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lunedì 21 maggio 2012

Prega per noi peccatori

Avrei potuto aspettarmi qualsiasi domanda. Sul sesso, sull'origine del mondo, sui massimi sistemi.
Ma non: "Mamma preghiamo insieme questa sera?".
E io credevo che spedirlo a catechismo con il suo papà fosse un'idea geniale. 
Sono rimasta senza parole.

Poi mi sono ricordata che da bambina mi piaceva pregare. 
Mi rassicurava e mi faceva sentire a posto con la coscienza. 
Non solo perché quel poco di catechismo e di chiesa cattolica che avevo frequentato mi avevano inculcato le prime forme di senso di colpa. Il fatto è che pregare era un pò come scrivere la lettera di S.Lucia: emozionante. Sarei stata ascoltata? Avrebbe funzionato?
Ma ero di sicuro troppo pudica e troppo adultina per chiedere ai miei genitori di pregare insieme. Mia mamma mi avrebbe probabilmente riso in faccia, mio papà forse si sarebbe prestato, ma con imbarazzo.
(D'altra parte i miei non mi hanno mai fatto pesare i mille accompagnamenti notturni dell'adolescenza tanto quanto la loro presenza al ritiro di preparazione alla mia Comunione.
Sacramento che avevo deciso di voler ricevere per mia iniziativa. Mia mamma la chiamava la mia "crisi mistica").    

Cosa ho risposto a mio figlio? Mi sono prestata.
Mi sono anche trattenuta dal commentare che pregare con la clessidra dei tre minuti attivata mi sembra proprio una gran cagata. "Cos'é, una gara di scioglilingua?" ho pensato. Ma lui ci teneva, un pò come dopo il corso di igiene orale ci teneva a spazzolarsi i denti per almeno due minuti. Di clessidra, ovviamente. 



Ha insistito per iniziare con l'Ave Maria. Prega per noi peccatori...

- Ma tu lo sai cosa sono i peccatori?
- Sì, quelli che fanno i peccati.
- E lo sai quali sono i tuoi peccati?
- Beh, ad esempio quando salto sul divano o non mi metto le ciabatte.
Oh povero piccolo chissà chi gli avrà inculcato QUESTI sensi di colpa!?! Hihihihi!

Poi l'ho convinto che una preghiera con parole nostre sarebbe stata ugualmente apprezzata ai piani alti. 
Lui ha voluto chiedere salute per tutta la famiglia (la mia mamma, il mio papà, la mia sorellina e i miei nonni). Ha chiesto esattamente quello che io desidero di più al mondo.
Poi è toccato a me. 
Mi sono balenati in mente i genitori di Brindisi, per la nipotina undicenne di A. che è in coma per un aneurisma, e le sei vittime del terremoto di stanotte. Ma poi ho chiesto che la preghiera di Ale venisse esaudita, e ho chiesto scusa per tutte le volte in cui smadonno dico parolacce e per quando ho poca pazienza con i miei bambini.
Pensate che mio figlio si sia addormentato soddisfatto?
Ovviamente no. Prima mi ha dovuto infilzare con LA domanda delle domande. 
No, "non come nascono i bambini?" (tema già affrontato con successo).
Nemmeno "tu credi in Dio?" (bisogna essere sinceri con i bambini e lo sarei stata).
Oh, no. 
Mi ha chiesto: "Ma Dio esiste?"

Quando parli in pubblico e dal pubblico qualcuno ti fa una domanda stronza bisogna sorridere con finta naturalezza, ringraziare per la domanda, e, velocemente, pensare a come aggirare l'ostacolo.
Ma quando un figlio fa una domanda come "Ma Dio esiste" a una madre che è più atea che agnostica?

Con il poco di lucidità rimasta dopo un week end di ozio e di vizi, ho pensato velocemente che non mi aveva chiesto cosa credevo io. Mi stava chiedendo una verità calata dall'alto.
- Beh, Dio esiste per tutti quelli che ci credono.
E lui, prontissimo: 
- Io credo in Dio, e anche in Gesù e anche in Santa Lucia! E ci crederò per sempre!!
BINGO! La risposta era quella giusta!

Bene, ora penserete che, a questo punto, il settenne soddisfatto dalla sua nuova certezza
mi abbia lasciato andare in pace a studiare il saggio di tango con suo padre?.
Ma nemmeno per sogno. Ha rincarato la dose dei domandoni.

- Mamma ma tu quando hai smesso di credere in Santa Lucia?
- Beh, sai, dei bambini a scuola dicevano che non esiste, e io mi sono fidata di loro e ho smesso di crederci. 
- E poi cosa è successo?
- Non è più venuta.
- Ma ora ci credi?
Grazie per la domanda, figlio! 
(Dopo cosa caz caspita mi chiederai, in che posizione sei stato concepito?)
- Ora ho visto che viene per voi bambini, quindi non ho più alcun dubbio.
- Però non è più venuta per te?
- Per me è troppo tardi perché non sono più bambina.
- Meno male che io sono ancora bambino.

Già, amore mio. Meno male. E ora buona notte, però, eh!

martedì 20 settembre 2011

Dalla colpa alla responsabilità.

20.9.11: S&P abbassa il rating dell'Italia e Berlusconi la accusa
di essersi fatta influenzare dall'opposizione e DAI MEDIA! 

Da 30 anni sono una consumatrice,
da 20 sono una elettrice,
da 14 anni lavoro nelle aziende,
da quasi 7 sono un genitore.

Se il cameriere si dimentica di portarmi le verdure grigliate si scusa? No, dà la colpa al cuoco.
Se il POS dell'ufficio postale non funziona l'impiegata si scusa per il disservizio?
No, mi guarda con odio e dà (implicitamente) la colpa a me e al mio bancomat.
Se il cliente chiama il fornitore per reclamare, il personale ringrazia della segnalazione e si fa in 4 per risolvere il problema? Assolutamente no, scatta la corsa al colpevole oppure (e il titolare è il primo a dare il buon esempio) il cliente è un rompicoglioni.
Se i dipendenti migliori se ne vanno? Che stronzi ingrati, non volevano farsi maltrattare gratis.
Se i clienti mi tradiscono? Quei bastardi dei concorrenti!
Se centinaia di preti sono pedofili, la Chiesa si scusa e risarcisce le vittime? Ma ci mancherebbe! Senza contare che è sempre quel cattivone del Demonio a metterci lo zampino, se i giornalisti stessero zitti non si creerebbe allarmismo inutile, no?
Se ho preso la multa? Colpa del vigile bastardo.
Se le strade traboccano di immondizia e i cassonetti di rifiuti riciclabili? Colpa della politica e della mafia.
Se i bambini sono obesi e sempre più depressi? Colpa della scuola, della società, dell'industria alimentare.
Se il divano è pieno di zampate lerce? Colpa di mia sorella/di mio fratello/del gatto.

E se il mio paese va a rotoli, chi lo governa da vent'anni può assumersene anche sono un briciolo di responsabilità? Domanda retorica. La colpa va, naturalmente, alla crisi ("imprevedibile" benché prevista da circa 20 anni), all'opposizione, alla sinistra illiberale che aumenta le tasse (!), alle toghe rosse, alle toghe corrotte, alla stampa internazionale di parte, alla culona inchiavabile della Merkel, e, da ultimo, ai media.
(E se a dirlo è il padrone di 3 televisioni e di un impero editoriale, capo di un Governo che finanzia gran parte della stampa e che ha ridotto la TV nazionale a un manipolo di sopravvissuti,  beh possiamo proprio fidarci. Che ingrati questi media!).

E se la smettessimo di cercare i colpevoli e ci assumessimo ognuno le sue responsabilità?

Responsabilità deriva da responsum-abilis e significa capacità di risposta.
Essere responsabili significa rendersi conto che ogni volta che miriamo con l'indice agli altri
stiamo puntando 3 dita contro noi stessi.
E noi, che risposta diamo?
E' facile vedere la pagliuzza nell'occhio del vicino, ma la trave nel nostro ci sfugge sempre.

Sono sempre più convinta che il genere umano si stia autodistruggendo proprio per l'incapacità di assumersi le proprie responsabilità.
Nei confronti della Terra, della natura, dei più deboli, dei figli, dell'umanità.

Dal Papa coperto di ermellino ai miei figli (passando per il nostro signor presidente del consiglio) tutti potremmo e dovremmo passare dallo scaricabarile facile al cercare di dare il buon esempio.

Ecco.
Se c'è una cosa che spero di voglio lasciare ai miei figli è l'idea che lo schifo del mondo è la sommatoria delle scelte sbagliate dei singoli, dei piccoli egoismi miopi.
Del menefreghismo individuale, familiare, condominiale.

Ogni voto, ogni goccia di acqua risparmiata, ogni sacchetto di rifiuti riciclati, ogni scontrino richiesto e anche il rispetto delle più piccole regole di convivenza conta qualcosa.
Perché, come diceva una mia vecchia conoscenza, "la somma fa il totale".

lunedì 17 gennaio 2011

Mai dire mai

Mi ritengo una persona abbastanza ferma, coerente, decisa.
Eppure la mia vita è costellata di piccole e grandi, inquietanti incoerenze.
Del tipo:

La matematica mi fa schifo.
- Ecco, avrei pensato di fare il liceo scientifico...

Decisamente per me ci vuole una facoltà umanistica.
- Beh tutto sommato Economia e Commercio è quella che fa per me.

Non mi sposerò mai.
- Amore, che bello, certo che ti sposo!

Non mi sposerò mai in chiesa.
- E' qui il corso di preparazione alla Santa Cresima?


Non sposerò mai un bresciano.
- Sì, lo voglio.

Non vivrò mai appiccicata alle famiglie di origine.
- Ecco, vi offro il mio terreno, costruite pure qui casa vostra in parte alla mia.
- Beh grazie! 

Non vestirò mai mia figlia di rosa.
- Grazie, questo scamiciato color confetto con giacchina coordinata è davvero bellissimo!

Non restringerò mai i miei orizzonti culturali a pappe e cacche.
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- Click.

Non smetterò mai di viaggiare.
- Amore guarda che carino questo villaggio a Jesolo!

Non scenderò a compromessi e ricatti coi figli per il cibo.
- Se finisci tutto ti dò l'ovettokinder!

Non accetterò più di fare regali su commissione.
- Ecco quello che ho comprato per i bambini. Qui c'è lo scontrino.

Non mi candiderò più come rappresentante genitori.
- Daiii, fallo TU, lo fai COSI' bene!
- OK.


L'ultima della serie?

Non mi correrò mai a scaldare biberon di notte, quando c'è la comoda tetta!
Ore 3.15. - Amore, non piangere, la tetta è rotta, sì. Ma se vuoi il latte la mamma ti porta subito il biberon da ciucciare, ok?

Però essere flessibili e versatili è una qualità altrettanto importante dell'essere sempre fedeli a se stessi. Vero?


mercoledì 28 luglio 2010

La processione

Le strade decorate con gli anelli di carta colorata.
Le campane suonano a festa.
Nella stradina davanti a casa nostra un gruppetto ogni anno sempre più sparuto di persone
porta a spasso la Madonna, per ringraziarla di aver salvato i concittadini dalla peste svariate centinaia di anni fa.
Un evento sempre di grande attualità.
Alessandro è incuriosito dal vociare in strada e dai miei commenti,
mentre i bravi cristiani procedono con i loro lumini in mano.
- Ecco, vedi, questa è la processione.
- Mamma, ma non ci sono PECORE come avevi detto tu!