mercoledì 6 ottobre 2010

La NON comunicazione e le mamme blogger

Quando frequentavo gli autobus cittadini, assistevo, quotidianamente,
a degli esempi fantastici di NON comunicazione.
Vecchietta A: - Buongiorno signora, come sta?
Vecchietta B: - Ah male! Col mio solito mal di schie...
Vecchietta A: - Ah, guardi, non me ne parli!!!! A me hanno trovato TRE erine al disco, e poi ho il POLISTIROLO alto, e poi BLA BLA BLA (seguiva elenco di 25 disavventure tremende, acciacchi, ingiustizie subite dal sistema sanitario nazionale, problemi, negatività assortite).

Schematizzando:
B: io io io
A: io io io
In teoria comunicazione (dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe) non è mera trasmissione di informazioni, ma interrelazione, influenzamento reciproco, partecipazione, dialogo.

Nella prassi quotidiana,  comunicare equivale spesso a estrinsecare le proprie emozioni, esperienze e idee
vomitandole sul prossimo.
In particolare nella comunicazione femminile, la comunicazione assolve alla funzione di alleggerimento 
dei propri fardelli interiori, che vengono ribaltati - sotto forma per lo più di lamento- su qualcun altro: amiche, madri, lettrici di blog, il social network, il marito.
Niente paura per questi soggetti: nella maggior parte dei casi sono addestrati e impermeabili,
e reagiscono rendendo pan per focaccia. Niente dialogo, ma due o più monologhi.
(Quando il soggetto coinvolto nell'esternazione delle lamentele è il marito esistono diverse controindicazioni, ma questo è un altro discorso.)

Le mamme blogger non fanno eccezione.
Salvo qualche sporadico tentativo di coinvolgere il proprio pubblico
con dei pericolosi tentativi di sondaggio ("Voi che ne pensate?", immancabilmente seguiti da una valanga di commenti che finiscono fuori tema dopo il terzo intervento), la maggior parte delle blogger 
(me compresa), esterna dal suo Speaker's corner, senza troppo curarsi di  interagire o interessare l'audience. 
Ma, d'altra parte, l'audience, di solito apprezza la blogger di riferimento soprattutto nella misura in cui si identifica o rispecchia nelle sue avventure e disavventure. Per cui, i commenti, lungi da essere degli interessanti contributi alla discussione, finiscono spesso per essere un coro belante di "Io".
Proprio come i bambini dell'asilo: ("Guarda io che bravo! Guarda io che bua grossa!").

Perché per affermare la nostra esistenza sulla terra dobbiamo assicurarci di godere di sufficienti dosi di altrui attenzione. Abbiamo bisogno di essere ascoltati, capiti, compatiti come dell'aria e dell'acqua.

Ad esempio.
Una mamma sul blog o su un forum racconta che la figlia ha 42 di febbre, tosse, focolai di broncopolmonite e il cagotto per i troppi farmaci. Cosa risponderanno in coro le lettrici?
- Mi dispiace, auguri?
- Un abbraccio solidale?
Macché.
-Ah, guarda, Matteo stamattina febbre a 38.6, con tosse, tosse, tosse: domani dal pediatra di corsa.

6 commenti:

Unknown ha detto...

Sai che invece io la trovo una bella forma di comunicazione? Insomma a cosa mi serve sentirmi dire AUGURI? L'esperienza di un'altra mamma, se non altro, fa sentire meno sole...
Le vecchiette, invece, sono proprio un'altra storia. Appena ti incontrano ti fanno l'anamnesi dal 1988 ad oggi...ahahah

PAMEN ha detto...

Beh, sicuramente alla fine è utile il confronto, soprattutto se richiesto. Mi ricordo, ad es. la rassegna delle esperienze in tema di allattamento.

Ma, d'altro canto, è davvero così interessante che ogni mamma tiri fuori la rassegna i malanni dei suoi nani?
A volte trovo i commenti davvero noiosi e lagnosi (quelli dei blog altrui, ovviamente ehehehe), e mi astengo se non ho nulla da aggiungere.

Cmq non volevo essere polemica: solo riflettere sui meccanismi della (non) comunicazione :-)

Chiara ha detto...

Hai ragionissima Pamen! Infatti anch'IO nel MIO blog.... No scherzo! Però hai notato che più esagerata è la "disgrazia" (febbri, tristezze, distacchi...) più numerosi sono i commenti? E sempre maggiore il grado di sfighe condivise nei commenti?
A parte gli scherzi, sono d'accordo con Bismama, io mi "nutro" delle esperienze delle altre mamme, ti danno un senso (anche se falsato magari) di empatia che adoro.

PAMEN ha detto...

Si, Chiara, ma IO.... :-)

Il mio dubbio è proprio: fin dove arriva l'empatia
e dove inizia il bisogno di essere protagonisti con storie il più sfigate possibili?

Perché non fa (quasi) mai notizia la felicità?

Perché l'ascolto è spesso frettoloso mentre
inspiriamo pronti per vomitare i nostri IO?

Sia chiaro che questi errori sicuramente li faccio pure io, eh...
semplicemente sono in vena di interrogativi filosofici!! :-)

PAMEN ha detto...

COMMENTO DI MIA MAMMA

hehehehehehe!!!Ma non ci hai pensato che a volte è meglio fare pena che svegliare l'invidia??Pensa se la mamma ti rispondesse:"Ah,il mio Matteo non ha MAI niente!!"(A parte il fatto che dovrebbe essere fatto di marmo di Botticino(il Matteo)invece che una creatura piccola, non ti girerebbero 1po?

Perchè A ME giravano,quando voi ne avevate sempre una!Per voi in primo luogo e per ME perchè a volte non ne potevo più!
Lo psichanalista si prende fior di quattrini per "ascoltare"(mica ti dà le soluzioni!)E tuti noi (tutti)abbiamo cosi bisogni di essere ascoltati(e!)e avendo per lo più come interlocutori i mariti....!

Hai ragione cara,da vendere!Come va il ginocchio?Perchè il mio polistirolo è cosi' cosi'...hahahah!Baci!

Mammabradipo ha detto...

In effetti hai ragione sui meccanismi della non comunicazione e sui monologhi a due o più, forse oggi si parla più per sfogarsi che per essere realmente ascoltati, ed i blog sono un esempio lampante! in fondo non sappiamo neanche se qualcuno mai leggerà ciò che scriviamo, ma il solo gesto di farlo ci fa sentire meglio!...così sarà anche per le vecchiette sul tram...sono il pre-noi: loro sul tram, noi sul pc!