martedì 23 agosto 2011

Ali e radici.

E' che non riesco a togliermi dalla mente questo momento:

E questa casa, che non c'è più:


E le altre persone che non ci sono più. (Anche se ce ne sono delle nuove).


E quell'ultima passeggiata:

E' per questo che parto per Praga con il nodo alla gola.
Lo stesso nodo alla gola che avevo quando scattavo quest'ultima istantanea dell'aeroporto, al decollo.

Perché sapevo che era l'ultima volta che vedevo mio nonno.

Sono passati quattro anni dall'ultimo saluto, davanti all'hotel Beranek.
Diciassette mesi dalla sua morte.
Ma è un lutto che non aveva ancora avuto la sua celebrazione e che era stato vissuto da ognuno di noi in modo separato, addirittura con l'oceano di mezzo.

Adesso torniamo, insieme, a Praga. Forse la città che amo di più al mondo.
E con noi c'è anche Valentina.
Portiamo il futuro con noi a salutare il passato.
Perché la scusa del viaggio è una cerimonia di saluto a chi non è più qui.
Ma in realtà sarà bello esserci ancora una volta insieme, io, i miei genitori e mio fratello, dopo non so quanti anni (quindici? diciotto?). E, insieme a noi, la mia nuova famiglia.

Vado a seppellire (anche se solo metaforicamente) un pezzo importante della mia infanzia.
Le lunghe estati in un mondo diverso, a cui ripenso ora con struggente nostalgia.
I mille ricordi: le passeggiate, il fiume, la metro. I suoi dolci. Lei.
Lei che non ha una tomba.
Fra poco saranno cenere nel vento e nell'erba, insieme.
Tornano uniti dopo la penosa sopravvivenza terrena di lui a lei. Dieci anni di non vita.

L'amore per i miei nonni era ogni volta da riallacciare.
All'inizio eravamo arrugginiti, un pò spaesati.
Ma poi i bambini e i vecchi si riuniscono nei riti.
La minestra con gli spaghettini, il vestito da sposa della mamma, la banana, i biscottini, i pigiami in regalo.
E ci scioglievamo. Tornavamo a parlare la stessa lingua, a condividere pasti, momenti, esperienze.
I giochi e i libri da riscoprire. Vecernicek. Le gite, le giostre, il pozzo.
In sottofondo i fiumi di racconti in arretrato con cui mia mamma e mia nonna cercavano di colmare la lontananza di tanti mesi.
E poi arrivava quel momento.
Quando le loro mani che si sbracciavano sparivano dietro all'angolo.

(Ecco, se ho avuto un trauma nella mia infanzia è stato quello.
Io non sopporto gli addii. Anche se sono degli arrivederci, io odio gli addii.
Ed è un trauma che ho continuato a sublimare con vari  amori a distanza, in occasione delle rotture affettive di varia natura, persino ogni volta che abbraccio alcuni dei miei più cari amici, che, guarda caso, sono lontani. Per me anche salutare le maestre di asilo dei miei figli l'ultimo giorno di scuola
è rivivere quel trauma.
Ed è un trauma che ho cercato di evitare ai miei figli.).


Ali e radici



la mia anima divisa a metà
Sai che un giorno o l'altro
lo sai che partirò
non mi chieder quando
perchè questo non lo so. (Eros Ramazzotti).


Ali e radici.
Quelle radici mi sono pesate finché ho spiccato il volo. 
E adesso che ho le ali...torno alle mie radici. 

Una cosa è certa. A Praga continuerò a tornare. 
Quel nodo in gola si attenuerà, anche se i ricordi, gli odori, i suoni resteranno vivissimi nella mia mente
Ci saranno altri modi, altre scoperte, altre libertà per godere della sua magia.

E adesso andiamo. 
Ci aspettano nuovi odori, nuovi suoni. E nuovi ricordi. 


1 commento:

Daniela Nedelcu ha detto...

commovente...

I ricordi ci arricchiscono pur nel loro dolore.

Poi, il ritrovamento di una terra che hai dentro, da una sensazione unica come il ritorno dentro un sogno che poi andando via di nuovo coincide con il risveglio alla vita quotidiana, rimanendo però segnati dai rapporti con chi non c'è più, più di quanto dai rapporti con coloro che lasci andando via.