sabato 8 settembre 2012

Ribelle

Mi ero ripromessa di coltivare la leggerezza per affrontare la pesantezza del periodo.

Niente di meglio che andare con tutta la famiglia al cinema, spettacolo pomeridiano infrasettimanale, a vedere un film uscito da 24 ore: il nuovo cartone Disney-Pixar, "Ribelle".

-Ozzi fono ftata blava e allola la mamma mi polta al ZINEMA!
- Davvero! e cosa vai a vedere?
- LIBELLE! 

 
Non avrei potuto trovare titolo migliore per il battesimo cinematografico di Valentina, che si è emozionata tantissimo per l'impatto scenico multisensoriale della multisala. 


Ma le ci vorranno anni per poter apprezzare le implicazioni socio-culturali di questo film. 

Già, perché c'erano una volta le principesse più o meno addormentate che esprimevano la loro personalità cantando agli uccelli (no, non è una sottile metafora!) e facendo le pulizie, in modo coatto (Cenerentola) o su base volontaria (Biancaneve per sdebitarsi dell'ospitalità nanesca., Aurora nella casa delle fatine). Il loro obiettivo nella vita era sposare un principe con cui vivere feliciecontente. Per SEMPRE.
Poi arrivarono le principesse che osavano sfidare il volere paterno (la Sirenetta), ma, pur di sposare il 
principe erano comunque disposte a subire menomazioni fisiche.
Poi arrivò Belle, fanciulla non solo bella e buona, ma anche intellettuale e coraggiosa. Ma per poter accedere a una libreria principesca dovette sposarsi nientepopodimenoché una Bestia (o principe diversamente azzurro). 
Rapunzel vuole fuggire dalla torre e dai vincoli di un amore materno passivo-aggressivo, non per sposare un principe ma per inseguire un sogno.
Anche lei, però, finisce per realizzarsi sposandosi, per di più nemmeno con un principe ma con un pregiudicato (poi riabilitato come principe consorte).
Più o meno la stessa sorte toccata a Jasmine, scappata dal padre per poi impalmare Aladino.

Nei cinquant'anni intercorsi tra la prima e l'ultima di queste eroine cinematografiche, le donne hanno smesso di dare il meglio di sé solo attorno al focolare,  e sono diventate soldati, astronaute, presidenti. Sono più brillanti dei maschi negli studi e, secondo alcune ricerche, anche sul lavoro, nonostante le pesanti discriminazioni di cui sono oggetto in tutti i campi e in tutte le culture.

Eppure il messaggio trasmesso alle bambine ha continuato ad essere: sposati un buon partito e sei a posto. (E' questo il consiglio che le ragazze italiane si sono sentite rivolgere persino dal loro presidente del consiglio, a cui veniva chiesto come poteva sopravvivere una giovane e brillante precaria). 
E, piuttosto che restare single, sposati pure un bandito, ma sposati, per l'amor del cielo!
Merida, la rossa protagonista di "Ribelle" (il titolo originale è "The brave", ovvero "coraggiosa", ma in Italia, evidentemente, il confine tra bamboccione e anarchico-insurrezionalista è sottile), è la prima principessa disneyana che non aspira a sposarsi, ma solo a essere sé stessa. 

Merida non solo ha il coraggio di sfidare le convenzioni, scalare scogliere e sfidare i capi dei clan a tiro con l'arco, ma, nel corso della storia, ha il coraggio anche di riconoscere i propri limiti e assumersi le responsabilità dei propri errori cercando con tutte le forze di porvi rimedio. Nella storia, la parabola della sua maturazione, da adolescente egoista a giovane donna responsabilizzata. 
E finalmente libera di seguire le proprie aspirazioni.

Come ha scritto Wonder-Chiara di Machedavvero, è sorprendente, nel film, l'assenza di una storia d'amore: "...quasi un sollievo, uno scollarsi da un copione che vede il 'vissero felici e contenti' come morte naturale di qualsiasi storia coinvolga una ragazza."

Oltre alla straordinaria qualità dell'animazione e alla musica bellissima, mi ha stupito, inoltre, l'assoluta assenza di figure maschili di rilievo.

Nei vecchi film gli uomini erano o padri buoni (spesso morti prematuramente), cattivoni o principi bellocci a cavallo. Poi si sono aggiunti i delinquenti sexy o le bestie da redimere.

In Ribelle il cattivo è un orso, e i maschi sono una manica di bamboccioni brutti e piuttosto scemi, volgari, triviali e primitivi. Si salva il bonario bestione del re-papà, ma privato di qualsiasi autorità: i pantaloni in casa (per così dire) li porta senza dubbio l'inflessibile regina Elinor.

Se da un lato la buona notizia per le bambine è: "segui la tua strada, non devi sposarti un principe per essere felice", allo stesso tempo l'ammonimento è "...anche perché non ci sono più i principi di una volta".
O forse non ci sono mai stati?

2 commenti:

Pixel, Monsters&Co. ha detto...

Ciao, capito sul tuo blog per un tuo commento a Machedavvero?...
Avevo già apprezzato le riflessioni di Wonderland-Chiara e condivido molto la tua. In particolare anche io riflettevo su come mai in Italia se uno è "coraggioso" deve essere tradotto, e quindi contestualmente identificato, con un "ribelle"??? MI ha un po' infastidito sta cosa, salvo poi adorare il film. Sul blog di Wonder avevo puntualizzato la presenza del clan MacIntosh (consapevole della figura di Jobs alla Pixar) e confermo che secondo me anche quello è un po' una forma di marketing. La Disney ci fa sognare: ma... non è certo un'associazione benefica :) ;)
Per tutto il resto spero ci siano altrettante Merida in futuro, così quando giocherò a Barbie con mia nipote, lei non vorrà sempre conquistare il principe in barba ai miei suggerimenti di andare a ballare :)
...e soprattutto spero che nel prossimo cartone l'eroina scelga di rimanere se stessa, se vorrà (maritata o non) anche se il principe è un figo (effettivamente i principi di Brave erano 3 sfigatoni!!!!)
baci e buona lavoro, roberta

PAMEN ha detto...

grazie per il tuo commento...hai perfettamente ragione, c'è ancora della strada da fare, però pian pianino...:-)