tutte chiamate a raccolta, ancora una volta, da un comitato civico, un umile manipolo di cittadini che, armati solo della forza del dialogo e della tenacia del buonsenso, hanno impedito, fino ad oggi, che un impianto folle ed assurdo - ma perfettamente a norma di legge!- peggiorasse ulteriormente la già gravissima situazione dell'inquinamento provinciale.







Perché so che è stato utile? 
Perché il giorno dopo una mamma ha scritto sul blog del Comitato:
"Sono una mamma che ha partecipato alla conferenza di ieri sera.
Sono una mamma che ieri ha fatto molto fatica ad addomentarsi.
Non riesco a togliermi dalla testa i dati presentati dai relatori, non riesco a non pensare che sto avvelenando le mie figlie e lo sto facendo da quando stavano nel mio “pancione”, solo per il fatto di vivere qui.
A causa dell’orario non ho potuto partecipare alla discussione e me ne sono andata con tante domande e una consapevolezza: non ci si può nascondere dietro una comoda ignoranza o nella disarmante convinzione che tanto non ci può fare niente."

Se volete sapere approfondire qua ci sono tutti gli atti della conferenza.
In sintesi estrema,
·      E' sempre più alta la probabilità che i miei figli si ammalino, anche gravemente, e che siano sterili.
·      La nostra aspettativa di vita sana è diminuita di 10 anni in 10 anni.
·      Le fonti inquinanti peggiori (inceneritori, cementifici, acciaierie, ecc.) spesso sono fonte di lucro per pochi, con danni enormi per molti: ci stiamo autodistruggendo.
·      La politica è complice dello sfacelo perché ci mangia pesantemente.
·      E noi "onesti cittadini per bene"siamo colpevoli di averglielo lasciato fare, votando con leggerezza e restando come ci vogliono, passivi, distratti, chiusi nella nostra bolla suicida di menefreghismo e di "tanto non serve a niente". (cfr. "La colpa dei disastri di chi è?").

Non fare niente, ecco cosa non serve a niente.

E, per finire in musica...

"Non c'è montagna più alta di quella che non scalerò. 
Non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò. ORA."
(Jovanotti, "Ora")



venerdì 11 novembre 2011

#2eurox10leggi: verso la cittadinanza attiva.

un cappuccino per dimenticare (la crisi)

Domenica mattina. 
Elegante pasticceria cittadina.
Via vai di fighetti metropolitani. Macchinone, vestiti firmati.
Sono seduta al tavolino con due carissime amiche.
Donne capaci, per cui provo grandissimo affetto e stima.
A loro confido che, in questo momento di enorme incertezza e preoccupazione, mi crogiolo nell'essere lì, circondata da lusso e profumi inebrianti: una piccola parentesi di leggerezza e vacuità per distrarmi dal pensiero dominante della mia vita. 
Che non è più solo: "come costruire un futuro per me e per la mia famiglia".
Ma anche: "Come contribuire, nel mio piccolo, a fermare la follia autodistruttiva del nostro paese".

Le mie amiche, però, mi sembrano molto distanti da questa mia urgenza di impegno civile.
Una commenta che "non bisogna farsi fagocitare perché tanto è inutile". 
Una racconta delle molte ore trascorse in un gruppo di lettura con altri giovani uomini e donne, a scannarsi per l'interpretazione di un romanzo. 
Mentre il paese è sull'orlo del tracollo.
Mentre non ci sono più garantiti i diritti fondamentali sanciti dalla nostra costituzione: 
diritto al lavoro, alla salute, alla salubrità dell'ambiente, all'uguaglianza, alla libertà di manifestazione del pensiero, a una giustizia equa.

Non voglio giudicarle.
Io stessa mi sono svegliata dal torpore individualista solo in tempi recenti.
Certo, l'essere diventata genitore proietta il mio senso dell'esistenza più in là della mia mera esistenza,
e sento prepotente l'aspirazione ad un mondo più equo e più sano per i miei figli.
Ma non è solo questo. 
In fondo i miei genitori mi hanno trasmesso un'etica e il senso della responsabilità 
pur avendo sempre disdegnato qualsiasi forma di impegno che andasse al di fuori della sfera privata o familiare. 

Il fatto è che oggi non possiamo più limitarci ad essere responsabili tra le pareti di casa.
Il mio mantra è diventato: 
"Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno li a guardare”.(Albert Einstein).
Chi ha colpa, ad esempio dei recenti disastri ambientali che seminano morte e distruzione? 
"Sono io elettore, il responsabile, quando non vigilo sull’ operato degli eletti, non li stimolo, 
controllo, quando dopo aver espresso il mio voto delego ad altri in toto e mi allontano  dalla cosa pubblica, dalla vita associativa, dal volontariato". Questo l'intenso e accorato intervento di un cittadino e amministratore.

A scuotere quotidianamente il mio egocentrismo è la mia intensa frequentazione del web,
dove ho la possibilità di interagire con persone straordinarie, aprire i miei orizzonti e scoprire ogni momento cose nuove, (e, ahimé, nuove fonti di preoccupazione).
La gente inizia a volersi rimboccare le maniche.
Si moltiplicano le iniziative di cittadinanza attiva: referendum, petizioni, manifestazioni, comitati civici.
La mia taverna sta per trasformarsi in un laboratorio di idee per futuri amministratori locali di buona volontà.

E persino le donne, spesso maestre nell'arte di lamentarsi a vuoto, iniziano a mettere insieme iniziative via via più concrete. Dalle generiche recriminazioni di Se non ora quando alle Giornate di blogging collettivo (sulla scuola, sulle buone pratiche al femminile ...), ci si avvicina sempre più a costruire, proporre, ideare.

Un esempio? #2eurox10leggi, l'iniziativa di un gruppetto di blogger che sta raccogliendo i soldi per pubblicare su un quotidiano la proposta di 10 leggi che diminuiscano la discriminazione e la penalizzazione subite dalle donne nel nostro paese. 
Leggi a favore delle donne, ma anche della società nel suo complesso, visto che, ad esempio,
la questione femminile si intreccia alla annunciata estinzione degli italiani.
Solo una parte decrescente delle donne italiane riesce a lavorare, produrre e creare una famiglia, ma quasi nella metà dei casi una scelta esclude l'altra. Le donne, perno della famiglia e della società sono tagliate fuori dalle gerarchie produttive e decisionali, con pesanti ricadute in termini di benessere collettivo ma anche di natalità, di fiducia, di qualità della vita.

Contribuire ad una richiesta di leggi è già una piccola forma di impegno diretto, significa già uscire dall'apatia, ricominciare non solo a sperare ma anche ad agire.
Volete passare anche voi dalle parole ai fatti?
Potete prendere l'impegno a versare qualche quota, ma, soprattutto, dire la vostra sulle leggi che verranno richieste ai nostri futuri amministratori.
Anche solo interrogarci su che leggi vorremmo per migliorare la nostra vita è un passo.

Un piccolo passo verso i paesi che vengono - con successo- guidati da donne.
La Merkel, la Halonel (Finlandia), Mary McAleese (Irlanda), ma anche Dilma Rousseff (Brasile), Cristina Kirchner (Argentina), Pratiba Patil (India), Ellen Johnson Sirleaf (Liberia) Laura Miranda (Costarica)...fino al Ruanda, primo paese al mondo per numero di parlamentari donne (oltre il 50%) dove una classe dirigente femminile ha   restituito al paese un futuro (per saperne di più).

Impossibile? 
Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. 
E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile.
San Francesco 
E, se ci pensate, ogni giornata della donna media italiana è la dimostrazione che impossible is nothing.


mercoledì 2 novembre 2011

Ogni giorno è una festa. Per Ingvar.

C'è la crisi.
Si fa una fatica boia a guadagnare quattro soldi che poi, in men che non si dica, spariscono in bollette, mutuo, agenzia delle entrate e commercialista.
Ci aspettano tempi duri.
Il default, gli indignatos, re Silvio che lascia naufragare il Titanic, la guerra civile: cosa accadrà di preciso? Non si sa, ma c'è poco da stare allegri.

Risparmiare è come guadagnare, ripete il marito A.M, saggio e anticonsumista per dono genetico.
E tu?
Sei terribilmente fiera di non esserti comprata nemmeno un paio di calzature nuove per la stagione (ehm ehm, le scarpe da tango NON fanno testo, vero? rientrano nella categoria di shopping "attrezzatura sportiva", mica scarpe!).

Per Halloween quest'anno avrai speso al massimo 15 eurini di addobbi nuovi,
(beh escluso uno strepitoso pipistrello gigante di peluche che NON si poteva lasciare lì).

E' iniziato il conto alla rovescia per Natale e hai pensato: che palle, di già?
Forse l'austerity ti è entrata nelle vene, finalmente. (Forse).

Forse hai fatta finalmente tua la MATURA consapevolezza che consumare di più non farà di te una persona più felice.
Che un cesto di prodotti bio del GAS con confezione povera ti offrirà il brivido del regalo intelligente, green e eco-compatibile.
Che anche per quest'anno potrai benissimo resistere alla tentazione di sostituire l'alberello di Natale da battaglia con un esagerato abete da 240 cm (per il quale dovresti comprare una batteria extra large di addobbi inutili).
Ma certo! Risparmieremo sulle cagate e metteremo finalmente da parte per la macchina, la cameretta della piccola e altre cose davvero importanti.
E la SantaLucia? Saggia e morigerata.
BabboNatale? potremmo anche lasciarlo al Polo, bloccato da una tempesta di neve, il vecchiaccio bulimico...Eccheccavolo, il cambiamento deve partire dalle piccole cose!! (E poi chissà quanta CO2 producono le renne volanti).

Poi apri la cassetta della posta e trovi LUI.




Puntuale come il ciclo quando parti per il mare, è arrivato il maledetto cataloghino di Natale dell'IKEA. 
Essenziale, dalla grafica mai stucchevole ma carica di un  subdolo potere di persuasione subliminale.
Già la copertina (titolo: Ogni giorno è una festa! Oh yeah...), scatena in me irresistibili voglie di shopping compulsivo.
Basta sfogliarlo e ti immagini già lì, romanticamente stravaccata davanti ad una finestra di 4 metri per 2 da cui si intravede una foresta ammantata di ghiaccio. 
Già avvolta dal tepore del morbido plaid IDGRAN FLINGA, circondata dalla fiammella  delle candele FENOMEN e dai bellissimi candelieri RONAS (con pallino sulla A) di cui, lo sai, non potrai più fare a meno. Ed è nella tazza OMBYTLIG che sorseggi una tisana speziata, già senti il profumo di cannella e noce moscata che riscalda l'ambiente.
E non potrai più vivere senza lo stampino per biscotti a forma di renna. D'altra parte il set SNODRIVA da 6 stampi non ti manderà in rovina (4,03 €), ma garantirà ai tuoi bambini l'atmosfera del Vero Natale Scandinavo. 

Ed eccoti lì, agenda alla mano a pianificare la prossima spedizione.
Perché ti sei ricordata che da tempo immemore DOVEVI PROPRIO andarci.
Per le cornici. Gli scatoloni. La panchetta per le scarpe. La cappelliera appendiabiti.
E, perché no, per una porzione di salmone all'aneto o una piattata di immonde, irresistibili polpette svedesi con il puré e la salsa di mirtilli rossi. 

Non mi resta che rileggermi, a scopo di antidoto, un post esilarante che descrive mirabilmente tutto il fascino PERVERSO di una spedizione all'IKEA.

Ma so benissimo che l'antidoto sarà INUTILE. 
La MIA missione sarà senza figli o mariti che stressano, e avverrà nel fantastico silenzio di una grigia mattina feriale. 
Una buona amica o, meglio, la mia mamma (compare di mille shopping expeditions) 
saranno la migliore compagnia.
Non dovrò pazientare NEMMENO un secondo per il mio piatto di polpette.
Magari estrarrò PURE la mia Family Card per strafogarmi di caffé americano a scrocco.
E avrò persino il tempo di fermarmi al bistrot svedese a comprare i biscotti allo zenzero
che fanno schifo a tutti, in famiglia, quindi finiranno tutti sul mio culone.
Ma vuoi mettere la magia.



* Ingvar Kamprad, per chi non lo sapesse, è il maledetto stramiliardario fondatore dell'Ichea.



mercoledì 5 ottobre 2011

Action speaks louder than words

http:www.nastrorosa.it

Anna Lisa se l'è portata via il cancro al seno. Mia nonna se l'è portata via il cancro al seno.
Una donna su 33 muore di cancro al seno.

L'anno scorso ho onorato la Campagna Nastro Rosa della Lega Italiana Lotta Tumori con un post.
Quest'anno, visto che non allatto più, con una telefonata.
A un numero verde: SOS LILT 800-998877
Un pochino di attesa e poi mi hanno prenotato una mammografia.
Gratuita.
Per la settimana prossima.

Donne, che ne dite di fare altrettanto?
E...passate parola!

domenica 25 settembre 2011

Ti posso stickerare? Cronaca di un meeting molto mammesco e abbastanza marketing.

24 settembre, Milano. 
Il MomCamp è un raduno nazionale di mamme blogger, ma è anche una festa, una fiera, una scampagnata, un ritrovo pieno di colore e di energie positive. 
Il mio divertimento inizia durante il viaggio, condiviso con Chiara ed Enrica tra mille chiacchiere e qualche gossip.



TETTE & STICKERS
Le Camper Moms arrivano alla spicciolata e subito dopo la registrazione iniziano a scrutare le tette delle altre alla ricerca di nomi noti.
Si perché qui il badge è sostituito da uno sticker identificativo che la quasi totalità delle mamme presenti si è attaccata al petto.
E non fai in tempo a salutare Chiara, la mitica Wonderland di Machedavvero, che ti chiede dolcemente: "Che ti posso stickerare?",
attaccandoti sulla spalla l'adesivo promozionale di Mums up, il nuovissimo sito di recensioni mammesche, la sua nuova avventura imprenditoriale.
Ma Chiara è in buona compagnia: oltre agli sponsor che presentano i loro prodotti, numerose sono le donne che hanno approfittato dell'occasione per promuovere blog, iniziative, corsi, libri. E così, già all'arrivo, le due bellissime shopper omaggio si riempiono di flyer, volantini, adesivi, cartoline, gadget. Menzione speciale meritano i deliziosi segnalibri pubblicitari per ChiaradinomeThe Queen Father!




CARRAMBA!
- Ma sei Stefania!!! Ciaaaaaaooooo!
- Eccovi quaaaa, cercavo la bionda e la mora...
Ad ogni angolo ci sono donne che si riconoscono, si abbracciano, iniziano a parlare e ridere.
Il primo obiettivo della camper-mom, in modo particolare se neofita, è collegare le facce ad un nome. 
Le amicizie in rete non sono affatto "virtuali", semplicemente non sono "fisiche".
Di una blogger che segui o con cui discuti su facebook, puoi conoscere anche dettagli molto intimi, ma non necessariamente sai che 
faccia ha. E questo è un altro aspetto rivoluzionario della rete.
Nel web c'è spazio per tutte: belle e bruttine, giovani e stagionate, magre e robuste. 
Quel che conta sono le idee, il carisma, la voglia di fare, non le misure.
E scusate se è poco in questi tempi di escort, mignottocrazia, e donne sempre più ridotte ad oggetto nelle gerarchie sociali, aziendali e culturali.


MULTIMEDIA E MULTITASKING
Durante gli speech le mamme presenti ascoltano, prendono appunti sull'iPad, chiacchierano, allattano, twittano con le altre a due file di distanza, gestiscono le famiglie a distanza. 
Sì, perché alcune sono cui con figli e mariti, impegnati in uno strepitoso programma di attività sportive e ludiche. Altre, invece, vengono tempestate di chiamate a distanza dai mariti: "La bimba non riesce a fare la cacca e piange da un'ora? Ti faccio portare un clisterino...".  
Conforta sapere che presto sarà pronta SaveTheMom, una app che promette di condividere con i babbi il know how e la pianificazione materne, il vero viatico per la parità. Scherzando con l'ideatrice del progetto e la sua project manager, le bresciane Sara e Milo, butto lì che il pay off perfetto per il prodotto potrebbe essere "basta alibi: i mariti non potranno più dire di non sapere".
Per fortuna che a "Vivere semplice" ci insegna Sabrina, che, con tre figli ed un lavoro ha deciso che scegliere le priorità è meglio che cercare di fare tutto. Sicuramente la seguirò con attenzione sul blog e sulle pagine di Kids.




OLTRE ALLA CACCA C'E' DI PIU'.
Vi ricordate la canzone? "Siamo donne, oltre le gambe c'è di più".
Ora, leggenda vuole che le mamme tra loro parlino solo di cacche e pannolini. 
Ma quando mai? Se escludiamo le comunicazioni di ordine tecnico-logistico con le famiglie, io ho sentito parlare di progetti, di lancio di start up, di piani editoriali, di eventi, di app, di formazione, di piani editoriali. 
Quelle che il Corriere  dipinge un pò come sfigate ex-precarie, padroneggiano le tecnologie dell'informazione e le lingue straniere, twittano alla velocità della luce, dissertano delle differenze tra facebook e google+, hanno idee lucidissime sul mercato e sulla politica.
Le aziende, i media, gli sponsor ancora faticano ad afferrare il fenomeno. 
Per non dire che non hanno capito niente.

Le aziende guidate da vecchi obsoleti che non saprebbero sostenere mezza conversazione con queste giovani donne agguerrite. E però le hanno sbattute fuori dal mondo del lavoro, tenendosi magari degli incapaci con i testicoli, per evitare i costi delle maternità (e senza avere idea di  quanto questo costerà a loro e a noi tutti).
I media che, nel ridicolo tentativo di riaffermare il primato di TV e carta stampata, non perdono occasione per ridicolizzare chi in rete
vive, impara, conosce, lavora, ama, cresce. E non sa più che farsene dei mass media, perché i social media sono molto meglio.
Gli sponsor, che pur avendo fiutato con interesse questo target di opinion leader al femminile, fanno fatica a passare dal monologo al dialogo.
Un esempio? La prima delle presentazioni è proprio a cura dello sponsor, una nuova crema dolce spalmabile. La relatrice è capace, ma sbaglia completamente il taglio: che c'entra la merenda con il futuro delle mamme on-line? E chissenefrega della merenda, oggi?



WEB ADDICTED
E infatti la relatrice successiva, in arte Mammafelice, viene accolta con un'ovazione al suo esordio: "Mi chiamo Barbara, ho 35 anni e da 1,5 ore non mi collego a internet". 
Già, perché la rete da dipendenza.
Molte ammettono di essere drogate di Internet, ma nessuna intende disintossicarsi. Tutte le relatrici descrivono il web come uno strumento di incontro, di acquisizione di competenze, di realizzazione. Emblematica, ad esempio, la storia di Serena, di Genitoricrescono,
ricercatore di fisica disoccupato che, in Svezia, si è reinventata come esperta di web communication.
Certo, alla ventesima relazione, la storia "dopo il parto mi sentivo disperata e il web...bla bla" esce un pò dagli occhi. 
Vero, verissimo, lo abbiamo provato praticamente tutte, però non tutti gli interventi brillavano per idee straordinarie ed originali.
E allora niente di meglio che aspettare la merenda al desk di accoglienza parlando con Francesca, vecchia amicizia AEGEE, adesso esperta di comunicazione e di social media.
Si è fatto tardi, ma come resistere alle crepes ripiene della famosa crema di formaggio cioccolatoso? 


Non c'è malinconia nel salutare le nuove e vecchie amiche: perché ci saranno altre occasioni, e, soprattutto, sappiamo bene che la rete annulla le distanze.
E a volte, paradossalmente, si condivide più quotidianità con chi ti fa compagnia sul monitor che con gli amici "reali", così difficili da sentire e frequentare nei sincopati ritmi attuali.

Ma torno a casa arricchita di mille spunti, sorrisi, idee, indirizzi di siti e blog da scoprire.
In attesa del prossimo MomCamp!



PS A Iolanda va un enorme ringraziamento per essere stata l'anima della festa, e per l'eccellente organizzazione!

martedì 16 agosto 2011

Meet the blogger

Un'altra avrebbe detto: "Avvisami quando partite, che inizio a riordinare".
Lei, invece, mi ha chiesto un SMS di notifica della nostra partenza "così inizio la DERATTIZZAZIONE".
Lei è Chiara, conosciuta virtualmente un anno fa nella chat di Machedavvero 
(in cui io mi feci notare per la confessione di essere smutandata e di aver resistito alle avance del marito pur di non abbandonare il salotto virtuale).
Da qualche giorno Chiara non è più solo un'amica digitale, perché ho raccolto il suo invito e sono andata con tutta la famiglia a trovarla alla Casa di Heidi.




Una giornata super rilassante trai monti e il laghetto, tra un bagno e una battaglia dei nostri galletti maschi. Ed è stato subito come averli conosciuti da sempre, i Cialtrons, e soprattutto lei, Chiara.
Così easy-going, solare, con la sua ospitalità calda ma informale.

D'altra parte mi sono fin da subito trovata in sintonia con lei. 
Con i suoi post, con i suoi commenti, con il suo modo di pensare.
Cosa affatto scontata, perché il microcosmo delle blogging moms è punteggiato di personaggi molto diversi tra loro.

Volendo stilare una rozza fenomenologia della mater bloggans mi vengono in mente alcune categorie. Come ad esempio:

La fuoriclasse.
Di mestiere fa la giornalista o la scrittrice, e infatti  scrive con grazia e stile inconfondibili.
Si identifica in un personaggio di un film o di un telefilm.
Non ha meno di due-tre figli, che trascina con nonchalance in viaggi incredibili.
Il codazzo delle commentatrici adoranti è infinito. 
Ma, salvo qualche sporadica risposta ai commenti, la fuoriclasse non ha tempo o voglia per coltivare più di tanto le blog-amicizie.
E, se le avanza qualche notte libera, scrive un libro o lavora per una famosa trasmissione televisiva.

La creativa
La mater creativa scrive per condividere con il mondo le sue creazioni. Che si tratti di cucina, design, cake design, artigianato, scrap books, mei tai di design, filastrocche o lavoretti per i bambini, le stupende fotografie delle sue opere alimentano un database che spesso da origine a veri e propri portali, e attira per lo più altre creative. A volte trasforma la sua passione in un business, vendendo le sue opere o creando una sorta di testata. A volte si limita ad autocompiacersi dei momenti poetici della sua vita immortalata in deliziose cartoline contemplative e poetiche dal titolo "this moment". Le madri "normali" possono solo ammirare da lontano e attingere le idee più semplici da copiare (con risultati scarsini).

L'impegnata
La madre impegnata è una madre perennemente indignata, se non terribilmente arrabbiata. Per sublimare la sua incazzatura, non si limita a scrivere ma alimenta dei veri circoli di discussione su temi forti: la discriminazione delle donne, le buone pratiche di cooperazione femminile, lavoro e conciliazione, il degrado della scuola, coaching mammesco, ecc. In prima linea nelle manifestazioni neo-femministe di protesta politica, non disdegna, occasionalmente di spendersi per la prevenzione del cancro, per la sicurezza stradale dei bambini, contro l'abbandono dei cani in strada.
L'egocentrica.
Si lamenta di essere stressata. Perché i suoi figli non dormono e lei lavora a tempo pienissimo, tipo 12-16 ore al giorno. Ma poi di quelle 16 ore almeno 4 le passa ad esternare a reti unificate (stima per difetto considerando un post al giorno, commento ai commenti del post, annuncio del post su 6 social network, commento ai commenti sui 6 social network, partecipazione attiva a vari dibattiti sui blog altrui e, se capita, qualche forum). Twitta alla velocità della luce, per ogni post emette dieci comunicati stampa, si autocita. Il suo argomento preferito? Sé stessa e tutto ciò che la riguarda: cosa mangia, cosa compra, cosa legge, cosa si mette, talvolta i suoi figli, più spesso i suoi sponsor. Ma non scambiatela per edonista e disimpegnata: al contrario, lotta strenuamente contro le sue tentazioni di shopping compulsivo. E se proprio cede, lo confesserà in rete, pubblicando le foto della refurtiva.

La madre equo-solidale.
Salutista, vegan, biologica. La madre e.s. partorisce con lotus birth, porta i figli in fascia fino alla prima ernia del disco, li allatta a richiesta fino a che non possono acquistare legalmente alcolici, li spannolina a 3 mesi (e, se non ci riesce, sceglie solo pannolini lavabili). Non usa assorbenti ma coppette mestruali in silicone. Fa yoga e meditazione, applica il metodo Montessori (ma all'occorrenza anche Steiner va bene). Spesso ha lasciato la città e si è trasferita in una prateria. Via web, il suo contatto con la modernità, promuove uno stile di vita da amish e, talvolta, cerca di vendere manufatti o libri.

La varie ed eventuali.
E poi ci sono quelle come me, Chiara, e tante altre, le blogger non classificabili.
Non abbiamo sponsor, non organizziamo give-away, non pubblichiamo reportage artistici, non estorciamo voti per prestigiosi blog award, non abbiamo libri o app da vendere.
Qualche bollino in home page sì, ma con moderazione e autoironia (soprattutto se si tratta di premi o autocertificazioni di qualità).
Siamo sensibili a cause socio-ecologiche, abbiamo qualche sprazzo di creatività, ma i nostri post scaturiscono dalle nostre emozioni e dal nostro umore, non da un piano editoriale.
Scriviamo perché scrivere è terapeutico, condividiamo perché la condivisione fa sentire meno soli e più forti.

E, appena possibile, usciamo dai confini della blogsfera e ci incontriamo.
E, dopo la casa di Heidi, abbiamo già un nuovo appuntamento: il MOM Camp!