Care Maestre dei miei figli.
Mentre impacchetto le ultime cose per il mare, il pensiero vola all'anno trascorso.
Un anno densissimo di impegni, di sfide, anche di emozioni, di cambiamenti, di conquiste.
Da settembre a giugno, ogni giorno, i miei figli hanno trascorso con voi maestre quasi più tempo
che con me.
E mai un solo giorno, nemmeno una volta, se ne sono lamentati.
Dall'inizio alla fine sono venuti volentieri, con il sorriso.
Il grande ha spiccato il volo: dopo cinque anni di asili vari è diventato uno scolaro.
Ha imparato un sacco di cose nuove, ha stretto nuove amicizie e consolidato antiche conoscenze,
si è innamorato e si è sinceramente affezionato alle sue insegnanti.
Tanto che, dopo pochi giorni dell'orribile e mal gestito CRE del Comune, mi ha confessato la sua nostalgia per i suoi compagni e per le sue maestre, soprattutto per la maestra Anna, che ha lasciato un segno profondo nonostante le sue assenze per malattia. (Anzi, probabilmente anche grazie a quelle assenze: perché a sette anni sei già in grado di esercitare il tuo senso critico e a fare il confronto tra la tua maestra e quella esaurita di supplente che suona il fischietto in classe senza riuscire comunque a farsi ascoltare).
La piccola ha trascorso un anno bellissimo: cavalli, fattorie, piscine di palline, le sue amichette del cuore, le recite, mille giochi e mille avventure. E ha voluto davvero bene alle sue Maeftle, la Maeftla Matta (=Marta) e la Maeflta Olnella (=Ornella).
Ha voluto bene, perché a tre anni conta solo l'oggi, e a settembre quando le incontrerà farà forse la timida, e questo anno di nido farà sempre parte di lei, ma lei non se ne ricorderà.
Il passato sarà passato. Per lei, ma non per me.
Io mi porto nel cuore tutte le maestre dei miei figli.
E anche se sto imparando a gestire le mie psico-paranoie con gli addii, salutando la fine di ogni ciclo scolastico con meno magoni, sono giorni che penso che non sono riuscita a salutare Marta e Ornella.
E siccome faccio tanto la spavalda, ma in fondo sono una patetica dal cuore di burro, l'idea di non aver salutato Marta e Ornella mi dispiace.
Mi dispiace rendermi conto che, forse, ho inconsciamente eluso gli addii.
Perché mi commuove l'idea che ho chiuso con gli asili nidi.
Perché odio gli addii, ve l'ho già detto.
E perché Marta e Ornella mi mancheranno.
Perché Marta e Ornella mi hanno regalato tanta tranquillità, mi hanno insegnato tante cose dei miei figli.
Ma mi commuove anche l'idea che dopo tanti, tantissimi anni di lavoro, di questo lavoro, si possa avere ancora l'entusiasmo per inventare, sperimentare, innovare.
Coccolare, parlare, ascoltare, insegnare, cantare, saltare, decorare, accogliere, educare, accompagnare. E poi ricominciare tutto da capo, dopo un anno o dopo un ciclo.
E allora, Ornella (che forse sbircerai ancora il mio blog) e Anna (che forse inviterò sul mio blog),
voglio dirvelo così, protetta dalla scrittura ma anche in modo pubblico e plateale.
Voglio dirvi quanto vi ringrazio, quanto vi stimo, quanto vi apprezzo.
Perché dopo trent'anni e passa avreste anche ragione ad essere un pò stanche e un pò stufe.
Ma, se lo siete, non si vede minimamente.
Siete professioniste instancabili, ma, soprattutto, donne che fanno il loro lavoro con amore.
E quando il tuo lavoro ha a che fare con persone, soprattutto persone piccole,
la passione fa la differenza. Lascia il segno, si incide nel DNA.
Quindi grazie.
A Ornella, a Marta, ad Anna, alle sue colleghe, e a tutti gli insegnanti che, in questo paese votato al suicidio morale, culturale e demografico, sono i veri eroi quotidiani.
Sottopagati, sottostimati ma, comunque, impegnati in una delle poche missioni per cui valga la pena di impegnarsi: la trasmissione di valori, conoscenze, idee, educazione ed emozioni.
Buone vacanze, care Maestre!
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