domenica 5 settembre 2010

Settembre, andiamo.

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.



Nei miei ultimi 30 anni di vita, settembre è sempre stato un mese di rinascita, di emozioni. Di migrazioni e di cambiamenti.
Per tutti gli anni della scuola il mio settembre era segnato dalla fine della lunga noia d'agosto e dall'eccitazione dei preparativi per la scuola. Da animale profondamente sociale e da brava scolara, a scuola sono sempre tornata volentieri. Diligentemente sniffavo e ricoprivo i libri nuovi. Sverginavo il mitico diario, un facebook ante-litteram, teatro di dediche e tramini tra compagni. 
Nel periodo dell'università, subito dopo gli esami d'inizio settembre, iniziava una fitta programmazione sociale: amici, morosi, feste, palestra, corsi su corsi, dal disegno al latino americano, dal volontariato ospedaliero all'educazione alimentare. Settembre era segnato dai buoni propositi che sarebbero stati dimenticati entro Halloween: stare a dieta, studiare un pò per volta per evitare le maratone pre-esame, allenarsi di più, spendere di meno. Iniziavano gli anni più intensi ed edonisti della mia gioventù. 
Nel settembre dei miei 24 anni partii per il mio lungo soggiorno-stage in Turchia. Lasciavo a casa l'infanzia, le comodità e una madre disperata a piangere tutte le sue lacrime (con la scusa dei funerali di Lady Diana). 
Nel settembre dell'anno dopo tornai definitivamente dalla Turchia, abbandonando sul Bosforo un fidanzato turco e l'ansia di dover dimostrare qualcosa a mai madre (e al mondo). Giusto in tempo per laurearmi brillantemente e dimostrare a mio padre che fin lì non avevo (solo) cazzeggiato.
Nel settembre successivo tiravo le somme del mio primo anno di lavoro, che, grazie ai buoni guadagni e al molto tempo libero mi aveva permesso di condurre un'esistenza frenetica e sfrenata di cazzeggio gaudente (finalmente privo di sensi di colpa!), fatto di viaggi, amici, associazioni internazionali. Quel mese pensai che mi sarebbe piaciuto avere una storia seria, ma conclusi che non poteva esistere un uomo compatibile con le mie aspirazioni. Senza sapere che, di lì a pochi giorni avrei incontrato quello che sarebbe diventato l'uomo della mia vita.
Tre settembri dopo, promisi solennemente a quell'uomo di amarlo e di essergli fedele per tutta la vita. E lo feci esattamente come avevo giurato di non fare: chiesa, abito bianco, 111 invitati. Ero pazza di felicità e nulla mi pareva abbastanza per celebrare in modo trionfale il nostro amore e quello che mi sembrava un punto di arrivo.
Nel settembre di quattro anni fa, iniziai a vivere il mese del "back to school" da un nuovo punto di vista: quello della mamma. E da allora, ogni primo giorno di scuola è un pò anche il mio. Solo che non sono più l'interprete principale, ma l'attrice non protagonista. Quella che sta dietro le quinte: iscrive, scarrozza, compra, porta, partecipa, saluta, sbircia e poi si lascia alle spalle il cancello della scuola, a volte con il nodo alla gola.
Indimenticabile il groviglio di emozioni dei primi giorni di nido: il mio cucciolo uno "scolaro"! Finalmente ero LIBERA! Avevo 5 lunghissime ore senza mio figlio aggrappato addosso! Potevo tornare a lavorare un numero decente di ore! Yuppi! Ma perché, allora, piangevo lacrime copiose? Perché ogni separazione era straziante e il pensiero di "come stava" non mi abbandonava mai?  

Settembre 2010. Fa ancora caldo ma il calendario è implacabile. Sacchetti, bavagli e salviette sono pronti. 
Domani il mio bambino inizia il suo ultimo anno di scuola materna. 
Un ultimo anno di totale spensieratezza, anche se le difficoltà ci sono a tutte le età, e anche il mio ometto deve affrontare le sue. Sempre più secco e alto, sempre più arguto e assetato di esperienze e di stimoli. "Mamma, non voglio crescere" mi ha detto questa sera, il mio piccolo Peter Pan. Non ho potuto fare a meno di narrargli tutti gli infiniti privilegi di chi è grande, stendendo un pietoso velo su tutte le ben più infinite fregature. "Ma io cosa farò da grande?" mi ha chiesto. "Quello che ti renderà felice", ho risposto, proponendo una rosa di professioni prestigiose, da brava mamma. Il dottore, l'ingegnere, lo scienziato..."Io voglio essere un papà. Un papà che gioca con il suo bambino", mi ha risposto, trasmettendomi tutta la gioia di avere un padre che gli si dedica e che gioca con lui senza risparmiarsi, e tornando magicamente bambino.
Domani la mia bambina inizia il suo primo anno di asilo nido. 
Non sono più (e non sarò mai più) mamma di un bambino neonato. Basta tetta selvaggia, basta infinite giornate a sua disposizione, basta salti mortali per poter lavorare in pace, per poter fare la spesa, per poter stare da sola almeno al cesso. Dopo due lunghissimi mesi di totale dedizione estiva ai figli ho atteso questa svolta come una boccata di ossigeno. Ma, avvicinandosi la data fatidica, è successo un piccolo miracolo. La nana stalker protovelina in una settimana è come sbocciata. Ha acquistato la stazione eretta e ha iniziato a camminare, ora dopo ora sempre più sciolta. Cammina con le mani sollevate, per proteggersi dai continui capitomboli, e con una luce magica negli occhi. Lo sguardo orgoglioso di chi non si capacita di quanto è bravo, di quanto è grande. Cammina sorridendo, si nasconde dietro un muro e poi spunta fuori facendo BUH. Ride giuliva come per dire: Vedi, mamma, come sono brava? Vedi come mi diverto? Mi sembra all'improvviso più felice, più simpatica. Si sono annullati i pianti capricciosi e stizziti, va a letto senza storie, dorme senza interruzione. E, quando si sveglia non piange più, ma chiama "Mamma!" ininterrottamente finché non mi vede comparire e mi saluta con un sorriso a 10 denti. Sembra proprio pronta per spiccare il suo primo, piccolo volo. 
Dannata ambivalenza materna! Perché non posso semplicemente essere felice ed emozionata pregustandomi i cambiamenti dei prossimi giorni?  Perché se da un lato sono sollevata...dall'altro non posso fare a meno di provare inquietudine e un pò di malinconia?
Mi rimbombano in testa gli auguri dello zio Bob, che, quando diventai mamma mi scrisse:
Benvenuti nel treno dei genitori!
ATTENZIONE!  E' un treno VELOCISSIMO; non si ferma quasi mai e da' pochissimo tempo  per guardarsi indietro. Quindi non vi distraete troppo, ma guardate bene dal finestrino il paesaggio che cambia cosi' 
velocemente e senza ripetersi mai.







1 commento:

Chiara ha detto...

Che bel post, mi sono molto emozionata. Settembre poi è un mese così evocativo...
Oggi ho lasciato il mio bimbo al nido dopo quasi 2 mesi e non vedevo l'ora, ma anch'io ho avuto un groppo in gola... e domani che sarà di me, che comincia anche la piccola?