venerdì 16 settembre 2011

Il muro di gomma

Uno penserebbe che al tempo dei social network, delle intercettazioni, del web che risucchia ogni riga da noi pubblicata la privacy sia inesistente e che tutti possano facilmente sapere i cavoli di tutti gli altri.


E invece no.
Esiste ancora un tempio della privacy, protetto da un muro di reticenza e da un sostanziale No comment perenne.  Si tratta della scuola di mio figlio.


Il primo giorno non ci ha raccontato nulla e vabbeh, tanto per mezz'ora c'eravamo pure noi.
Il secondo giorno si è lamentato perché non conosceva nessuno e nessuno giocava con lui ed era meglio stare in classe che uscire a ricreazione.
Il terzo giorno ha esultato perché a ricreazione era stato cooptato da un amichetto di seconda e aveva giocato con i suoi amici a raccogliere le ghiande della quercia.
Il quarto giorno ha decretato che si stava meglio a scuola che all'asilo. Per via della quercia delle ghiande.
Il quinto giorno ha affermato di aver stretto amicizia con il compagno di banco dal nome non meglio specificato. "Ma come, siete amici e non sai il suo nome?". "Non gliel'ho chiesto".

Ogni giorno il mio primogenito si infila lo zaino, sparisce inghiottito in quello che ho scoperto chiamarsi "plesso scolastico", dove trascorre quattro ore intento in non meglio specificate attività.
Di cui non so niente. Non ho un orario, non so che maestre si alternano al suo cospetto, nessun quaderno o libro esce dal plesso scolastico. E nessuna indiscrezione trapela dal seienne.
Ci ho provato con le domande aperte: "Cosa avete fatto oggi di bello?". Risposta: "Niente".
Ci ho provato con le domande chiuse: "Avete disegnato, oggi?". Risposta. "No".
Ci ho provato con le domande a risposta multipla: "Avete avuto italiano o matematica?". Risposta. "Nessuna delle due".
Ci ho provato con le maestre: "Tutto bene?" (lo so, la domanda è generica, ma mica potevo chiedere "Potete farmi un resoconto di che cazzo fate chiuse in classe con mio figlio 30 ore a settimana, per cortesia?"). Risposta: "Bene, bene! Arrivederci".
Ci ho provato frugando ogni giorno inutilmente nel quaderno degli avvisi, sempre inesorabilmente vuoto.

Ora. Giuro che non sono ansiosa. Un pochetto control freak, OK. 
Il fatto è che la reportistica quotidiana dal pianeta Scuola, che già aveva subito un crollo dal Nido ("Ha mangiato tre pezzetti di pollo, ha saltato i pomodori, la cacca era molle e color senape, abbiamo colorato, ha giocato con Davide e siamo usciti in giardino, ha dormito sul fianco destro") alla Materna ("Oggi ha fatto inglese"), si è improvvisamente azzerata, proprio mentre cercavo di ricostruirmi dei punti di riferimento.

No, non ditemi che per scoprire che cosa succede alla scuola di mio figlio devo candidarmi 'n'altra volta come rappresentante. 
O corrompere le bidelle. 
O offrirmi di rifare il sito della scuola.
O offrirmi come volontaria controllo mensa. 
O incatenarmi dalla preside.
O fare una interrogazione parlamentare (beh sarà mica meno interessante per il futuro del paese di quanto e se la Arcuri l'ha data via, no?)
O aspettare che mio figlio abbia un profilo FB da spiare abusivamente (prima però deve imparare a scrivere!).
O accettare che lui abbia la sua vita, che mi riguarda sempre di meno?!!!!!!!

Mi resta un inquietante interrogativo. 
Cosa intendevano le insegnanti alla riunione puntualizzando che per loro il dialogo con la famiglia è molto importante? 







7 commenti:

monica - pontitibetani ha detto...

idee scemiserie

A. non chiedere nulla ma raccontare ogni sera della fantasticomica giornata lavorativa di mamma e papà (del tipo in amore vince chi fugge).
adattato al contesto si adatta anche le maestre (orripilate in egual misura da mamma interessate come quelle disinteressate, un giusto mezzo di disnteresse schifato potrebbe attrarle).

B. il pargolo è maschio .... pare che il genere si comporti con un certo mutismo. ingaggialo durante una battaglia a cuscinate sul lettone, o di solletico .. l'approccio corporeo e di gioco fa la differenza: potrebbe svelare molte cose.

C. chiedi alle mamme (che saggiamente ti farai amiche), delle sue compagna di classe, ti sveleranno ogni dettaglio: Trucco consolidato e già usato da una mia amica con figlio maschio.

D. il sito della scuola? un idea geniale. sia perchè svecchierebbe le scuole dal digital divide, sia perchè accederesti a miliardi di informzioni salvando un sacco di altre madri nelle stesse condizioni. (io ho attaccato la questione immolandomi come psicomotrcista ... che significherà un ora con 25 bimbi in una manciata di metri quadri ;).

Pensieri sparsi più seriosi.

La figlia grande (13 anni) si è fatta progressivamente mutacica, reticente. Oppure ci vuole un cavatappi per aprire spiragli, e parla quando è davvero in crisi. Ultimamente funziona se il mio compagno fa da spartiacque, se racconta lui qualche episodio della sua adolescenza) allora si apre di più ...

Forse (mi sono detta) ha bisogno di prender distanze da mamma per capire come se la cava da sola .....
:)
monica

desian ha detto...

Firmato: desian. Così, per togliersi subito il pensiero. :)
Scherzi a parte, non so sia una questione di genere maschio/femmina, propendo invece più per una questione di "carattere": entrambi i nostri pargoli, una ragazzina e un ragazzino, racconterebbero molto poco della loro vita scolastica. Una chiave di lettura, per farla breve visto che Monica ha già detto molte cose vere e condivisibili, è quella di condividere con loro il loro stesso mondo: finché siamo genitori/educatori/investigatori mi pare che la vivano come un'intrusione. Se invece partecipiamo al loro mondo come una conversazione (intendo non usando domande), lo scambio ci apre le prospettive che volevamo: allora raccontano, commentano, condividono appunto. Ma c'è anche bisogno che prima loro riescano a strutturare il loro mondo, solo dopo (se saremo stati attenti a captare un qualche gancio) potremo entrare nella conversazione, come se fossimo, entrambi, noi e loro, adulti.
E, infine, piacere di averti scoperto.

Mammabradipo ha detto...

Bene, ho trovato una che mi capisce!!!! Siamo messi uguale anche noi...

ero Lucy ha detto...

Ma che ridere questo post!! Un piccolo Riina insomma :D mi hai fatto ricordare che quando andavo a scuola, un pò più grande di tuo figlio, mischiavo sempre le acque: "che hai fatto oggi?" "Marcella è caduta, Paolo ha risposto male alla maestra, Piero è stato interrogato, Anna si è lasciata col fidanzato". Raccontavo i fatti di tutti senza svelare i miei. Poi sono diventata psicologa :DDD

Anonimo ha detto...

Ho 42 anni ma ricordo quando mia mamma mi faceva le stesse domande. E io davo le stesse risposte, ossia nulla. Ricordo bene che rispondevo in questo modo per vari motivi:
- pensavo che effettivamente non fosse successo nulla da raccontare
- le sue domande ormai facevano parte di una routine monotona
- cosa vuoi che le interessi o che capisca, sicuramente lo chiede proforma
- non voglio raccontarle nulla di me, non voglio farla entrare nelle mie faccende (questo solo una volta arrivata all'adolescenza)

in altre parole, dalle elementari in poi (cioè sempre) non le ho mai raccontat o nulla. se sapeva qualcosa, lo veniva a sapere dagli insegnanti.
Però devo dire anche che non ci sono mai stati particolari problemi per dovermi rivolgere a lei in qualche modo. Solamente volevo uno spazio per me, un'area nella quale i genitori non entravano.

Alice

Anonimo ha detto...

una precisazione: quello che intendevo dire è che forse lui semplicemente pensa che non ci sia nulla da raccontare. Finchè non racconta nulla vuol dire che va tutto bene. Se ci saranno dei problemi sicuramente parlerà, come ha già fatto i primi giorni quando non si trovava bene.
La vita privata nella quale i genitori non c'entrano verrà dopo, ora mi pare un po presto.

Alice

Irene ha detto...

Da quando abbiamo iniziato a riempire i bambini con le nostre domande senza sosta? Cosa hai mangiato? vuoi questo o quello? che avete fatto oggi? ...e via di questo passo. Beh...mi pare che il post, molto simpatico e interessante, in fondo parli di come, di fronte ad un'assenza di dialogo fra gli adulti, si rischi di "penalizzare" i bambini con il nostro bisogno di sapere o forse solo semplicemente di conoscere.
Sostengo con forza da anni che devono essere gli adulti a trovare modi e strategie per farlo (anche senza cadere nelle trappole dei vari ricatti elencati nel post). Detto questo, lascerei in pace i bambini, il loro bisogno di non essere continuamente invasi dalle domande o di raccontare cose, anche per noi adulti, non semplici.
Forse perchè non mi piace raccontare quello che faccio nella mia giornata quando torno a casa, non posso che essere solidale con tutti i bambini e i ragazzini silenti!!